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Auteur: Antonio Bruno
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Sujet: [NuovoLab] “Decrescita felice” la ricetta del filosofo per Genova

L’economista francese a Palazzo Ducale per l’anteprima de “La Storia in piazza”
Serge Latouche
“Decrescita felice” la ricetta del filosofo per Genova

RAFFAELE NIRI


«IL VOSTRO sindaco può fare un sacco di cose, magari prendendo esempio da Detroit. Più trasporti pubblici, zero cemento, grandi spazi verdi, orti pubblici, in una formula “agricoltura in città”, da due milioni a settecentomila abitanti. Ricordo che si parlava di una Genova da un milione di abitanti, ora siete seicentomila scarsi».

«È evidente che qualcosa debba essere rivisto, anche da chi non è fautore della “decrescita felice”».

Figuriamoci, poi, se a parlare è la “Decrescita Felice” fatta persona, cioè il professor Serge Latouche — 74 anni, economista e filosofo francese — che martedì terrà una Lectio magistralis a Palazzo Ducale (alle 17.45) su Cibo e parsimonia alimentare.
La conferenza — anteprima della Storia in piazza (dal 10 aprile al Ducale), quest’anno dedicata al tema dell’alimentazione — sarà un’occasione per parlare di alimentazione, nell’ottica della “Teoria della Decrescita”, cioè il “progetto per uscire dalla società attuale e dalle sue distorsioni”. Lo schema è semplice: la società contemporanea è “distorta” dallo sfruttamento dell’uomo, della natura e delle sue risorse. Tutto è finalizzato a questa estrazione di valore ed alla corsa continua ad ampliarlo. Ma questa crescita, per Latouche “non è più possibile e non è neppure auspicabile: il nostro pianeta non può sopportare più altra crescita”, siamo giunti al punto di non ritorno.
I temi sono due, professore: alimentazione e futuro della città.
La sua visita a Genova sta elettrizzando i molti estimatori — tra i quali il sindaco, Marco Doria — della sua teoria sulla “Decrescita felice”.
«Partiamo dal cibo. In questo caso la decrescita non va presa alla lettera. Si tratta di mangiare diversamente, non di mangiare meno e fare la fame. Non è che mangiamo troppo, semplicemente l’impatto ecologico di ciò che mangiamo è molto forte. Mi spiego:
tradizionalmente la mucca mangia erba. Oggi mangia farina di soja. Per produrla, in Brasile, si bruciano le foreste, la farina di soja fa diecimila chilometri, le mucche diventano pazze e chi le mangia obeso e con un colesterolo fuori da ogni controllo. Io mi batto contro un’agricoltura produttivista, che usa imballaggi inutili, congelatori giganteschi — Il risultato di questo modello è di 300 miliardi di tonnellate di cibo sprecato nel mondo».
Come se ne esce, professore?
«Per esempio col modello “Slow food” di Carlo Petrini. Cibo a chilometri zero, stagionale, con più sapore. Ritrovare il gusto della buona cucina e penso al più grande di tutti, Pellegrino Artusi. Per esempio, mangiando meno carne. Per esempio trovando una soluzione concreta all’incredibile spreco dei supermercati e di quello, indotto, dei nostri surgelatori,
che riempiamo e poi vuotiamo sistematicamente, buttando il venti per cento di quanto acquistiamo».
Il nostro sindaco, Marco Doria, si è schierato apertamente col movimento della “Decrescita felice”. Le aree smesse e da dismettere, in città, non mancano. Ha qualche consiglio da dargli?
«È molto difficile il passaggio da un modello di crescita ad una società decrescente. Ma bisogna capire che quel vecchio modello è finito, non si riprenderà mai. Bisogna sapersi riorganizzare, ma non è impossibile. Prima citavo Detroit. Le industrie sono fallite? Ebbene quei terreni sono diventati giardini, orti. E la “slow city”, la città lenta, non è certo una bestemmia. È stato dimostrato che una città di 60/70 mila abitanti può essere autonoma, in termini di energia, cibo, vivibilità».
Per tornare a Doria?
«Può cacciare le macchine ed esaltare i trasporti pubblici. Può giovarsi di quell’equilibrio unico che ha Genova, il mare e subito dietro le montagne. Può sviluppare il rapporto città-campagna, aiutando i cittadini ad “inventare” orti ovunque. Non servono molti soldi, ma occorre ridare la parola al popolo, sviluppare il buonsenso dei cittadini. Del resto — lo dico con una battuta — l’innalzamento del livello del mare può dare a Genova la rivincita sulla sua nemica storica, Venezia. Non si tratta di teoria: il mare si sta innalzando. Genova ha un progetto per restare viva?».