[nuovopci] Agire da comunisti

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Auteur: \(nuovo\) Partito comunista italiano
Date:  
À: npci.inter
Sujet: [nuovopci] Agire da comunisti


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Comunicato CC 41/2013 - 19 novembre 2013

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A tutti i comunisti!

A tutti quelli che si considerano comunisti!

A tutti quelli che vogliono fare i comunisti e agire da comunisti!

PER PORTARE A COMPIMENTO L’OPERA DEL PCI, FARE DELL’ITALIA UN PAESE
SOCIALISTA, BISOGNA SUPERARE I LIMITI CHE HANNO IMPEDITO AL PCI DI
COMPLETARE LA SUA OPERA!

Da ottobre a oggi, le proteste e le lotte rivendicative si moltiplicano
e crescono di forza. Bisogna fare di ogni iniziativa di protesta, di
ogni lotta rivendicativa lo spunto per promuovere l'organizzazione delle
masse popolari, perché costituiscano Organizzazioni Operaie e Popolari.
Bisogna trasformare ogni protesta, ogni lotta rivendicativa e ognuna
delle mille iniziative di base [7] in lotta delle OO e OP per costituire
un loro governo d'emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica
Pontificia (RP). Ogni OO e OP deve diventare il centro locale del Nuovo
Potere che prende il posto del potere dei vertici della Repubblica
Pontificia e ha alla sua testa il Governo di Blocco Popolare [8].

Tutti quelli che consapevolmente o di fatto cercano di mettere un
qualche riparo allo sfacelo in corso principalmente o, peggio ancora,
solo tramite le istituzioni della Repubblica Pontificia, ricorrendo a
referendum, a nuove elezioni, a una qualche altra forma di lunga marcia
attraverso le istituzioni della RP, resteranno amaramente delusi. Se
portano altri su questa strada, fanno del danno. Non è che "la normativa
fa acqua da tutte le parti", non è questione di casi di corruzione e di
malfunzionamento: sono le istituzioni della RP che sono
irrimediabilmente asservite al modo di produzione capitalista che è in
preda a una crisi irreversibile.

Le istituzioni della RP vanno distrutte. Sono marce, crollano a pezzi ma
fanno ancora del danno. Sono per loro natura al servizio del capitale
finanziario, l'ultima escrescenza a cui per sua necessità il modo di
produzione capitalista ha dovuto ricorrere e di cui non può fare a meno,
un mostro che distrugge uomini e cose, sfrutta e inquina, estende a
macchia d'olio le aggressioni e, se gli lasciamo libero corso, porta
l'umanità verso il nazifascismo e una nuova guerra mondiale. Il nostro
paese è come tutto il mondo coinvolto in una crisi generale la cui
natura e il cui decorso sono incomprensibili per i professionisti della
cultura dominante: non perché la crisi è complessa, ma perché non ha
soluzione restando nell'ambito del capitalismo e quindi quelli che con
le loro concezioni, nella loro testa, non fuoriescono da quell'ambito,
non ne capiscono le ragioni e il percorso e la trovano incomprensibile:
cercano nei posti sbagliati.

Se le OO e OP del nostro paese costituiranno un loro governo d'emergenza
deciso a rompere con le costrizioni del mercato finanziario e a
sostenere i provvedimenti che caso per caso le OO e OP prenderanno per
far valere gli interessi delle masse popolari contro gli interessi dei
capitalisti, il nostro paese aprirà la strada anche alle masse popolari
di altri paesi e si gioverà della loro solidarietà. Solo per questa via
si costruirà un nuovo superiore sistema di relazioni internazionali, una
sana e costruttiva unità mondiale. Il capitalismo è un sistema mondiale.
È impossibile farla finita con il capitalismo in un paese solo, ma solo
degli ingenui e degli opportunisti, che non vedono che il disastro in
corso proviene dall'oppressione della borghesia sul proletariato e sulle
altre classi delle masse popolari, possono aspettarsi che in tutti i
paesi le masse popolari rompano contemporaneamente le catene della
Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e
sionisti. Non esiste né può esistere una unità di intenti cosciente e
organizzata delle masse popolari di tutti i paesi perché la facciano
finita simultaneamente con le rispettive classi dominanti. Ma in tutti i
paesi le masse popolari devono fronteggiare problemi analoghi. Proprio
per questo il primo paese che partirà, aprirà la strada su cui via via
si incanaleranno anche le masse popolari degli altri paesi, analogamente
a come avvenne nel secolo scorso dopo la vittoria della Rivoluzione
d'Ottobre e la costituzione dell'Unione Sovietica guidata dal Partito
comunista con alla testa prima Lenin e poi Stalin. Ma ora la rivoluzione
socialista andrà fino in fondo, perché dall'esaurimento della prima
ondata della rivoluzione proletaria e dalla conseguente decadenza dei
primi paesi socialisti fino al riassorbimento in larga misura di gran
parte di essi nel sistema imperialista mondiale, abbiamo imparato come
evitare una sconfitta del genere.

