[inquieto] I: Giornata di mobilitazione contro il festival d…

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Auteur: ca_favale_mlist
Date:  
À: Ca Favale mailing list, casaoccupata
Sujet: [inquieto] I: Giornata di mobilitazione contro il festival della scienza
Inoltro - per chi è interessato - due testi volantinati in occasione di altrettante iniziative del Festival della Scienza a Genova - entrambe sabato 2 novembre - su vivisezione e biotecnologie.C'è un piccolo report di come è andata la giornata. Di seguito i testiper altre info: giustiniani19.noblogs.orgliberazioneanimalegenova.org




----Messaggio originale----

Da: algenova@???

Data: 07/11/2013 0.30

A: <christiant@???>

Ogg: Giornata di mobilitazione contro il festival della scienza




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Anche quest’anno a Genova si è tenuto, dal
23 ottobre al 3 novembre, il ‘Festival della
Scienza’- tema dell’evento ‘ La
Bellezza’.
Anche quest’anno questa
parata promozionale della tecnologia dal volto amico
finanziata da banche, aziende private ed istituzioni
pubbliche è stata visitata da migliaia di persone,
ora convinte di potersi fidare di bio e nanotecnologie
piuttosto che di droni e robot umanoidi in quanto elementi
ineluttabili di un progresso sempre più affascinante
e a portata di mano, simboli di vite sempre più
facili, sempre più ‘smart’.
Non occorre una lunga
riflessione per identificare la palese, seppur sottile,
funzionalità strategica di iniziative come il
‘Festival della Scienza’: presentare
nocività e tecnologie di dominio e controllo al
grande pubblico in modo accattivante. Con una attenzione
maniacale al dettaglio ed al linguaggio la realtà
viene capovolta e tutto ciò che ogni giorno permette
alla società dello sfruttamento di perpetuarsi
diviene attraente... una volta presentato sotto le luci di
questa luccicante vetrina.
Tra le tante conferenze ed
appuntamenti, due hanno colto la nostra attenzione per la
loro sfrontatezza, a partire dai titoli: ‘L’uso
degli animali nella ricerca biomedica – Perché,
come e quando’ ed ‘Il futuro in tavola : la
sfida degli OGM sostenibili’. Entrambe le conferenze
si sono tenute sabato 2 novembre.
Durante la prima un manipolo
di vivisettori di lunga data, aspiranti tali, un paio di
giornaliste imbonite e un esponente del famigerato gruppo
‘Pro-Test’ tentavano in un assolo accorato di
reclamare il proprio diritto e dovere di torturare animali
in nome del progresso della scienza biomedica in Italia;
mentre nella seconda Pamela Ronald, scienziata
dell’università americana di Davis, balzata
agli onori della cronaca per aver ‘inventato’ un
riso resistente agli acquazzoni ha illustrato come la sua
spiccata capacità di modificare irreversibilmente il
vivente (anche qui, da ben intendersi, per il bene
dell’umanità) possa convivere con la passione
del marito che invece è, a quanto pare, contadino
biologico.
In occasione del primo
appuntamento la presenza di una protesta già
organizzata da alcuni gruppi animalisti locali aveva
allertato polizia e digos, presenti in forze davanti agli
ingressi. Ciò non ha impedito, con un po’ di
fantasia e fortuna, di entrare ad almeno uno di noi, che ha
lanciato sugli spettatori coriandoli con su scritto ‘
Vivisezione è morte’ e ‘Vivisezione
è tortura’. La non proprio prontissima
reazione dei solerti tutori dell’ordine ha dato poi la
possibilità a chi è entrato di ricordare agli
eminenti&amp;attoniti relatori cosa pensiamo di loro e del
loro lavoro per un paio di minuti, sino ad essere poi
trascinato fuori a forza.
Durante la seconda conferenza
invece non siamo purtroppo riusciti /e ad entrare in sala.
La protesta si è svolta quindi all’esterno,
all’ingresso del Festival, dove abbiamo esposto uno
striscione con scritto ‘Il vostro progresso è
insostenibile – fermiamo le nocività’ ed
abbiamo distribuito volantini a chi entrava spiegando al
megafono le ragioni di una opposizione radicale alle
biotecnologie.
Il ‘Festival della
Scienza’ non è che una delle tante occasioni
nelle quali i responsabili dello scempio ecologico attuale e
dello sfruttamento animale ed umano escono allo scoperto nel
tentativo di ripulirsi l’immagine e garantirsi il
consenso delle persone.
Sta a noi trovare il modo
migliore per fare in modo che non riescano a farlo
indisturbati.
Durante le due iniziative
abbiamo diffuso due volantini : ‘ Vivisezione etica?
Le vostre menzogne grondano sangue’ ed ‘Una
transgenica bellezza’, i cui testi riportiamo
sotto


