[NuovoLab] Il prezzo del Terzo Valico

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Szerző: Antonio Bruno
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Espropri, la mediazione di Tursi “Abbiamo fatto alzare i rimborsi”
Bernini: necessario trattare per evitare conflitti
Il prezzo del Terzo Valico

GIULIA DESTEFANIS MARCO PREVE


L’ORATORIO di una parrocchia, quella di Pontedecimo, che finisce sotto il viadotto della sopraelevata, con i piloni piantati nel cortile. E il parroco che in cambio riceve ben 1 milione di indennizzo. La vicenda di don Paolo Micheli, che
Repubblicaha
raccontato ieri, è l’occasione per fare il punto della rivoluzione che sta investendo la Valpolcevera, nel nome degli espropri per il Terzo Valico e per le opere di compensazione.
«Quello è un caso estremo, perché l’oratorio è un punto di riferimento civico, e la cifra deve permettere di proseguire l’offerta sociale, ristrutturare gli spazi e risarcire la parrocchia», spiega il vicesindaco e assessore all’Urbanistica di Genova, Stefano Bernini. Ma le contrattazioni sugli indennizzi in cui il Comune è intervenuto al fianco dei proprietari sono molte di più. Trentadue le case e 30 i terreni già espropriati nella valle, 3 i contenziosi in corso,
e decine le pratiche che stanno per aprirsi per altre opere compensative. Le storie partono nell’estate 2012. «Cociv, il costruttore, mandò i decreti di esproprio intimando l’abbandono delle proprietà in poco tempo, e con indennizzi bassi, di 0,50 euro a metro quadro – spiega Paolo Arvigo dell’Ufficio espropri del Comune – Ci siamo resi conto che bisognava mediare, per evitare conflitti».
Così Tursi ha chiesto alla Prefettura di annullare i decreti, attivando e partecipando alle trattative. «Abbiamo incontrato i proprietari – spiega– e siamo arrivati a strappare a Cociv cifre ragionevoli. In più, se il proprietario vive nella casa espropriata, ha diritto per legge regionale a 42 mila euro, che vanno all’inquilino nel caso di alloggio affittato». Dunque, prezzi alti (con soldi pubblici) per le terre del Terzo valico, «ma è giusto così, bisogna ripagare il disagio – aggiunge Bernini – Siamo anche riusciti a imporre a Cociv espropri non previsti ma in terreni danneggiati dai cantieri, dove quindi era doveroso risarcire i proprietari».
Fronte Cociv arrivano spiegazioni ma non i dati. Il direttore generale del Consorzio l’ingegner Pietropaolo Marcheselli sul caso della parrocchia di Pontedecimo chiarisce: «La cifra in assoluto è alta ma impatto e disagi sono notevoli. Il parroco dovrà trasferire in un’altra ala l’asilo, perché quello attuale sarà troppo vicino alla nuova strada che servirà per effettuare il trasporto dei materiali per l’opera. Inoltre tutta l’area dell’oratorio dovrà subire una nuova configurazione degli spazi, insomma grossi cambiamenti e disagi che andavano
risarciti». I comitati No Tav sostengono che Cociv sarebbe di manica larga con gli espropri per addomesticare la protesta: «Non è vero ribatte Marcheselli - I risarcimenti sono quelli previsti da parametri ufficiali. Certo che i valori hanno una forbice e di fronte a persone che sono costrette a lasciare la loro casa o cedere un terreno coltivato dobbiamo riconoscere
un disagio che va oltre l’aspetto materiale».
Quando si chiede agli altri uffici Cociv di conoscere i numeri degli espropri e l’ammontare delle somme già impiegate le risposte diventano surreali. «Non possiamo fornire indicazioni sui soldi spesi - spiega un portavoce - perché i dati potrebbero essere manipolati». Da chi e come resta
un mistero, tanto più che il denaro pagato per gli espropri è pubblico e quindi la trasparenza dovrebbe essere massima.
Quanto al numero degli espropri: «Ci dicono dagli uffici tecnici che siamo a buon punto, l’80% è chiuso». Quanti sono in totale? «Mi spiace ma questo non lo sappiamo
».
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Il capogruppo della Federazione della Sinistra, da sempre in battaglia contro i maxi cantieri
Antonio Bruno, una vita in trincea “Soldi sprecati mentre si taglia”

NADIA CAMPINI


«LA REGIONE non ha problemi a trovare i soldi per dare gli indennizzi ai cittadini espropriati dalle grandi infrastrutture, ma per il trasporto pubblico locale non trova neanche i due milioni di euro necessari a non tagliare le linee per Ovada».
Antonio Bruno, consigliere comunale capogruppo della
Federazione della sinistra, è sempre stato il più critico rispetto alla necessità di realizzare nuove infrastrutture, contrario non solo alla gronda, che trova molto tiepido anche il sindaco Marco Doria, ma pure al terzo valico. «Per andare da Genova a Milano in meno di un’ora è sufficiente ammodernare le linee esistenti — dice — non è necessario pensare a nuove opere faraoniche».
Il terzo valico serve ad incrementare l’uso della ferrovia,
cosa c’è di male?
«C’è di male che intanto le due gallerie dove passeranno i treni non si sa se verranno mai costruite, perché ad oggi i fondi per quella parte di lavoro non ci sono. Il rischio è quindi che si
aprano i cantieri, si spendano tanti soldi per non ottenere nulla. E comunque mettiamo le cose in chiaro, si parla tanto di Genova-Milano, la realtà è che qui si spendono sei miliardi per andare da Fegino a Tortona, sei
miliardi dei quali quattro e mezzo non ci sono ancora».
Ma se non si fa nulla Genova rischia di essere sempre più isolata.
«La verità è che basterebbe ammodernare le linee esistenti,
finire la Pontremolese, ammodernare la linea da Savona e tre linee dietro Genova, due sui Giovi e una per Ovda, eliminando il collo di bottiglia che c’è nell’intersezione tra la Torino-Piacenza e la Milano-Genova».
Se non serve il terzo valico, almeno la gronda serve?
«Meno che mai. Il terzo valico almeno è sulla direttrice Nord-Sud, la gronda invece va da Est ad Ovest, a parte il fatto
che a questo punto nemmeno le Autostrade vogliono più farla. Invece vedo che la Regione continua a insistere. Qui c’è un vero e proprio problema di arretratezza culturale, dove prevale il paradigma del Novecento secondo il quale con le grandi opere si rilancia l’economia, invece quello di cui ha bisogno davvero l’Italia è la manutenzione del territorio e investimenti sul trasporto pubblico locale».