[Forumlucca] L'Europa prossima ventura, quella che ci attend…

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Auteur: Aldo Zanchetta
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À: forumlucca, forumvalleserchio
Sujet: [Forumlucca] L'Europa prossima ventura, quella che ci attende
La cosa è stata schivata fino a ieri dai giornali italiani ma per gli
addetti ai lavori è nota da qualche tempo. Ma non fatelo sapere ai diretti
interessati prima delle elezioni europee



Bruno Amoroso però ce la aveva anticipata con chiarezza a Capannori
l’ottobre scorso… ricordano gli allora presenti? Tspira una brutta aria…



Aldo Z.



Gli undici taglieggiatori

Leonardo Mazzei

E' in arrivo la maxi-tassa per l'Europa: mille euro all'anno per persona per
vent'anni
L'ultimo mostro targato UE: il Debt Redemption Fund (Fondo di Redenzione del
Debito)


Altro che le buffonate del berluschino fiorentino! Altro che l'altra Europa
dei sinistrati dalla vista corta! E' in arrivo sul binario n° 20 (anni) un
trenino carico di tasse targate Europa. Ma come!? E le riduzioni dell'Irpef
dell'emulo del Berluska? Roba per le urne, che le cose serie verranno subito
dopo.

Di cosa si tratta è presto detto. Tutti avranno notato lo strano silenzio
della politica italiana sul Fiscal Compact, quasi che se lo fossero
scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell'ultimo minuto,
un po' come avvenne al momento dell'ingresso nell'eurozona per i famosi
parametri di Maastricht.

Ma mentre i politicanti italiani fingono che le priorità siano altre, a
Bruxelles c'è chi lavora alacremente per dare al Fiscal Compact una forma
attuativa precisa quanto atroce. Anche in questo caso, come in quello
dell'italica Spending Review, sono all'opera gli "esperti": undici
tecnocrati di provata fede liberista, guidati dall'ex governatrice della
banca centrale austriaca, la signora Gertrude Trumpel-Gugerell. Entro marzo,
costoro dovranno presentare al presidente della Commissione UE, Barroso, le
proprie proposte operative. Poi arriverà la decisione politica,
presumibilmente dopo il voto degli europei che di quel che si sta preparando
niente devono sapere, specie se sono cittadini degli stati dell'Europa
mediterranea.

Sul lavoro di questi undici taglieggiatori erano già uscite delle
indiscrezioni. Ma ora che la scadenza si avvicina i rumors si fanno più
precisi. Ed anche la stampa italiana, dopo le balle a iosa sui "successi" di
Renzi a Berlino, comincia a scrivere qualcosa. Ha iniziato ieri l'altro Il
Foglio, con il titolo «Dare soldi, vedere cammello. L'Ue fruga nelle nostre
tasche». Ha proseguito ieri il Corriere della Sera che, quasi a voler
bilanciare il trionfalismo filo-governativo, ha titolato: «I nuovi vincoli e
quelle illusioni sul "fiscal compact"».

E bravo, per una volta, il titolista del Corriere: sul Fiscal Compact sembra
proprio che sia arrivato il momento di abbandonare le illusioni.
Naturalmente, per chi ce le aveva. Che non è il nostro caso.

Ma quale sarà la proposta degli undici, una strana squadra di calcio dove
l'Italia, quasi fosse estranea al problema, non è neppure rappresentata?
Stando a quanto scrivono i due giornali italiani la proposta sarà incentrata
su tre punti: Debt Redemption Fund, Eurobond, Tassa per l'Europa (anche se
loro, ovviamente, non la chiameranno così).

Partiamo dal nuovo Fondo che si vorrebbe istituire, Debt Redemption Fund
(DRF) secondo i più, European Redemption Fund (ERF) secondo altri, ma il
nome non cambia la sostanza. In questo Fondo verrebbero fatti confluire i
debiti di ogni Stato che eccedono il 60% in rapporto al pil. Per l'Italia,
ad oggi circa 1.100 miliardi di euro.

Oh bella! Che si sia finalmente trovato il modo di mutualizzare il debito,
come sperano gli euro-entusiasti e gli euro-speranzosi di
centro-sinistra-destra? A farlo credere ci sono pure gli Eurobond, che a
quel punto verrebbero emessi per far fronte alla massa del debito cumulata
nel nuovo Fondo. Dunque anche i tassi di interesse della quota del debito
italiano andrebbero a scendere. Una vera pacchia, se non fosse per la
clausola che dovrebbe garantire - in automatico - l'azzeramento del debito
assorbito dal Fondo in un periodo di vent'anni.

Come funzionerebbe questa clausola? Secondo i due giornali citati, con un
prelievo diretto da parte del Fondo su una quota delle entrate fiscali di
ciascun stato debitore. Così, giusto per non rischiare. Leggere per credere.

Scrive ad esempio Antonio Pilati su Il Foglio: «In realtà l’idea degli
esperti è a doppio taglio e la seconda lama fa molto male all’Italia: è
infatti previsto che dal gettito fiscale degli stati partecipanti si attui
ogni anno un prelievo automatico pari a 1/20 del debito apportato al Fondo.
Nel progetto, le risorse raccolte dal fisco nazionale passano in via
diretta, tagliando fuori le autorità degli stati debitori, alle casse del
Fondo. Si tratta di un passaggio cruciale e drammatico tanto nella sostanza
quanto – e ancora di più – nella forma».