***VIVISEZIONE ETICA? Le vostre menzogne
grondano sangue***
Per vivisezione si intende
qualsiasi tipo di esperimento che preveda l'utilizzo di
cavie animali. I campi di applicazione di questa pratica
sono i più disparati: ricerca medica,
chimico-farmaceutica, bellica, cosmetica. Nel corso della
storia questo ha significato, per gli animali, subire ogni
tipo di tortura. Avvelenamenti, ustioni, ferimenti,
amputazioni, trapianti. Impossibile quantificare la
sofferenza, immaginare il numero di individui 'sacrificati'
in nome del progresso.
Dopo il 'caso Green Hill' ( la
chiusura di uno dei più grandi allevamenti di cani
per i laboratori in Europa) la sperimentazione animale
è divenuta argomento dibattuto e largamente discusso,
spesso con voluta superficialità ed esclusivamente in
ottica utilitarista:se serve al progresso della scienza
è da ritenersi accettabile, se si dimostra inutile
invece no.
Dalla nostra, ribadiamo che la
vivisezione sia aberrante ed inaccettabile a prescindere
alla utilità reale o presunta che essa possa, in
minima parte, avere. Obbligare esseri viventi che, come
ognuno/a di noi, anelano ad una vita libera ed autonoma, in
luoghi asettici nei quali la monotonia di giorni sempre
uguali è rotta solo dalla routine degli esperimenti,
dal ripetersi delle torture, è eticamente
inaccettabile e per questa ragione è necessario
opporvisi.
Ci troviamo a vivere in un
contesto ecologico nel quale le nocività sono
divenute parte di ciò che mangiamo e respiriamo ogni
giorno, in un contesto sociale nel quale vite sempre
più apatiche ed alienate sono fonte di stress
costante e delle patologie più disparate, eppure il
mito intoccabile della scienza come verità assoluta,
e degli scienziati come portatori di questa verità,
non è stato scalfito.
Invece di mettere in
discussioni le ragioni per le quali ci ammaliamo e
ridefinire i nostri modi di vivere e l'attuale sistema di
produzione e consumo industriale, si opta per trovare
soluzioni pronte per il mercato torturando ed imprigionando
coloro che con noi condividono questo pianeta, gli
animali.
A causa della crescente
attenzione verso il problema i responsabili, coloro che in
quei laboratori costringono un numero incalcolabile di
ratti, topi, cavie, conigli, cani, gatti, scimmie, maiali,
pesci e decine di altri animali ad una vita di agonia,
costretti in spoglie gabbie metalliche privati di ogni
basilare necessità, hanno iniziato a comprendere che
le menzogne con le quali hanno potuto difendersi sino ad ora
non bastavano più, che la favoletta del 'Preferisci
tuo figlio o un topo' ha ormai fatto il suo tempo.
I vivisettori sono costretti
ad uscire allo scoperto e difendere l'indifendibile, a
ripulirsi la faccia in pubblico. Ed ecco apparire
ricercatori in camice bianco su giornali e televisioni li a
ricordarci quanto hanno fatto e stanno ancora facendo per
'il bene dell'umanità', il proliferare di esperti in
pubbliche relazioni assoldati per gestire l'immagine del
mondo della ricerca attraverso siti internet dedicati e
pubblicità in strada, arrivando alla creazione di
veri e propri gruppi organizzati a difesa della vivisezione,
come l'ormai noto ' Pro- Test', nato in Inghilterra alcuni
anni fa, ed ora arrivato anche da queste parti nella sua
maccheronica versione.
Nel contesto di questo
disperato tentativo di propagandare la vivisezione si
iscrive la conferenza 'L'uso degli animali nella ricerca
biomedica', all'interno del Festival della Scienza 2013,
durante la quale vivisettori noti e meno noti, insieme ad
alcuni 'promotori' della ricerca con animali ed esponenti
della lobby chimico-farmaceutica, tenteranno di spiegare
alle persone quale siano le loro ragioni valide per
sfruttare, imprigionare, seviziare e torturare animali in
nome della loro concezione di progresso.
A queste persone non abbiamo
molto da dire, conosciamo da tempo le loro risposte e non ci
interessa fare altre domande. Siamo noi, questa volta, a
voler dire loro qualcosa.
Il castello di carte che vi
trovate a difendere sta crollando. In diverse parti del
mondo si è iniziato ad attaccare l'impero della
vivisezione nei modi più disparati e portando fuori
da allevamenti e laboratori non solo centinaia di animali,
ma anche le immagini di cosa accade davvero al loro interno.
Il prezzo delle cavie sta salendo vertiginosamente grazie ai
continui successi di campagne di pressione specifiche contro
le aziende responsabili del trasporto di animali.
E non ci importa delle vostre
3R, dei vostri 'comitati etici' e dei vostri tentativi di
mistificazione della realtà, ciò di cui ci
importa sono quei milioni di esseri senzienti che in quei
laboratori nascono, vivono e muoiono. Ci importa saperli
liberi, e sapere che dei vostri laboratori e delle vostre
gabbie non restino che macerie.


