[Intergas] lunedì 20 gennaio ore 18 alle Acli presentazione …

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Autor: Sandra Cangemi
Data:  
A: ekonomi@inventati.org, Lista GAS milanesi del coordinamento dei, gas-del-parco@googlegroups.com, gas.peschiera@gmail.com, gas@schegge.org, gasnavigli@gmail.com, gasparri@tin.it, cercalarotta-mi@googlegroups.com, CLNSM FREQUENTANTI, comitatoauditmilano@autistici.org, comitatoauditmilano@inventati.org, Milano Aperta, primomarzomilano@googlegroups.com, scendiamoincampo@googlegroups.com
Assumpte: [Intergas] lunedì 20 gennaio ore 18 alle Acli presentazione del libro di Franco Gesualdi sul debito
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“ Da dove viene l’enorme debito pubblico italiano? Davvero l’unica cosa
da fare, di fronte all’austerity imposta dalla finanza internazionale, è pagare, pagare, pagare? “
                                                                                                                Dal libro “ Le catene del debito” di F. Gesualdi
 Acli Milanesi              Coordinamento Nord Sud del Mondo                               
organizzano
LUNEDI’  20 gennaio  2014
dalle 18 alle 20
c/o  salone delle Acli,  in via della Signora, 3 Milano
incontro con
Francesco Gesualdi
che illustrerà il suo libro “ Le catene del debito”
E’ previsto l’intervento di un membro del comitato Audit debito pubblico Milano
coordina     Sandra Cangemi  giornalista,  CNSM
Per info:    Amalia Navoni     Tel 02.38002691           Sandra Cangemi   cell  3357745510
FRANCESCO GESUALDI è stato allievo di don Milani. Ha fondato il Centro Nuovo
Modello di Sviluppo (Vecchiano, Pisa), e con Alex Zanotelli  Rete
Lilliput. Al centro del suo lavoro il tentativo di progettare strategie
economiche capaci di garantire a tutti la soddisfazione dei bisogni
fondamentali. Collabora ad “Altreconomia” e ha pubblicato vari libri. Da Feltrinelli sono usciti Manuale per un consumo responsabile (2002), Sobrietà (2005) e Il mercante d’acqua (2007).
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*Serie bianca Feltrinelli
Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di sviluppo
“LE CATENE DEL DEBITO” e come possiamo spezzarle
“  Da dove viene l’enorme debito pubblico italiano? Davvero ci siamo
indebitati perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità? E davvero non abbiamo altra scelta se non pagare, pagare, pagare?
Questo libro racconta un’altra versione dei fatti e prospetta altre vie di uscita dal debito pubblico.
Non più assoggettate ai mercati, ma dalla parte dei cittadini, dei diritti, dei beni comuni.
Con un’ambizione: togliere il debito pubblico dalle mani degli affaristi e
riportarlo nella mani dei cittadini.  Basta assegnare deleghe in bianco a politici che vediamo solo in televisione o aprofessori che spuntano fuori dal niente. Dobbiamo essere noi a decidere chi, come e quanto deve pagare, come stare in Europa, come recuperare sovranità
monetaria.
Per questo il libro non viaggia a se stante, ma all’interno di una campagna di sensibilizzazione popolare che chiede a tutti di fare la propria
parte, organizzando ovunque gruppi di informazione e stimolazione
locale. Diventa anche tu protagonista della campagna “Debito pubblico: decido anch’io!”, visitando il sito www.cnms.it “ 
Centro Nuovo Modello di Sviluppo
via della Barra, 32 - 56019 Vecchiano (PI)
coord@??? | www.cnms.it
Francesco Gesualdi“Le catene del debitoe come possiamo spezzarle”  Feltrinelli 2013
Quarta
Da dove viene l’enorme debito pubblico italiano? Davvero l’unica cosa da
fare, di fronte all’austerity imposta dalla finanza internazionale, è
pagare, pagare, pagare?
Una riflessione di brutale onestà e
provocatorio pragmatismo intorno alla questione più urgente dell’agenda
politica di ogni democrazia occidentale.
Risvolto
Il debito pubblico italiano è enorme. L’intera Europa teme il collasso
degli stati più fragili. Nessuna delle democrazie occidentali sembra
avere più le risorse necessarie per reggere sui mercati finanziari. Ma
da dove viene questo debito incombente e inestinguibile? E davvero
l’unica cosa che si può fare è stringere la cinghia, obbedire ai diktat
della finanza internazionale, e pagare, pagare, pagare?
Francesco Gesualdi ricostruisce anzitutto la storia del fenomeno, mostrando come
il debito non nasca da una serie di sfortunate circostanze e di errori
di pianificazione, ma da una precisa e per lungo tempo condivisa
strategia, orientata a contenere il conflitto sociale e a sostenere le
forme di consumo richieste dalla struttura produttiva del tardo
capitalismo industriale.
Alla lunga quella strategia ha mostrato la corda, com’era prevedibile e
previsto. A quel punto le forze della finanza globale l’hanno denunciata come la disinvolta iniziativa di governi inclini allo sperpero. E
soprattutto l’hanno duramente sanzionata, imponendo il ricorso a misure
di austerity destinate a impoverire ulteriormente larghi strati della
popolazione.
Se le cose stanno così, che senso ha chiedere alla popolazione di onorare
questo debito? Non si tratta di un ricatto che il più forte impone al
più debole, dopo averlo costretto a indebitarsi in nome delle proprie
ragioni e interessi? Non sarebbe più giusto e anche più praticabile
costruire concrete e circostanziate strategie politiche anziché
puramente finanziarie? Non sarebbe ora di ristrutturare, anziché onorare ciecamente, il debito degli stati sovrani?