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Autor: News AutOrg.anizzazione Stud.entesca BO
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Betreff: [autorgstudbo] Atlantide è uno spazio comune,non (del) Comune
Atlantide è uno spazio comune, non (del) Comune

Il Comune di Bologna ed il Quartiere Santo Stefano, con una lettera
inviata ieri, hanno intimato alle realtà che lo rendono vivo di
lasciare subito il Cassero di porta Santo Stefano, altrimenti scatterà
losgombero. Ancora una volta, a suon di burocrazia e retorica
legalitaria, chi amministra questa città vorrebbe annullare i progetti
sociali, culturali e politici di chi sceglie la strada
dell'autorganizzazione e dell'autogestione.

Condividiamo il comunicato con cui i collettivi di Atlantide hanno
risposto alle minacce delle istituzioni ed esprimiamo loro la nostra
solidarietà. Atlantide resta dov'è!

Vag61 - Spazio libero autogestito

Link: http://vag61.noblogs.org/post/2014/04/02/lo-sgombero-non-e-un-pesce-daprile-atlantide-e-uno-spazio-comune-non-del-comune/#more-7155

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Atlantide è uno spazio comune, non (del) Comune

Oggi, sulle sponde di Atlantide, è stato rinvenuto uno sgradevole
pesce d'aprile e purtroppo non è affatto uno scherzo. Comune e
Quartiere, attraverso una lettera, già anonimamente annunciata a mezzo
stampa, ci intimano di andarcene entro quindici giorni, dopo quindici
anni di vita in quel posto. Si tratta, in realtà, di uno scarno
mandato politico per lo sgombero che sarà un reparto antisommossa ad
eseguire.

"In difetto della riconsegna dell'immobile entro i suddetti termini -
recita infatti il pesce d'aprile - sarà emesso a vostro carico ai
sensi degli artt. 823 e ss. del c.c. ordine in via di autotutela di
immediato sgombero". Si tratta dello stesso articolo del codice
utilizzato anche per i beni confiscati alla mafia, la cui finalità è
quella di reintegrare la collettività nel godimento di un bene.

Eppure, Atlantide è già da sempre un bene collettivo.

Non solo stanno di fatto riducendo la nostra (r)esistenza a un
problema di "ordine pubblico", ma attraverso la retorica formale della
legalità tentano persino di toglierci le parole per definirci. Insieme
al danno, del resto, arriva sempre la beffa.

Quando Atlantide è entrata nel Cassero di Porta Santo Stefano nel
1997, il piano terra era vuoto e inutilizzato da diversi anni. Fino al
1993 c'era la sede di una storica sezione del PSI, la sezione
"Bentini", inaugurata nel 1945 da Francesco Zanardi. Ma non si è
trattato di "riqualificazione", bensì di riappropriazione diretta,
attraverso la pratica dell'occupazione.

Atlantide non ha alcun debito, nè materiale nè simbolico, con il
Comune, né con altri tipi di istituzione. Non abbiamo mai ricevuto né
richiesto finanziamenti pubblici, né privati.

Al contrario, abbiamo utilizzato la nostra sede per finanziare altri
progetti sociali, culturali e politici in cui credevamo. Non era
sussidiarietà, è invece promozione della soggettivazione politica e
del sostegno all'autodeterminazione dei soggetti con cui siamo in
relazione.

Atlantide vive da più di quindici anni solo ed esclusivamente grazie
all'impegno collettivo. Ma questo impegno non si chiama volontariato,
si chiama autogestione. I legami sociali e politici che abbiamo
costruito in questi anni sono tanti, saldi e forti, ma non sono
rubricabili come "associazionismo", perché sono il frutto
dell'autorganizzazione.

Atlantide non è uno spazio pubblico in senso statuale, né uno spazio
privato regolato dalle leggi del profitto. Atlantide è uno spazio
comune e non (del) Comune. Un luogo di condivisione, che ha come
fulcro la materialità delle vite, in un processo continuo e aperto di
incontro, confronto, di rinegoziazione continua delle regole della
con-vivenza sociale nello spazio di autogoverno che ci siamo date.

Per questo abbiamo deciso di sciogliere le associazioni con cui
avevamo firmato la convenzione nel 2008, Donnedimondo, Lo Spazio ed
Eccentrica. Per questo aderiamo al progetto di Comitato per la
promozione e la tutela delle esperienze sociali di autogestione,
lanciato da XM24 e raccolto da diversi spazi sociali, singolarità e
realtà autorganizzate cittadine.

Non è più tempo di camuffare le nostre esperienze di autogestione e
autorganizzazione iscrivendole in un registro. Non è più tempo per la
"normalità" delle convenzioni.

Non è più tempo di permettere che ci mettano a(l) bando.

E' il tempo di rivendicare a viso aperto tutto l'orgoglio per la
nostra diversità.

Atlantide resta dov'è.

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