Noi comunisti abbiamo il grande vantaggio di sapere che per farla finita
con la crisi del capitalismo, bisogna instaurare il socialismo e quando
diciamo socialismo intendiamo il potere nelle mani degli operai
organizzati alla testa del resto delle masse popolari organizzate e la
produzione dei beni e dei servizi tolta di mano ai capitalisti e
affidata ad aziende pubbliche . Ma quale è il ruolo che i comunisti
devono svolgere? Come svolgerlo con successo?

Il nostro ruolo consiste nell'approfittare di ogni occasione e appiglio
per moltiplicare le OO e OP; per portare ognuna di esse a non
accontentarsi di protestare e rivendicare, ma svolgere le funzioni di
organo locale del Nuovo Potere, assumere la direzione del resto delle
masse popolari e mobilitarle per far fronte alla crisi del capitalismo,
prendere il posto delle istituzioni della Repubblica Pontificia che
lasciano andare in malora la produzione di beni e servizi necessari,
devastano l'ambiente e disgregano la società; per portare ognuna di esse
a collegarsi con le altre per costituire insieme un proprio governo
d'emergenza e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.
Sarà un salto in avanti, l'inizio di una lotta di classe di livello
superiore che non finirà nella restaurazione del pieno potere della
borghesia e del clero come nel secolo scorso finirono i governi di
Fronte Popolare in Francia e in Spagna e la Resistenza in Italia, in
Francia e in Belgio, ma sfocerà nell'eliminazione della Repubblica
Pontificia e nell'instaurazione del socialismo. Perché noi comunisti
abbiamo tirato gli insegnamenti dalle sconfitte e dalle vittorie del
secolo scorso.

Noi comunisti abbiamo alle spalle una storia relativamente lunga di
vittorie e di sconfitte. In Italia oggi decine di migliaia di persone si
dicono comuniste e sono convinte che per porre fine al disastroso corso
attuale delle cose bisogna instaurare il socialismo. Ma siamo dispersi,
perché molti di noi ancora esitano a tirare le lezioni dall'esperienza
del passato e sono ancora frastornati e abbattuti per le sconfitte che
il movimento comunista ha subito nella seconda parte del secolo scorso.
Eppure le sconfitte che abbiamo subito sono ricche di insegnamenti
quanto i successi che avevamo raggiunto.

Il principale insegnamento è che instaurare il socialismo è possibile,
ma che decisivo perché gli operai e al loro seguito le masse popolari lo
facciano è che il Partito comunista sia all'altezza del suo ruolo di
direzione intellettuale, morale e pratica della classe operaia e delle
masse popolari. E che il Partito comunista sia all'altezza del suo
ruolo, dipende da noi comunisti, da quanto assimiliamo e usiamo il
materialismo dialettico come metodo per conoscere le condizioni, le
forme e i risultati della lotta di classe e come metodo per trasformare
il mondo. Sono i nostri limiti in questo campo che ci hanno portato a
subire sconfitte, non la forza della borghesia e del clero. Sono i
nostri limiti in questo campo che dobbiamo superare. Dobbiamo imparare
dalla nostra storia.

Il movimento comunista cosciente e organizzato è nato nel 1848, con la
pubblicazione del _Manifesto del partito comunista_ redatto da Marx ed
Engels. Con la prima Internazionale (1864-1872) sotto la direzione di
Marx venne avviata la mobilitazione pratica delle organizzazioni operaie
e socialiste in tutti i paesi d'Europa e dell'America del Nord. Ma il
primo tentativo di conquista del potere, la Comune di Parigi del 1871,
venne rapidamente sconfitto dalla borghesia e dal clero: gli operai
avevano formato solo gruppi isolati e divisi, in nessun paese avevano
ancora formato propri partiti né avevano ancora conquistato egemonia sul
resto delle masse popolari.

