[Forumlucca] un impegno politico significativo pee il 2014 :…

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Autore: Aldo Zanchetta
Data:  
To: forumlucca, lucca-mattaccio
Oggetto: [Forumlucca] un impegno politico significativo pee il 2014 : liberi semi per liberi coltivatori
Ortaggi vietati, sul nostro cibo l’ultimo diktat dell’Ue

di Giorgio Cattaneo - 02/01/2014 Fonte: <http://www.libreidee.org/>
libreidee

Semi proibiti e nuovi vincoli per l’orticoltura. L’11 dicembre è scaduto il
termine che i deputati del Parlamento Europeo avevano per presentare
emendamenti al testo con il quale la Commissione di Barroso intende
introdurre una nuova regolamentazione per il mercato delle sementi. Un testo
molto criticato dalle associazioni che raccolgono le realtà contadine di
base che si battono per un’agricoltura sostenibile, per la libera
circolazione dei semi e per la preservazione della biodiversità. Il nuovo
regolamento, infatti, punta a sostituire 12 precedenti direttive europee.
Secondo l’associazione europea “Seed Freedom”, sono in arrivo «condizioni
ancora più limitative e ulteriore standardizzazione delle sementi». Lo
scambio dei semi «conoscerà nuove restrizioni». Conseguenza: «Ciò che
costituisce la base del nostro cibo diventerà parte di regole di mercato».
Per le varietà locali, gli ortaggi rari e i frutti antichi, il nuovo
regolamento «significherà barriere burocratiche ed economiche che saranno
molto difficili da oltrepassare», mentre «diventerà più complicato anche
l’accesso alle varietà biologiche».

Probabilmente, spiega Giovanni Fez su “Il Cambiamento”, la commissione
agricoltura del Parlamento voterà sul testo a gennaio 2014 e qualche mese
dopo ci sarà la votazione in plenaria prima che venga adottata la decisione
definitiva dal Consiglio d’Europa. “Seed Freedom” chiama quindi a raccolta
tutti i <http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini affinché
facciano pressione sulle istituzioni europee per non far passare il testo
così com’è stato redatto: «Con queste modalità spesso si arriva ad ignorare
la salute pubblica, la biodiversità e gli aspetti etici della produzione
alimentare e degli <http://www.libreidee.org/tag/interessi/> interessi
comuni». E’ in pericolo anche l’ <http://www.libreidee.org/tag/economia/>
economia locale dei territori, quella delle filiere corte. «Chi si prenderà
a cuore gli <http://www.libreidee.org/tag/interessi/> interessi della
società civile, dei <http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini,
degli agricoltori biologici e dei consumatori?». Attenzione: «L’uniformità
genetica delle sementi non potrà mai risolvere il problema della fame nel
mondo; in molti casi questi semi non riescono ad adattarsi alle condizioni
locali e hanno bisogno di grandi quantità di pesticidi e fertilizzanti». Al
contrario, «l’agricoltura biologica, biodinamica e tradizionale cerca di
sviluppare varietà che diano risposte alle esigenze del luogo e che si
adattino alle condizioni specifiche per produrre in maniera sostenibile».

Lo dimostra un recente progetto co-finanziato dalla stessa
<http://www.libreidee.org/tag/unione-europea/> Unione Europea attraverso il
programma Alcotra (cooperazione franco-italiana), che in due anni ha creato
“una rete per le biodiversità transfrontaliere”, varietà locali di ortaggi
tradizionalmente coltivati in Piemonte e in Provenza, grazie all’impegno di
agricoltori-custodi che hanno salvaguardato le specie, scongiurandone
l’estinzione. Può apparire un impegno hobbystico, ma non lo è: la lotta
contro l’erosione genetica degli ortaggi garantisce un’offerta più ampia
verso il consumatore locale, fatta di prodotti veramente a chilometri zero,
con un taglio netto al costo dei trasporti e all’impatto negativo – anche
ecologico – della grande distribuzione, a tutto vantaggio delle economie
locali e degli stessi consumatori, a cui si offrono prodotti sani, di
stagione, coltivati senza pesticidi. A coordinare il progetto sono stati
centri di ricerca francesi come il Grab di Avignone (agricoltura biologica)
e la stessa Aiab, Associazione italiana per l’agricoltura biologica.
Obiettivo del progetto: il libero scambio di semi tra contadini italiani e
francesi, per mettere al riparo – una volta per tutte – l’immensa ricchezza
costituita dalla biodiversità coltivata negli orti.

