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Aihe: [nuovopci] Il mimo che fa il verso al capo, conta meno del capo!


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Comunicato CC 4/2014 - 28 gennaio 2014

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IL MIMO CHE FA IL VERSO AL CAPO, CONTA MENO DEL CAPO!

Può anche darsi che Matteo Renzi pensi veramente di essere lui a
dirigere Silvio Berlusconi oppure di riuscire a prendere nei vertici
della Repubblica Pontificia (RP) il posto che Berlusconi per anni ha
occupato e ancora occupa. Ma Renzi è solo a capo di un
partito-coalizione che da più di venti anni rincorre il partito di
Berlusconi, cercando di dimostrare di essere più capace della banda
Berlusconi di attuare e imporre alle masse popolari il programma comune
della borghesia imperialista: l'eliminazione delle conquiste di civiltà
e di benessere e dei diritti delle masse popolari, la privatizzazione
delle imprese e dei servizi pubblici, la sottomissione delle istituzioni
politiche al capitale finanziario. Ora con Renzi il PD ha trovato un
capo che scimmiotta anche il modo di fare di Berlusconi, lo copia, ma
non basta per prendere il suo posto o per dirigerlo. Vale per Renzi
rispetto a Berlusconi, quello che vale per il PD rispetto a Forza
Italia: l'originale prevale sulla copia, nella corsa alla reazione è la
destra estrema che guida e trascina la destra moderata. Berlusconi tesse
il canovaccio giocando sui contrasti in seno alla Comunità
Internazionale (CI) dei gruppi imperialisti europei, americani e
sionisti e ricattando i gruppi e i personaggi dei vertici della RP (da
Napolitano al cardinal Ruini) che all'inizio degli anni '90 hanno
collaborato alla sua ascesa tramite una serie di attentati terroristici
da referente politico nazionale della Mafia e delle altre Organizzazioni
Criminali a capo del governo.

Una reale rottura nella destra borghese può nascere solo o dall'acuirsi
delle contraddizioni in senso alla CI (in particolare tra USA e UE) o
dalla crescita nel nostro paese del Nuovo Potere, cioè nell'immediato
dalla crescita del movimento per la costituzione del Governo di Blocco
Popolare [7]. Oggi quello che conta, se guardiamo alla politica reale
dei vertici della RP, non è quindi la relazione Berlusconi-Renzi, ma la
loro opera comune. Quanto al teatrino della politica borghese, da venti
anni in qua i suoi attori recitano con il partito di Berlusconi che
traccia il canovaccio, il PD (quale che fosse il nome che via via si è
dato) che lo rincorre, i satelliti del primo e le frazioni esterne del
secondo che ricoprono i ruoli di comparse complementari. Solo il
successo del M5S alle elezioni del 24 febbraio di quasi un anno fa ha
rotto _in una certa misura_ il quadro: in quale misura l'ha rotto, è
ancora oggetto della lotta di classe.

La legge elettorale che la coppia Berlusconi-Renzi ha siglato il 18
gennaio è certo diretta contro le masse popolari: le allontana ancora
più perfino dal teatrino della politica borghese. Il suo obiettivo non è
che il Parlamento rappresenti meglio la popolazione ed elegga il
manovratore. Il suo obiettivo è la governabilità: eliminare chi disturba
il manovratore che è nominato dai vertici della Repubblica Pontificia e
dalla UE o dalla CI.

Ma in realtà la partecipazione delle masse popolari alla politica
borghese si è sostanzialmente esaurita con l'esaurimento della prima
ondata della rivoluzione proletaria. Oggi la nuova legge elettorale è
quindi principalmente il tentativo di rafforzare la governabilità
ponendo argini alla disgregazione dell'amministrazione statale e del
teatrino della politica borghese, dove l'appropriazione privata della
ricchezza rincorre e oltrepassa ogni regolamentazione legale e cresce a
livelli tali da non essere compensata dalla comune sottomissione alle
istituzioni dell'UE e della CI.

