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Aihe: [nuovopci] Avviso ai Naviganti 33 - Gramsci e la Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata


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_AVVISO AI NAVIGANTI 33_

1° novembre 2013

(SCARICATE IL TESTO IN VERSIONE OPEN OFFICE [4], PDF [5] O WORD [6] )

_Quale è la forma della rivoluzione socialista nel nostro paese e, di
conseguenza, quale è la natura del Partito comunista che la deve
promuovere e guidare_ sono questioni di grande attualità nel nostro
paese, in queste settimane. Proprio grazie all'influenza e al seguito
che avevano tra le masse popolari, i vari gruppi ed esponenti della
sinistra borghese e i gruppi economicisti che limitano l'attività delle
masse popolari alle lotte (in prima istanza non importa se tanto o poco
combattive e militanti) rivendicative e alle proteste, stanno bruciando
il loro prestigio che hanno ereditato. Hanno dimostrato e stanno
confermando nella pratica la loro incapacità di guidare le masse a porre
fine al marasma della crisi generale del capitalismo. Individui e gruppi
che vogliono essere comunisti sono quindi in maggiore fermento del
solito e pullulano riunioni, convegni, iniziative, dibattiti e congressi
per costituire organismi comunisti e per "unire i comunisti".

Se sono anche solo in qualche misura seri, il loro tema principale deve
essere la forma della rivoluzione socialista nel nostro paese e la
natura del Partito comunista, cose che non si inventano ma si possono e
devono scoprire studiando l'esperienza del passato e le condizioni, le
forme e i risultati della lotta di classe in corso nel presente.

A loro sarà utile la lettura dell'articolo pubblicato sul n. 44 (luglio
2013) della rivista _La Voce_ del (nuovo)Partito comunista italiano, che
con questo _Avviso ai Naviganti_ diffondiamo a un pubblico più ampio dei
lettori della rivista.

GRAMSCI E LA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA DI LUNGA DURATA

_La "guerra di posizione" di Gramsci è sostanzialmente una perifrasi
della più esplicita espressione GPR di LD che noi usiamo, prendendola da
Mao"._(1)

I TESTI DI _LA VOCE _E DEL _MANIFESTO PROGRAMMA _(MP) SONO TUTTI
DISPONIBILI SUL SITO WWW.NUOVOPCI.IT [7].

1. _La Voce del nuovo PCI, _n. 43, marzo 2013, p. 5

_Pubblichiamo volentieri l'articolo del compagno Folco R. che illustra
il contributo di Antonio Gramsci all'elaborazione della strategia della
guerra popolare rivoluzionaria come strategia della rivoluzione
socialista nei paesi imperialisti._

INNANZITUTTO _perché il movimento comunista del nostro paese ha assoluto
bisogno di affinare la sua elaborazione a proposito delle forme della
rivoluzione socialista. Quanto più la nostra lotta avanza, quanto più
largamente si sviluppa la guerra che abbiamo iniziato con la fondazione
del Partito, quanto più la crisi del capitalismo spinge le masse
popolari ad arruolarsi nella GPR come nel periodo 1943-1945 un numero
crescente di giovani, di operai, di contadini e di casalinghe si
arruolavano nella Resistenza, tanto più è necessario che il Partito
impari a tradurre la concezione generale della GPR in iniziative
concrete: in campagne, battaglie ed operazioni fino alla mobilitazione
delle ampie masse che instaureranno il socialismo in Italia e daranno
così il loro contributo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria
che avanza in tutto il mondo._

IN SECONDO LUOGO_ per dare ad Antonio Gramsci il posto che per l'opera
svolta merita nel movimento comunista italiano e internazionale. Contro
il travisamento della sua opera compiuto da Togliatti e dai suoi
complici e successori che hanno presentato Gramsci come precursore della
via pacifica al socialismo, in concreto della rinuncia alla rivoluzione
socialista. Ma anche contro l'uso anticomunista che di Gramsci cerca di
fare in questi anni _la sinistra borghese_: essa lo presenta in Italia e
nel mondo come un oppositore della concezione e della linea impersonate
da Stalin che hanno guidato l'Internazionale Comunista e il movimento
comunista fino al 1956. Mentre in realtà proprio Gramsci pur segregato
nelle carceri fasciste ha elaborato, alla luce dei compiti della
rivoluzione socialista e dell'esperienza del movimento comunista, la
critica più esauriente della concezione di Trotzki e della concezione di
Bukharin che furono i principali oppositori di Stalin sul terreno
dell'orientamento da dare alla rivoluzione in Unione Sovietica e a
livello internazionale e della linea con cui perseguirla._