In Italia a battersi per la modifica del testo di
<http://www.libreidee.org/tag/bruxelles/> Bruxelles è ora la Rete Semi
Rurali. «La revisione attuata dalla Commissione Europea deve tenere in
considerazione quegli agricoltori e quei
<http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini-consumatori che, ad
oggi, sono stati dimenticati dalla legislazione». Infatti, «chi cerca
varietà locali, tradizionali, non uniformi o con particolari caratteristiche
organolettiche o qualitative non può trovarle sul mercato, a causa di una
legislazione troppo restrittiva». Inoltre, la nuova normativa sementiera
«deve rispettare gli obblighi internazionali firmati dall’
<http://www.libreidee.org/tag/unione-europea/> Unione Europea e in
particolare il trattato Fao sulle risorse genetiche agricole per
l’alimentazione e l’agricoltura, favorendo l’uso sostenibile della diversità
agricola, tutelando i <http://www.libreidee.org/tag/diritti/> diritti degli
agricoltori e garantendo l’accesso facilitato per fini di ricerca e
sperimentazione alle varietà commercializzate». Le grandi lobby del cibo,
comprese le multinazionali degli Ogm, vedono la sovranità alimentare dei
territori come fumo degli occhi. Il guaio è che
<http://www.libreidee.org/tag/bruxelles/> Bruxelles si limita a prendere
ordini da loro. Non resta che una mobilitazione per tentare di sbarrare la
strada a chi vuole cancellare la concorrenza locale al grande business. Ora,
riassume “Il Cambiamento”, i prossimi mesi saranno decisivi: dopo la tappa
di gennaio «ci si giocherà veramente tanto, perché non dimentichiamolo: chi
controlla i semi, controlla il cibo e quindi la vita».

Semi proibiti e nuovi vincoli per l’orticoltura. L’11 dicembre è scaduto il
termine che i deputati del Parlamento Europeo avevano per presentare
emendamenti al testo con il quale la Commissione di Barroso intende
introdurre una nuova regolamentazione per il mercato delle sementi. Un testo
molto criticato dalle associazioni che raccolgono le realtà contadine di
base che si battono per un’agricoltura sostenibile, per la libera
circolazione dei semi e per la preservazione della biodiversità. Il nuovo
regolamento, infatti, punta a sostituire 12 precedenti direttive europee.
Secondo l’associazione europea “Seed Freedom”, sono in arrivo «condizioni
ancora più limitative e ulteriore standardizzazione delle sementi». Lo
scambio dei semi «conoscerà nuove restrizioni». Conseguenza: «Ciò che
costituisce la base del nostro cibo diventerà parte di regole di mercato».
Per le varietà locali, gli ortaggi rari e i frutti antichi, il nuovo
regolamento «significherà barriere burocratiche ed economiche che saranno
molto difficili da oltrepassare», mentre «diventerà più complicato anche
l’accesso alle varietà biologiche».