La crisi generale del capitalismo rende l'Italia ingovernabile dai
vertici della Repubblica Pontificia, ma è solo un caso particolare, è la
forma in cui si presenta nel nostro paese il fatto che la crisi generale
del capitalismo rende il mondo ingovernabile dalla borghesia
imperialista: la CI domina ancora il mondo ma il capitale finanziario
strozza l'economia reale capitalista e questa non può fare a meno del
capitale finanziario, quindi lo stato di guerra si estende a un numero
crescente di paesi.

Chi spera di trovare, chi cerca una via d'uscita dal vortice della crisi
del capitalismo tramite le istituzioni della Repubblica Pontificia, di
fronte alla legge elettorale siglata il 18 gennaio da Berlusconi-Renzi
contro i partiti e i personaggi minori del regime si dispera, come si
dispera di fronte al Testo Unico sulla Rappresentanza sottoscritto il 10
gennaio da Camusso-Bonanni-Angeletti contro i delegati e sindacalisti
combattivi e contro gli operai avanzati.

Ma disperarsi non serve, chi si dispera lascia via libera alla reazione.
Noi comunisti conosciamo le buone ragioni per non disperarsi. Dobbiamo
propagandarle e farle valere, trasformarle in linea d'azione. Cambiare
il corso delle cose è possibile: dipende da noi.

Ogni misura reazionaria ha due facce opposte e quale prevalga dipende da
noi: DA UNA PARTE conferma che le forze reazionarie ancora predominano e
conducono ancora loro il gioco, sono infatti responsabili del corso
catastrofico delle cose (la tigre è una tigre vera, morde e uccide);
DALL’ALTRA è efficace solo se le forze rivoluzionarie non sanno
arruolare o comunque far lavorare nella direzione giusta i gruppi e gli
individui che la misura reazionaria esclude dalla partecipazione al
teatrino della politica borghese in un caso e dalla partecipazione ai
sindacati di regime nell'altro (la tigre è una tigre di carta, i
reazionari si danno la zappa sui piedi).

Si approfondisce quindi la discriminante tra DA UNA PARTE chi resta
ancorato alla linea che ogni trasformazione passa attraverso le
istituzioni della Repubblica Pontificia o le istituzioni dell'UE,
sgomita per entrare nelle istituzioni della RP e dell'UE o comunque non
vede per sé stesso altro ruolo che premere su quelle istituzioni,
rivendicare e protestare per indurle a fare quello che non vogliono e
non possono fare; DALL’ALTRA PARTE chi lotta con coerenza ed efficacia
per mobilitare e organizzare le masse popolari perché costituiscano un
proprio governo d'emergenza, come unica via realistica per cambiare il
corso delle cose, per uscire dal vortice disastroso della crisi del
capitalismo. La coerenza e l'efficacia dell'opera di mobilitazione e
organizzazione delle masse popolari diventano quindi la questione
decisiva. In molti modi e da più fronti si può e deve concorrere a
mobilitare e organizzare le masse popolari per creare le condizioni per
la costituzione del GBP. Alcuni barano, ma è facile smascherarli. Chi è
sincero nel dire che il paese lo si rinnova principalmente tramite la
mobilitazione e l'organizzazione delle masse popolari e che la presenza
nelle istituzioni della RP e la partecipazione alle elezioni sono
funzionali alla mobilitazione e all'organizzazione delle masse popolari,
non aspetta di essere votato e neanche la campagna elettorale per
mettersi all'opera: per dirlo e per farlo. Si è dato da fare già ieri, e
se non lo ha fatto già ieri si dà da fare da oggi o da domani a
mobilitare e organizzare le masse popolari. Questo vale per le elezioni
regionali sarde del prossimo 16 febbraio e anche per le elezioni
amministrative, per le elezioni europee e per le elezioni politiche se
ci saranno. Questo è il terreno su cui si decide anche la misura in cui
il successo elettorale conseguito dal M5S di Beppe Grillo nelle elezioni
politiche del 24 febbraio di un anno fa ha rotto il quadro del teatrino
della RP.