_Questi due motivi giustificano ampiamente la pubblicazione del
contributo del compagno, benché il suo studio dell'opera di Gramsci sia
ancora in corso, cosa che traspare anche dall'incertezza nell'indicare i
testi principali tra quelli utili ai fini dell'assimilazione degli
insegnamenti di Gramsci a proposito della GPR._

_La redazione_

Nel n. 43 di _La Voce_ Umberto C. scrive che Gramsci, "_unico dirigente
comunista ... che ha riflettuto sulla forma della rivoluzione socialista
nei paesi imperialisti,... elaborò (v. _Quaderni del carcere _7 (par.
16), 10(I) (par. 9), 13 (par. 7) e altri) la teoria della "guerra di
posizione" che, liberandoci dal linguaggio imposto dalla censura del
carcere fascista, oggi chiameremmo guerra popolare rivoluzionaria di
lunga durata._

La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (GPR di LD) è
rivoluzione socialista che si costruisce. La GPR di LD, come concezione,
si contrappone alla concezione del senso comune (vale a dire dei modi di
dire e pensare correnti, frutto del ruolo dominante del clero e della
borghesia) secondo cui la rivoluzione socialista scoppierebbe, cioè
sarebbe una ribellione spontanea delle masse popolari costrette a
condizioni intollerabili. Il movimento comunista al suo inizio (1848) ha
ereditato questa concezione e ha inteso la rivoluzione socialista come
rivoluzione che scoppia, al modo delle rivoluzioni del passato. Ma
questa concezione della rivoluzione socialista faceva a pugni con
l'esperienza del movimento comunista che veniva sviluppandosi. I
comunisti un po' alla volta si resero conto di questo contrasto tra la
loro concezione della rivoluzione socialista e la pratica della
rivoluzione socialista.

Engels fu il primo che espose in modo organico, nel 1895, il concetto
che la rivoluzione socialista aveva per sua natura una forma diversa
dalle rivoluzioni del passato, che non scoppia ma si costruisce.(2) Ma i
partiti socialisti di allora (che erano tra loro collegati nella II
Internazionale) non accolsero la sua scoperta. Anche in quelli che si
professavano marxisti, come il Partito Socialdemocratico tedesco,
l'adesione dei loro dirigenti al marxismo era dogmatica, sia pure in
gradazioni diverse. Il comunismo, il socialismo e la rivoluzione
socialista erano articoli di fede, che non si traducevano nelle linee
che guidavano l'attività corrente dei partiti. Proprio per questo essi
non seppero far fronte al loro compito, come venne platealmente
dimostrato dagli avvenimenti del 1914. Tra i partiti socialisti di
allora, solo il partito di Lenin tradusse nella sua pratica la
concezione di Engels. Ma la tradusse senza fare della concezione di
Engels un'arma per la lotta contro il dogmatismo, l'opportunismo e
l'economicismo.(3) Costruì la rivoluzione in Russia come una GPR di LD,
ma senza averne consapevolezza (a conferma che la pratica è in generale
più ricca della teoria). Analogamente l'Internazionale Comunista e
Stalin nella prima parte del secolo scorso condussero con successo la
rivoluzione socialista a livello internazionale come GPR di LD di cui
l'Unione Sovietica era la base rossa mondiale, ma non raggiunsero la
piena coscienza di quello che stavano facendo. Cosa che lasciò spazio
nell'Internazionale Comunista al dogmatismo, all'opportunismo e
all'economicismo che vennero alla luce apertamente negli anni '50 del
secolo scorso. Mao Tse-tung fu il primo dirigente di partito che elaborò
la concezione della GPR di LD come strategia della rivoluzione
socialista. Mao Tse-tung tuttavia enunciò questa concezione come
strategia della rivoluzione in Cina, legandola ai caratteri specifici
della situazione sociale e politica cinese (_Perché in Cina può esistere
il potere rosso?_ - ottobre 1928 in _ Opere di Mao Tse-tung_, Edizioni
Rapporti Sociali vol. 2, disponibile sul sito del (n)PCI
http://www.nuovopci.it/arcspip/article0c16.html [8]). In seguito essa
venne indicata come strategia della rivoluzione per tutti i paesi
coloniali, semicoloniali e neocoloniali in cui la massa della
popolazione era ancora formata da contadini. Solo con l'affermazione del
marxismo-leninismo-maoismo come terza e superiore fase del pensiero
comunista è stata acquisita la concezione che la GPR di LD è la
strategia _universale_ della rivoluzione socialista, la strategia che i
comunisti devono seguire in ogni paese per vincere.(4)

2. _Manifesto Programma del nuovo PCI_, Ed. Rapporti Sociali, Milano,
2008, pp. 199-201 con le rispettive note 133-138 alle pp. 298-299. Da
qui in avanti MP.