La seconda Internazionale (1889-1914) fece crescere grandi partiti
socialisti di massa in ogni paese d'Europa e in molti paesi di altri
continenti. Essi ebbero il merito storico di porre in tutti i principali
paesi capitalisti la lotta degli operai contro i capitalisti al centro
della lotta politica, ma la loro incapacità di condurre gli operai a
instaurare il socialismo divenne palese con lo scoppio proprio in Europa
della prima Guerra mondiale (1914-1918): non solo non furono capaci di
prevenirla, ma gran parte dei loro dirigenti collaborarono con la
borghesia dei rispettivi paesi nel costringere le masse popolari a
scannarsi a vicenda a beneficio dei loro padroni e sfruttatori.

Solo il Partito socialista russo, guidato da Lenin, aveva formato e
selezionato le sue file in modo da essere capace di condurre la classe
operaia e le masse popolari dell'impero russo a prendere il potere,
vincere l'aggressione delle potenze imperialiste di tutto il mondo,
stroncare la controrivoluzione interna e fondare l'Unione Sovietica.
Grazie a questa grande vittoria, nel resto dell'Europa e anche in Italia
si costituirono partiti comunisti basati sul marxismo-leninismo, partiti
di livello superiore rispetto ai partiti socialisti sul piano della
concezione del mondo e del metodo di lavoro e sul piano organizzativo.
Grazie a questi partiti, gli operai e il resto delle masse popolari
condussero in tutti i paesi europei lotte di livello superiore al
passato, arrivarono a costituire governi di Fronte Popolare in Spagna e
in Francia, a condurre la Resistenza in Francia, in Belgio e in Italia e
vincere i nazifascisti. Ma anche i partiti comunisti nati sulla scia
della Rivoluzione d'Ottobre non riuscirono a instaurare il socialismo in
nessuno dei paesi imperialisti. Benché indeboliti la borghesia e il
clero mantennero il potere, un po' alla volta lo consolidarono cooptando
i dirigenti più corrotti degli stessi partiti comunisti e dei sindacati,
presero nuovamente il sopravvento sulle masse popolari rimaste senza
guida rivoluzionaria. I partiti comunisti si disgregarono, corruppero e
dissolsero e la classe operaia venne nuovamente ridotta a non essere più
il soggetto politico che era diventata con i partiti comunisti, al punto
che alcuni sociologi borghesi (come Francis Fukuyama) proclamarono che
"la storia era finita" con il trionfo definitivo della borghesia, altri
(come Marco Revelli) sostennero che "non c'era più classe operaia" e
altri (come Toni Negri) si misero alla ricerca di "un nuovo soggetto
rivoluzionario".

In realtà la borghesia e il clero liberi dall'incubo del movimento
comunista, da quaranta anni a questa parte sotto l'incalzare della nuova
crisi del loro sistema in ogni paese imperialista stanno eliminando le
conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano loro
strappato, quello che i professori e uomini politici borghesi chiamano
"lo stato sociale" e hanno ricolonizzato molti dei vecchi paesi
coloniali che grazie allo sviluppo del movimento comunista nel corso
della prima ondata della rivoluzione proletaria si erano liberati. E da
quando nel 2008 la crisi del capitalismo è entrata nella sua fase acuta
e terminale, la borghesia e il clero ci stanno precipitando in un
vortice senza fine di distruzione e sofferenza in cui già si profilano
la mobilitazione reazionaria delle masse popolari e la guerra.