E così pure Riccardo Puglisi sul Corriere della Sera: «L'aspetto gravoso per
l'Italia è che la commissione sta anche pensando ad un prelievo automatico
annuo dalle entrate fiscali di ciascuno stato per un importo pari ad un
ventesimo del debito pubblico trasferito al fondo stesso. Il rientro verso
il 60 percento avverrebbe in modo meccanico, forse con un eccesso di
cessione di sovranità».

«Forse con un eccesso di cessione di sovranità», impagabile Corriere! Adesso
non possiamo sapere con esattezza come andrà a finire, ed è probabile che la
patata bollente verrà affrontata solo dopo le elezioni europee. Ma la
direzione di marcia è chiara. La linea dell'austerity non solo non è
cambiata, ma ci si appresta ad un suo drammatico rilancio, del resto in
perfetta coerenza con i contenuti del Fiscal Compact, noti ormai da due
anni.

Per l'Italia si tratterebbe di un prelievo forzoso - in automatico, appunto
- di 55 miliardi di euro all'anno per vent'anni. Cioè, per parafrase lo
spaccone di Palazzo Chigi, di mille euro a persona (compresi vecchi e
bambini) all'anno, per vent'anni. Per una famiglia media di tre persone,
60mila euro di tasse da versare all'Europa.

Naturalmente si può dubitare che si possa arrivare a tanto. Ma sta di fatto
che questa è l'ipotesi sulla quale l'Unione Europea - quella vera, non
quella immaginata a forza di Spinelli - sta lavorando. Magari questa ipotesi
estrema verrà limata ed abbellita, ma il punto di partenza è questo. E
sinceramente non ci sembra neppure così strano, considerata sia la natura
oligarchica dell'UE, che il dominio incontrastato della Germania al suo
interno.

E' la logica del sistema dell'euro e della distruzione di ogni sovranità
degli stati che in questo sistema sono destinati a soccombere. Tra questi il
più importante è l'Italia. E forse sarà proprio nel nostro paese che si
svolgerà la battaglia decisiva.

Ma ora, per favore, che nessuno venga a dire che non si conoscono i termini
del problema. Il sistema dell'euro, tanto antidemocratico quanto
antipopolare, procede imperterrito per la sua strada. Le classi popolari
hanno davanti 20 anni (venti) di stenti, miseria e disoccupazione. O ci si
batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o
sarà inutile - peggio, ipocrita - venire a lamentarsi della catastrofe
sociale che ci attende.

Lo diciamo ormai da anni, ma il poco encomiabile lavoro degli undici esperti
(vedi la scheda in fondo all'articolo per capire chi sono davvero questi
taglieggiatori), ha almeno il merito di togliere ogni ragionevole dubbio.
Gli eurocrati non si fidano proprio dei singoli stati, dunque basta con i
vincoli da rispettare e/o sanzionare. Meglio, molto meglio, mettere
direttamente le mani nel gettito fiscale di ogni stato da "redimere". Questa
è la novità. Ed è una novità che si commenta da sola.

PS - Che ieri, in questo quadro, il presidente del consiglio abbia definito
anacronistico il parametro del 3% nel rapporto debito/pil può solo far
sorridere. Anacronistico? Probabilmente sì, ma per l'UE esattamente nel
senso opposto a quel che Renzi vorrebbe. Per lorsignori il vincolo del 3% è
acqua fresca, ben presto il Fiscal Compact esigerà vincoli ben più
stringenti: questa volta non semplici percentuali, sulle quali magari
discutere, bensì denaro sonante attinto direttamente con una ben definita
Tassa per l'Europa.

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SCHEDA

Chi sono gli undici taglieggiatori:
Gertrude Tumpel-Gugerell - Ex banchiera centrale austriaca, famosa per le
operazioni speculative che misero in difficoltà la banca, è ora nel CdA di
Commerzbank.

Agnés Bénassy-Quéré - Economista e docente presso diverse università
francesi, ha lavorato al ministero delle finanze di Parigi.

Vitor Bento - Ex banchiere centrale del Portogallo, vicino al Partito
Socialdemocratico di quel paese (centrodestra).

Graham Bishop - Consulente finanziario di altissimo livello, ultraliberista
della prima ora, è stato membro influente della commissione che, negli anni
'90, preparò il passaggio all'euro.

Claudia Buch - Tedesca su posizioni liberiste. Esperta di mercati
finanziari.

Leonardus Lex Hoogduin - Economista olandese, è stato advisor della Banca
dei Regolamenti Internazionali.

Jan Mazak - Giudice slovacco. E' stato avvocato generale presso la Corte
europea di giustizia di Lussemburgo.

Belén Romana - Ex direttore del Tesoro spagnolo, attualmente amministratore
delegato della Sareb, la "bad bank" cui sono stati conferiti gli asset
tossici del settore immobiliare iberico.

Ingrida Simonyte - Ex ministro delle finanze della Lituania

Vesa Vihriala - Membro dell'Associazione degli industriali finlandesi
(poteva mancare la Finlandia?), ex advisor di Olli Rehn.

Beatrice Weder di Mauro - Questa economista, che ha lavorato in passato per
il Fondo Monetario Internazionale, è oggi nel board della ThyssenKrupp ed in
quello di Hoffman-La Roche.