***UNA TRANSGENICA BELLEZZA***
Anche quest’anno il
Festival della Scienza è ospitato a Genova e sceglie,
alla sua decima edizione, di dedicare l’evento alla
“Bellezza”. Il tentativo è quello di
mostrare la scienza nel suo lato di pura speculazione e
riflessione, d’osservazione della realtà e dei
suoi misteri, di intervento positivo nello sviluppo, nella
ricerca, nel migliorare la società, come se la
scienza non avesse un ruolo decisivo in trasformazioni
radicali del mondo in cui viviamo.
Il tutto condito da
ammiccamenti e strette di mano, porte spalancate al pubblico
che deve diventare partecipante e partecipe dei segreti del
nostro universo. C’è spazio per tutti, venite e
vi sarà spiegato.

Gli scienziati, santi contemporanei che brandiscono bosoni
come un tempo si brandiva la croce, sono qui a predicare e
convertire. E con lo stesso timor di Dio li accogliamo, un
Dio laico e razionale, ma non per questo meno totalitario e
autoritario. Le leggi del progresso sostituiscono i dieci
comandamenti, ma nulla cambia: il gregge condotto dai
pastori, il meravigliato stupore, l’obbedienza. Tutto
viene ricondotto al progresso, la nuova Provvidenza, che ci
condurrà inevitabilmente verso un futuro migliore,
efficiente, produttivo, razionale.
Ma una religione non esiste
senza fedeli e non sopporta la presenza di eretici. Allora
ci invitano a “partecipare informati”, ma cosa
significa partecipare: ascoltare? recepire? subire? Ecco
perché costruiscono la propaganda sulla presunta
sostenibilità degli organismi geneticamente
modificati, o sull’uso pulito del nucleare (nonostante
Fukushima) o perché portano a giocare i bambini con
piccoli droni (concepiti in realtà non per giocare,
ma per bombardare popolazioni e territori comodamente seduti
in qualche base militare dall’altra parte del globo).
Per abituarci, per educarci al disastro che costruiscono e
pretenderebbero di gestire.
La sostenibilità degli
OGM e di altre creazioni della tecnologia è presto
detta: essa è direttamente proporzionale alla
supposta neutralità della scienza che l’ha
prodotta. Una scienza totalmente determinata dagli
interessi, dall’ideale e dal modello di società
che l’ha forgiata – non soltanto perché
asservita alle multinazionali e lobby economiche che la
finanziano, ma perché perfettamente funzionale alla
riproduzione e conservazione di una struttura sociale che si
fonda sullo sfruttamento dei pochi sui molti e sul mondo che
ci attornia. Sostenibilità è la parola magica
che apre le porte della nostra diffidenza, quando in
realtà ben sappiamo che, come le scorie radioattive
del nucleare rendono qualsiasi suo uso (sia civile che
militare) micidiale e soprattutto definitivo e
irreversibile, gli OGM e la loro introduzione in un ambiente
rendono definitiva e irreversibile la trasformazione che
provocano.
Qualsiasi propaganda sulla
gestione, sul contenimento e sul controllo che l’uomo
può esercitare sul transgenico è una menzogna
(come pensare di controllare i semi nel momento in cui sono
inseriti nel ciclo della natura, come impedire al vento di
trasportarli altrove, contaminando quell’altrove?)
appunto perché la caratteristica della scienza
contemporanea è proprio quella di essersi emancipata
e resa autonoma da qualsiasi “controllo”
dell’uomo. Sta proprio nella pretesa di controllare la
vita (e nell’incapacità di riuscirvi) la
radicale nocività del progresso a cui occorre
opporsi. Il progresso invischia l’essere umano nelle
sabbie mobili di una scienza che avvolge e trascina nel suo
gorgo paludoso: dai contadini che non possono più
scambiare e coltivare le proprie sementi, ma devono entrare
nel ciclo, controllato dal mercato e dalle multinazionali,
del seme prodotto, modificato e reso sterile; al malato di
cancro la cui malattia è causata dall’ambiente
in cui vive, inquinato, carico di scorie, prodotti ed
elementi incompatibili con la salute e la vita – e che
deve affidarsi a cure (chemio o radioterapia) che dello
stesso principio perverso si nutrono.
La scienza totale produce le
cause di un malessere che nasce dalla manipolazione del
mondo e degli esseri viventi che lo abitano, e, allo stesso
tempo, ci fornisce le cure. È un apparato cui non si
può sfuggire, perché non scisso da altri
apparati: militare, accademico, burocratico, economico.
È il criterio che regola la nostra società a
essere totale.
Ecco quindi il Festival, che
spiega quanto gli OGM non facciano male, il nanotech non sia
invasivo, la vivisezione indispensabile e il nucleare
pulito, che riduce i droni a innocui giocattoli…
insomma quanto tutto ciò che uccide, distrugge,
avvelena sia innocuo e addirittura bello, purché
garantisca profitto e potere. Ogni eventuale dubbio dovrebbe
essere fugato guardando chi sponsorizza gli eventi: banche,
industrie farmaceutiche, Ministeri, Confindustria, di certo
non benefattori ma soggetti che si muovono solo dove
guadagnano, per un interesse privato.
Un mondo basato sugli
interessi, i beni e gli affetti comuni degli esseri viventi
non ha bisogno né di queste lobby di potere né
delle invenzioni con cui vorrebbero arredare le nostre
esistenze.



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