La lezione che dobbiamo trarre è che la debolezza attuale del movimento
comunista cosciente e organizzato non è caduta dal cielo, non ha fonti
misteriose, non deriva dalla forza della borghesia che avrebbe trovato
l'elisir di lunga vita per il suo sistema sociale (che al contrario è
allo sfascio). Essa viene dal fatto che i partiti comunisti dei paesi
imperialisti, per quanto resi dagli insegnamenti della Rivoluzione
d'Ottobre e dal marxismo-leninismo più forti dei partiti socialisti da
cui si erano staccati, non si erano elevati, quanto alla comprensione
delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe nei
rispettivi paesi, a un livello sufficiente per svolgere con successo il
loro compito: instaurare il socialismo e avviare la transizione al
comunismo. La nostra difficoltà non è qualcosa di strano: i partiti
comunisti dei paesi più arretrati, ivi compreso quello dell'Unione
Sovietica, avevano un compito più facile del nostro: per arrivare alla
conquista del potere, si sono potuti giovare sia degli insegnamenti
della rivoluzione borghese sia degli insegnamenti del movimento
comunista mondiale. Come ben disse Lenin: "Da noi, in Russia, era più
facile che da voi incominciare la rivoluzione, ma sarà più difficile
proseguirla. Da voi è più difficile incominciare la rivoluzione, ma una
volta incominciata sarà più facile proseguirla". Il problema è che non
l'abbiamo incominciata. Grazie alla forza propulsiva del movimento
comunista internazionale avevamo fatto dei progressi, ma non siamo
riusciti a fare la nostra parte e siamo tutti finiti nello attuale stato
di debolezza. Dobbiamo quindi non cercare di rattoppare a qualche modo
la situazione, come cercano oggi di fare molti compagni (del PRC, del
PdCI, di CSP-PC e di altri gruppi comunisti), riprendendo il discorso da
dove il declino è diventato palese: dalla espulsione dal Parlamento nel
2008, dallo scioglimento del PCI nel 1989, dalla svolta dell'EUR del
1978, dal compromesso storico del 1973, dall'VIII congresso (quello
della "via italiana al socialismo") del 1956 o dall'espulsione dal
governo De Gasperi nel 1947. Dobbiamo riprendere il discorso dal PCI
della Resistenza e capire perché la sinistra del Partito, la parte
dedita senza riserve alla causa del comunismo, non ha saputo tener testa
a Togliatti e all'ala destra che portò il PCI a cedere terreno al
Vaticano, agli imperialisti angloamericani e alla borghesia. Non sono i
traditori che rovinano la nostra causa: Lenin ebbe nel Comitato Centrale
del suo Partito persone, Zinoviev e Kamenev, che rivelarono ai nemici
che il CC aveva deciso di lanciare l'insurrezione dell'Ottobre 1917 e
persone come Trotzki che si era costantemente opposto al percorso
rivoluzionario con cui i bolscevichi arrivarono a instaurare il potere
sovietico. Eppure il Partito riuscì sempre ad avanzare perché la
sinistra, capeggiata prima da Lenin e poi da Stalin, seppe tracciare la
linea giusta grazie alla quale neutralizzò gli sforzi della destra.

I compagni che vogliono contribuire a che nel nostro paese il movimento
comunista risalga la china, devono cercare i limiti che il vecchio PCI
si trascinò dietro dal PSI (la cui incapacità di fare la rivoluzione si
è rivelata pienamente durante al prima Guerra mondiale e nel Biennio
Rosso), dalla sua corrente massimalista (Serrati & C) e da Bordiga. Deve
partire dai motivi che nel 1923 spinsero l'Internazionale Comunista a
porre d'autorità Antonio Gramsci alla testa del PCI, dall'elaborazione
strategica che Gramsci fece, prima, fino al 1926, alla testa del PCI e
poi confinato fino alla morte nelle prigioni fasciste e che ci ha
lasciato nei suoi preziosi _Quaderni del carcere_ [9]. Sono i suoi
propri limiti che hanno impedito che il PCI guidasse la classe operaia e
il resto delle masse popolari italiane a instaurare il socialismo, pur
avendo condotto una eroica lotta contro il fascismo. Nell'articolo _
Pietro Secchia e due importanti lezioni [10]_ pubblicato nel n. 26 di
_La Voce_ (luglio 2007) abbiamo indicato i limiti dell'ala sinistra del
PCI, analizzando una situazione concreta ma esemplare.

O. Diliberto e altri come lui sostengono che non ci sono neanche oggi le
condizioni _oggettive_ per instaurare il socialismo in Italia. Altri
dicono che negli anni '40 dopo la vittoria della Resistenza non c'erano
le condizioni _oggettive_ per instaurare il socialismo. Queste persone
appartengono alla serie di quelli che nel 1917 sostenevano che i
comunisti in Russia non dovevano prendere il potere e di quelli che,
quando negli anni '20 fu evidente che in nessun paese d'Europa si
sarebbe al momento instaurato il socialismo, sostenevano che i comunisti
dovevano cedere alla borghesia il potere anche in Russia.

