On Wed, 2014-02-26 at 09:06 +0100, blicero@??? wrote:
> On Wed, Feb 26, 2014 at 08:38:43AM +0100, ɣęƈƞą wrote:
...
> > Se del resto mai si volesse provare a definire un modello di minaccia di un
> > utente non speciale, e magari misurare la sua esposizione [1] penso che
> > quel tipo di riflessione sia abbastanza nuova.
> >
> > Una buona fonte di ispirazione puo' essere questo articolo:
> > http://www.slate.com/blogs/future_tense/2014/02/14/threat_modeling_and_finding_the_right_level_of_online_privacy_for_you.html
> >
> > lo scopo sarebbe: dividi la tua vita in sfere sociali, dividiti i profili
> > di navigazione, comunicazione, file storage, privilegi delle app dove
> > possibile, etc. partendo da questo punto, ottieni sia di poter scorrelare i
> > vari aspetti della tua vita, sia di poter proteggere quello che ti è più
> > sensibile senza rendere tutte le tue interazioni intermediate da un layer
> > di sicurezza troppo oneroso come tempi/attenzione/click/blocchi
> >
>
> Ciao Vecna,
> ovviamente la compartimentazione è un approccio possibile e caldeggiato (almeno
> da me, dato che è quello che uso il più possibile), però non è così banale né
> facilmente implementabile soprattutto se le cose che fai hanno a che fare con la
> vita reale/materiale e non solo con il mondo virtuale.
> Penso che bisogna porsi oltre al problema politico (giustamente) di chi è dietro
> determinati strumenti e perché sono implicitamente una forma di
> commercializzazione e di sottrazione di privacy e di "personalità", il problema
> di come sviluppare ambiti e strumenti che consentano di proteggersi e di
> riattaccare in forma tutelata.
> Pensando al mondo reale: non basta crearsi le proprie isole felici, perché
> spesso queste sopravvivono solo fino a che non sono notate o "attenzionate" dai
> nemici. Occorre difenderle proattivamente.
Parole sante. Ed il fatto che anche persone del livello e della
competenza di
Vecna cadano in questi trappoloni la dice lunga sulla loro
insidiosita'.