Autor: laura picchi Data: A: forumlucca, salah.aimac@gmail.com, giulio sensi, roberto.sensi@gmail.com, lista-di-lidia-menapace@googlegroups.com, lucca@manitese.it, lucca@arci.it, alessio ciacci, mario ciancarella, luccalibri@gmail.com Assumptes vells: [Forumlucca] processo omicidio Rostagno aggiornamenti No muos Assumpte: [Forumlucca] Comunicato stampa Associazione Rita Atria: in memoria
di Giuseppe Tusa
Milazzo: in memoria di Giuseppe Tusa
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Scritto da:
19/12/2013 08:32
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L’Associazione Antimafie “Rita Atria” aderisce alla fiaccolata in
memoria di Giuseppe Tusa, una delle vittime della tragedia del 7 maggio
scorso al porto di Genova, che si terrà a Milazzo (Me) il prossimo 21
Dicembre.
La manifestazione , fortemente voluta dalla madre di Giuseppe, la sig.ra
Adele Chiello non vuole essere solo un momento di mero ricordo fine a
se stesso, ma vuole essere un esercizio di memoria attiva perché , per
dirla con le parole del nostro socio Mario Ciancarella :” ricordare non
basta. Memoria è un ricordo "attivo" che vuole comprendere i meccanismi,
le cause e dunque le ragioni che determinarono una storia, e sa
rileggerle nel presente per capirne le "mutazioni" e le mimetizzazioni
nelle forme nuove in cui quella stessa violenza torna e tornerà ad
esercitarsi. Forme diverse sempre più evolute e sofisticate. E' dunque
solo la Memoria a dare senso al proprio impegno per costruire un futuro
in cui si possa sperare che quella violenza non torni a mostrarsi, con
volti diversi ma con le medesime atrocità, per il nostro passivo ed
ignaro consenso. Perdere "la Memoria storica" ci rende estranei a noi
stessi, incapaci di riconoscere le nostre radici, di capire il nostro
presente, di costruire un qualsiasi futuro.” E sono molti i meccanismi,
le cause e dunque le ragioni che hanno determinato la tragedia della
torre di controllo del porto di Genova; meccanismi, cause e ragioni che
devono rispondere alle seguenti domande: perché la torre è stata
costruita a pelo d’acqua? perché non è stata costruita una barriera
protettiva? Come è stata costruita quella torre? Con quali materiali?
Queste ed altre sono le domande che pone con forza, tramite i suoi
legali, la mamma di Giuseppe Tusa; una donna per bene, non una donna
eroica come si affrettano molti a definirla, ma una donna che ha
trasformato il suo immenso dolore in desiderio di verità e giustizia.
Verità e giustizia per evitare che altre tragedie assurde come quella
del 07 maggio scorso, si possano verificare, per evitare altre morti
assurde sui posti di lavoro. L’ Associazione Antimafie “Rita Atria”
auspica che questa tragedia possa squarciare il velo anche su un certo
sistema di potere che sembra governare il porto di Genova, all’interno
del quale, come si evince da numerosissimi articoli di stampa presenti
nella rete, la compagnia armatrice Messina, proprietaria della nave , la
Jolly Nero, che ha causato l’incidente alla torre, avrebbe un ruolo non
secondario. La storia delle navi di questa società armatrice è
costellata da una serie impressionante di incidenti. Solamente negli
ultimi 15 anni sono morte a bordo della navi della linea Messina o a
causa delle loro manovre sbagliate, 13 persone. Dieci solamente a
Genova. E di questi sette per il crollo della torre dei piloti. Tre,
invece, gli incidenti mortali sul lavoro a bordo rispettivamente della
Jolly Marrone, della Jolly Blu e della Jolly Rosso mentre altrettanti
uomini hanno perso la vita negli scontri in mare con altrettanti Jolly.
La Jolly Rosso è forse il capitolo più inquietante dell’intera storia
della società di navigazione genovese. Fu proprio questa nave a
trasportare per anni, per conto del governo, migliaia di fusti di
rifiuti tossici tra il Libano e l’Italia. Nel 1990 la Jolly Rosso si
arena davanti ad Amantea, in provincia di Cosenza dopo avere “sbandato”
davanti alla costa per ore, alla deriva. L’equipaggio dovette
abbandonare la nave perché stava imbarcando acqua dalle numerose falle
che si erano aperte nello scafo. Ma incredibilmente non è mai stata
fatta luce sulla causa di quelle falle. Lo scafo fu forse "eroso" dalle
sostanze tossiche o radioattive che trasportava? Ufficialmente su quella
nave c’era solo tabacco e generi di consumo ma secondo alcune
ricostruzioni giornalistiche e alcune ipotesi di indagini, in realtà
nella stiva della Jolly Rosso c’erano sostante pericolosissime. La
magistratura aprì tre inchieste che però chiuse poco dopo: tutte
archiviate. In questo modo non fu mai accertato che fine fecero i
rifiuti prelevati dalla stiva della Rosso: molti furono “smaltiti” nelle
discariche calabresi altre sostanze radioattive però furono
rintracciare anche in un fiume non molto lontano da dove si arenò la
nave. Anche quel caso provocò una morte strana: quella del capitano
Natale De Grazia, l’ufficiale della Capitaneria di porto stroncato nel
dicembre 1995, a 38 anni, da un attacco cardiaco. Ma De Grazia godeva di
ottima salute. Il capitano faceva parte del pool che indagava sulle
navi dei veleni e che seguiva dunque una pista che lo aveva portato a
toccare anche vicende come la morte in Somalia della giornalista Rai
Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin. Poi ci sono gli “incidenti”
della Jolly Turchese e della Jolly Amaranto e Jolly Rubino. La prima ha
a che fare con la Guerra del Golfo nel 1990: i carabinieri sequestrano
in tutta Italia componenti di armi pesanti diretti in Iraq che sarebbero
stati utilizzati dal governo locale per realizzare dei super cannoni.
Queste armi pare che dovevano essere caricate sulla Jolly Turchese. Nel
2010 la Jolly Amaranto “perde in mare” una decina di container carichi
di merci pericolose mentre navigava nel Mediterraneo davanti alle coste
dell’Egitto. La Jolly Rubino, invece, nel 2002 si arena in Sud Africa a
seguito di un incendio a bordo. L’equipaggio di 22 persone abbandonò la
nave che però si incagliò vicino a una riserva naturale. Ma sempre nel
porto di Genova la notte del 16 ottobre 2002 la Jolly Verde, una
portacontainer da 30mila tonnellate in fase di manovra sperona Ponte
Libia e abbatte una gru alta oltre 40 metri. Il destino volle che quella
collisione avvenisse in piena notte, altrimenti sarebbe stata
l’ennesima tragedia sul lavoro.
Tutti dobbiamo sentire sulla nostra pelle il dramma della morte di
Giuseppe Tusa e delle altre vittime della tragedia della torre del porto
di Genova, consapevoli che “Finché il sangue dei figli degli altri
varrà meno del sangue dei nostri figli, fin quando il dolore degli altri
per la morte dei loro figli, varrà meno del nostro dolore per la morte
dei nostri figli, ci sarà sempre qualcuno che potrà organizzare stragi
in piazze, banche o stazioni, su treni o su aerei, con bombe o missili,
con la certezza di rimanere impunito." (cit. Sandro Marcucci)