Lenin (vedi ad esempio il rapporto del 13 novembre 1922 al IV congresso
dell'IC, _Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della
rivoluzione mondiale_ [11] - in _Opere complete_ vol. 23), Stalin,
l'Internazionale Comunista, Gramsci e il Partito comunista d'Italia (in
particolare con le _Tesi di Lione_ [12] del 1926) sostennero al
contrario che le condizioni _oggettive_ per instaurare il socialismo
esistevano in Europa e in particolare anche in Italia. Che l'Unione
Sovietica sarebbe stata la base rossa della rivoluzione proletaria
mondiale. Che il compito prioritario dei comunisti era elevare i partiti
comunisti al livello ideologico, politico e organizzativo necessario per
giovarsi delle condizioni _oggettive_.

QUELLI CHE SOSTENGONO CHE IN ITALIA (E NEGLI ALTRI PAESI IMPERIALISTI)
NON ESISTONO NEANCHE OGGI LE CONDIZIONI _OGGETTIVE_ PER INSTAURARE IL
SOCIALISMO, RINNEGANO LA CONCEZIONE DEL MOVIMENTO COMUNISTA E IN
PARTICOLARE DI LENIN, DI STALIN, DI GRAMSCI E DEL VECCHIO PCI CHE CON
QUESTA CONCEZIONE GUIDÒ LA RESISTENZA. SE NON AMMETTONO CHE LA
RINNEGANO, SE LO NASCONDONO, SE DICONO IL CONTRARIO, SONO ANCHE DEGLI
IMBROGLIONI.

QUELLI CHE CONDIVIDONO LA CONCEZIONE DEL MOVIMENTO COMUNISTA E
SOSTENGONO CHE LE CONDIZIONI _OGGETTIVE_ ESISTONO GIÀ DAGLI ANNI ’20 DEL
SECOLO SCORSO, DEVONO SPIEGARE A SE STESSI E AI LORO COMPAGNI, QUALI
FURONO I LIMITI PER CUI IL PCI (COME OGNI ALTRO PARTITO COMUNISTA DEI
PAESI IMPERIALISTI) NON INSTAURÒ IL SOCIALISMO E COME FARE A SUPERARLI,
CIOÈ A CREARE ANCHE LE CONDIZIONI _SOGGETTIVE_ PER VINCERE. SE NON
CERCANO DI FARLO, SONO DEGLI OPPORTUNISTI: SI ACCODANO AL SENSO COMUNE,
CERCANO CONSENSI PER FARE CARRIERA COME ESPONENTI DELLA REPUBBLICA
PONTIFICIA.

NOI CONDIVIDIAMO LA CONCEZIONE DI LENIN, DI STALIN, DELL’IC, DI ANTONIO
GRAMSCI E DEL PCI. ABBIAMO QUINDI CERCATO E TROVATO. NEL NOSTRO
_MANIFESTO PROGRAMMA_ [13] ABBIAMO ESPOSTO I RISULTATI DELLA NOSTRA
RICERCA, LA CONCEZIONE CHE CI GUIDA. STIAMO METTENDOLA IN OPERA NELLA
LOTTA DI CLASSE CHE SI COMBATTE NEL NOSTRO PAESE, NEL CORSO DELLA
SECONDA CRISI GENERALE DEL CAPITALISMO E, DAL 2008, DELLA FASE ACUTA E
TERMINALE DI ESSA.

STA ANCHE A VOI, COMPAGNI, VALUTARE SE IL RISULTATO DELLA NOSTRA RICERCA
È VALIDO E VERIFICARLO NELLA LOTTA DI CLASSE.

Il Partito comunista si basa sulla concezione comunista del mondo, la
elabora, la porta alla classe operaia e grazie ad essa e all'analisi
della situazione concreta elabora la linea per avanzare. Il Partito
comunista fa una politica di principio, non basa la sua linea sulle
mode, le opinioni correnti e i sondaggi, benché ne tenga conto nella sua
tattica. Non ha nulla a che fare coi politici che giustificano la loro
linea ricorrendo al senso comune (per lo più in larga misura prodotto
nelle masse popolari dalla classe dominante) e cercano l'obiettivo o la
piattaforma "unificante" per acquisire consensi, al modo di politicanti
alla ricerca di voti. Il Partito comunista non dice alle masse quello
che esse già pensano, al modo dei codisti. Non è il partito dei luoghi
comuni. Il partito comunista deve indicare alle masse quello che esse
non vedono e non conoscono, stante la condizione in cui la società
borghese le costringe. Deve indicare alle masse quello che devono fare
per emanciparsi dalla borghesia e dal clero e farla finita con le
costrizioni e le sofferenze che le affliggono. Deve portarle a farlo
tenendo conto che esse imparano principalmente dalla loro esperienza
diretta. La classe operaia per la posizione che occupa nella società e
per il ruolo che vi svolge è potenzialmente classe dirigente della
rivoluzione socialista, ma lo diviene di fatto solo se ha come
avanguardia organizzata un partito comunista che ha assimilato il
materialismo dialettico e lo usa per conoscere le condizioni, le forme e
i risultati della lotta di classe e per trasformare la società. Per
tutto questo il Partito comunista è indispensabile: altro che "ognuno
continui a pensare come vuole" e "ognuno tenga pure le sue abitudini
servili e le sue idee sbagliate"! Chi vuole farla finita con il
capitalismo, deve cercare la via da seguire, finché non l'ha trovata. La
verità è concreta, ma in ogni situazione concreta è una sola, mentre gli
errori e le fantasie sono innumerevoli. La borghesia e il clero
alimentano in mille modi e per mille vie diversioni e fantasticherie, e
dispongono di grandi mezzi per farlo. Il Partito comunista deve cercare
la verità, come fa chiunque deve compiere un'opera concreta, come in
ogni scienza e professione.