L'accordo siglato il 10 gennaio dai sindacati complici con i padroni
peggiora gli accordi del 28 giugno 2011 e del 31 maggio 2013 e definisce
le misure attuative del progetto perseguito dalla destra moderata e
dalla destra estrema, da Treu (Prodi) e da Sacconi, da Berlusconi e da
Marchionne. Esso costringe gli operai combattivi a scegliere tra DA UNA
PARTE una maggiore sottomissione al padrone finché gli conviene farli
lavorare e la rassegnazione agli ammortizzatori sociali e alla
precarietà o alla disoccupazione quando il padrone chiude o delocalizza
e DALL’ALTRA organizzarsi da subito come istituzioni del Nuovo Potere,
costituire in ogni azienda organismi operai (OO) che prevengano le
misure e i progetti del padrone circa il futuro dell'azienda e che
quindi si proiettino anche fuori dell'azienda, promuovendo
l'organizzazione del resto delle masse popolari (OP) e collegandosi con
le OO delle altre aziende per costituire insieme il governo d'emergenza
delle masse popolari, il Governo di Blocco Popolare. Infatti o noi
cambiamo il corso delle cose o peggioriamo. Dagli stabilimenti FIAT (da
Torino a Termini Imerese) condannati a morte lenta alla Indesit,
dall'Electrolux all'Ilva, dalla Piaggio a centinaia di altre aziende,
dal territorio devastato e inquinato al patrimonio edilizio lasciato
all'abbandono e ai servizi pubblici lasciati decadere o privatizzati,
dalle basi NATO e USA alle spedizioni militari all'estero, bisogna
prevenire il disastro a cui la borghesia e il clero ci portano. Bisogna
prevenire i padroni e le loro autorità. Bisogna mobilitare tutte le
risorse intellettuali e morali del paese, mettere all'opera tutte le
persone che godono di autorità e prestigio e che sono disposte a
collaborare. Bisogna definire, attuare e imporre da subito, in lotta
contro le autorità e le istituzioni della RP e dell'UE, soluzioni
alternative alle produzioni militari, alle lavorazioni nocive e
inquinanti e alla sovrapproduzione di beni, soluzioni che assicurino un
avvenire a tutta la popolazione, che realizzino i grandi progressi
materiali, ma anche culturali e morali che lo sviluppo delle forze
produttive e la ricerca scientifica rendono possibili. Così le OO e le
OP costituiscono e impongono il loro governo d'emergenza, il GBP.

Ridurre su grande scala il tempo di lavoro mobilitando tutti a compiere
un lavoro utile e dignitoso, oggi è possibile. Stabilire relazioni di
scambio, collaborazione e solidarietà con gli altri paesi è necessario
oltre che possibile. Salvaguardare e migliorare l'ambiente e il
territorio è possibile. Oggi esistono le condizioni perché gli uomini
accedano in massa al patrimonio culturale e morale più avanzato che
l'umanità ha creato, così come negli ultimi cento anni gran parte
dell'umanità ha imparato a leggere e a scrivere. Assicurare a ogni
individuo l'accesso a condizioni di vita dignitose, oggi è possibile. Ma
bisogna che instauriamo nel nostro paese un governo e un sistema di
potere (le organizzazioni operaie e popolari) che lo vogliano e che
abbiano la forza di imporlo. Il primo paese che romperà le catene della
CI dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti mostrerà la
strada e aprirà la via anche alle masse popolari degli altri paesi.

“OCCUPARE LE FABBRICHE” E “USCIRE DALLE FABBRICHE” PER MOBILITARE TUTTE
LE MASSE POPOLARI A PORRE FINE AL CORSO CATASTROFICO DELLE COSE CHE LA
BORGHESIA E IL CLERO IMPONGONO!

TRASFORMARE LA RIBELLIONE E LA PROTESTA IN ORGANIZZAZIONE DELLE MASSE
POPOLARI FINO ALLA COSTITUZIONE DEL GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE, IL
GOVERNO D’EMERGENZA DELLE MASSE POPOLARI ORGANIZZATE!

COSTITUIRE CLANDESTINAMENTE IN OGNI AZIENDA PRIVATA E PUBBLICA E IN OGNI
ZONA COMITATI DI PARTITO, MOLTIPLICARE LE OO E LE OP E FAVORIRE IL LORO
COORDINAMENTO E L’ORIENTAMENTO A COSTITUIRE UN LORO GOVERNO D’EMERGENZA!


 

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_ Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[8]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [8]_]._


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