Probabilmente, spiega Giovanni Fez su “
<http://www.ilcambiamento.it/agricoltura_biologica/isemisianoliberi.html> Il
Cambiamento”, la commissione agricoltura del Parlamento voterà sul testo a
gennaio 2014 e qualche mese dopo ci sarà la votazione in plenaria prima che
venga adottata la decisione definitiva dal Consiglio d’Europa. “Seed
Freedom” chiama quindi a raccolta tutti i
<http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini affinché facciano
pressione sulle istituzioni europee per non far passare il testo così com’è
stato redatto: «Con queste modalità spesso si arriva ad ignorare la salute
pubblica, la biodiversità e gli aspetti etici della produzione alimentare e
degli <http://www.libreidee.org/tag/interessi/> interessi comuni». E’ in
pericolo anche l’ <http://www.libreidee.org/tag/economia/> economia locale
dei territori, quella delle filiere corte. «Chi si prenderà a cuore gli
<http://www.libreidee.org/tag/interessi/> interessi della società civile,
dei <http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini, degli agricoltori
biologici e dei consumatori?». Attenzione: «L’uniformità genetica delle
sementi non potrà mai risolvere il problema della fame nel mondo; in molti
casi questi semi non riescono ad adattarsi alle condizioni locali e hanno
bisogno di grandi quantità di pesticidi e fertilizzanti». Al contrario,
«l’agricoltura biologica, biodinamica e tradizionale cerca di sviluppare
varietà che diano risposte alle esigenze del luogo e che si adattino alle
condizioni specifiche per produrre in maniera sostenibile».

Lo dimostra un recente progetto co-finanziato dalla stessa
<http://www.libreidee.org/tag/unione-europea/> Unione Europea attraverso il
programma Alcotra (cooperazione franco-italiana), che in due anni ha creato
“ <http://www.bioeurope.info/> una rete per le biodiversità
transfrontaliere”, varietà locali di ortaggi tradizionalmente coltivati in
Piemonte e in Provenza, grazie all’impegno di agricoltori-custodi che hanno
salvaguardato le specie, scongiurandone l’estinzione. Può apparire un
impegno hobbystico, ma non lo è: la lotta contro l’erosione genetica degli
ortaggi garantisce un’offerta più ampia verso il consumatore locale, fatta
di prodotti veramente a chilometri zero, con un taglio netto al costo dei
trasporti e all’impatto negativo – anche ecologico – della grande
distribuzione, a tutto vantaggio delle economie locali e degli stessi
consumatori, a cui si offrono prodotti sani, di stagione, coltivati senza
pesticidi. A coordinare il progetto sono stati centri di ricerca francesi
come il Grab di Avignone (agricoltura biologica) e la stessa Aiab,
associazione italiana per l’agricoltura biologica. Obiettivo del progetto:
il libero scambio di semi tra contadini italiani e francesi, per mettere al
riparo – una volta per tutte – l’immensa ricchezza costituita dalla
biodiversità coltivata negli orti.

In Italia a battersi per la modifica del testo di
<http://www.libreidee.org/tag/bruxelles/> Bruxelles è ora la Rete Semi
Rurali. «La revisione attuata dalla Commissione Europea deve tenere in
considerazione quegli agricoltori e quei
<http://www.libreidee.org/tag/cittadini/> cittadini-consumatori che, ad
oggi, sono stati dimenticati dalla legislazione». Infatti, «chi cerca
varietà locali, tradizionali, non uniformi o con particolari caratteristiche
organolettiche o qualitative non può trovarle sul mercato, a causa di una
legislazione troppo restrittiva». Inoltre, la nuova normativa sementiera
«deve rispettare gli obblighi internazionali firmati dall’
<http://www.libreidee.org/tag/unione-europea/> Unione Europea e in
particolare il trattato Fao sulle risorse genetiche agricole per
l’alimentazione e l’agricoltura, favorendo l’uso sostenibile della diversità
agricola, tutelando i <http://www.libreidee.org/tag/diritti/> diritti degli
agricoltori e garantendo l’accesso facilitato per fini di ricerca e
sperimentazione alle varietà commercializzate». Le grandi lobby del cibo,
comprese le multinazionali degli Ogm, vedono la sovranità alimentare dei
territori come fumo degli occhi. Il guaio è che
<http://www.libreidee.org/tag/bruxelles/> Bruxelles si limita a prendere
ordini da loro. Non resta che una mobilitazione per tentare di sbarrare la
strada a chi vuole cancellare la concorrenza locale al grande business. Ora,
riassume “Il Cambiamento”, i prossimi mesi saranno decisivi: dopo la tappa
di gennaio «ci si giocherà veramente tanto, perché non dimentichiamolo: chi
controlla i semi, controlla il cibo e quindi la vita».