Il nuovo Partito Comunista non cerca di accalappiare consensi mentendo e
nascondendo la sua concezione, la sua linea e la sua azione, adattandola
all'interlocutore. Esso proclama e ricerca la verità ed educa chi vuole
il socialismo a trovare la strada per instaurarlo. Il _ Manifesto
Programma [13]_ è l'esposizione più organica benché sintetica della
concezione del mondo che lo guida nella sua azione. Esso la propone a
tutti quelli che cercano la via per fare dell'Italia un nuovo paese
socialista e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione
socialista che avanza in tutto il mondo, a tutti quelli che vogliono
diventare comunisti, a tutti quelli che si considerano comunisti, a
tutti quelli che vogliono fare i comunisti, agire da comunisti!

INSTAURARE IL SOCIALISMO È POSSIBILE! STA A NOI COMUNISTI TROVARE LA
STRADA PERCHÉ LA CLASSE OPERAIA LO INSTAURI!

ASSIMILARE LA CONCEZIONE COMUNISTA DEL MONDO, IL
MARXISMO-LENINISMO-MAOISMO E APPLICARLO NELLA LOTTA DI CLASSE!

CREARE OVUNQUE COMITATI DI PARTITO CLANDESTINI!

PORTARE OVUNQUE GLI OPERAI E LE MASSE POPOLARI A ORGANIZZARSI PER
CONSEGUIRE I PROPRI OBIETTIVI PARTICOLARI MA SOPRATTUTTO A COALIZZARSI E
COSTITUIRE IL PROPRIO GOVERNO D’EMERGENZA, IL GOVERNO DI BLOCCO
POPOLARE!

È disponibile sul sito http://www.nuovopci.it il n. 45 di _La Voce_ [3]
del nuovo Partito comunista italiano (novembre 2013), dedicato a Vo
Nguyen Giap [14], morto il 4 ottobre 2013.

    * 


7 novembre - 96° anniversario della Rivoluzione d'Ottobre [15] 
    * 


Cambiare il corso delle cose - organizzare la rivoluzione socialista
[16] 
    * 


L'insegnamento di Mao, di Lenin, di Gramsci [17] 
    * 


Sulla natura della guerra popolare rivoluzionaria, strategia della
rivoluzione socialista nei paesi imperialisti 
    * 


La settima discriminante - Quale partito comunista? (1999) [18] 
    * 


Ancora sulla GPR che i comunisti promuovono in questo periodo in Italia 
    * 


Il partito clandestino 
    * 


Delocalizzazione e costo del lavoro 
    * 


Sugli sviluppi in corso nel sistema di relazioni internazionali e nel
mondo 
    * 


Le contraddizioni tra Stati imperialisti nel futuro (1989) [19] 
    * 


IX anniversario della costituzione del nuovo PCI [20]

SE VUOI FARE COMMENTI PROPOSTE O CRITICHE UTILIZZA QUESTO LINK [2]

_**************_

_ Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[21]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [21]_].
_

_**************_

_Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere
individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste
nell'usare TOR [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html
[21]_], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle
caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica
del Partito [vedere _ http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html [21]_].
_

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[8] http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
[9] http://www.nilalienum.com/Gramsci/0_Indexf.html
[10] http://www.nuovopci.it/voce/voce26/secchia.html
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