3. Tre deviazioni costantemente presenti anche nei partiti dei paesi
imperialisti che pur si dicevano marxisti.

_Dogmatismo_: avere verso il marxismo una relazione analoga a quella del
credente verso le dottrine religiose, assumerlo come descrizione del
mondo ma non come scienza guida dell'azione per trasformarlo.

_Opportunismo_: partecipare alla lotta politica borghese unicamente o
principalmente per cogliere le possibilità che essa offre (opportunità)
di migliorare le condizioni dei lavoratori nell'ambito del sistema di
relazioni sociali borghesi.

_Economicismo_: limitare la lotta di classe alle rivendicazioni di
miglioramenti salariali e delle condizioni di lavoro.

4. Vedasi in proposito _L'ottava discriminante_ in _La Voce_ n. 9
novembre 2001 e n. 10 marzo 2002.

Gramsci nella sua condizione di prigioniero dei fascisti dal 1926 alla
sua morte nel 1937 non guidò il processo rivoluzionario in Italia, ma
elaborando l'esperienza della rivoluzione socialista in Italia e negli
altri paesi imperialisti e analizzando anche il modo in cui i
bolscevichi avevano vinto in Russia, ha portato contributi importanti
alla formulazione della strategia della GPR di LD.(5)

5. Della trasformazione del capitalismo in imperialismo e del
cambiamento della forma della rivoluzione Gramsci parla in Q8 §236 p.
1088 e in Q10 § 9, p. 1226 in _Quaderni del carcere, _Einaudi, Torino,
2001. Da qui in avanti QC.

Di seguito espongo i principali aspetti della GPR di LD che Gramsci ha
più o meno largamente elaborato nei suoi _Quaderni del carcere_. Le
citazioni da Gramsci o da altri sono in corsivo. Le evidenziazioni in
grassetto sono mie.

1. LA RIVOLUZIONE PROLETARIA NELLA FASE DELL’IMPERIALISMO

L'imperialismo è l'ultima fase del capitalismo, ma è anche l'ultima fase
della società divisa in classi, quindi chiude non solo un periodo
secolare (quello del capitalismo), ma millenario (quello della divisione
dell'umanità in classi di oppressi e oppressori, di sfruttati e di
sfruttatori). La rivoluzione socialista è quindi differente da tutte le
altre rivoluzioni. Nel senso preciso che le precedenti rivoluzioni
servivano a una classe per conquistare il potere in una società che
restava divisa tra classi di sfruttati e classi di sfruttatori; invece
la rivoluzione socialista serve alla classe operaia a conquistare il
potere alla testa del resto delle masse popolari per gestire una società
che passo dopo passo abolisce la divisione in classi. La forma della
rivoluzione è quindi diversa: non è più un'insurrezione che scoppia, in
cui una classe si mette alla guida della rivolta delle masse popolari e
se ne serve per installarsi al posto di comando come nuova classe
sfruttatrice, ma è una rivoluzione che si costruisce passo dopo passo,
battaglia dopo battaglia, campagna dopo campagna, come una guerra, nel
corso della quale le masse popolari si trasformano perché organizzandosi
nel partito comunista e in organizzazioni di massa iniziano a
conquistare il ruolo di creatrici _consapevoli_ della storia. La
rivoluzione socialista quindi inizia prima della conquista del potere
politico e in Italia è già in atto. È rivoluzione in corso d'opera,
conquista di egemonia come estensione e radicamento del Nuovo Potere,
iniziata come GPR di LD con la fondazione del nuovo Partito Comunista
Italiano, nel novembre del 2004.

Il potere, quello che Gramsci chiama _egemonia, _nella società italiana
come in ogni società moderna in ultima analisi _è la direzione
dell'attività pratica delle masse popolari. La direzione combina la
conquista del cuore e della mente delle masse popolari con l'esercizio
della coercizione e con l'organizzazione della vita quotidiana in tutti
i suoi aspetti_.(6)

6. MP, p. 203.

Nel nostro paese la GPR di LD seguirà un percorso determinato da
condizioni specifiche, e cioè _la strada dell'accumulazione delle forze
rivoluzionarie tramite la costituzione e la resistenza del partito
clandestino e la sua direzione sulle masse popolari ad aggregarsi in
organizzazioni di massa di ogni genere necessarie per soddisfare i
propri bisogni materiali e spirituali, a partecipare alla lotta politica
borghese onde sovvertirne l'andamento e a condurre le lotte
rivendicative, fino all'inizio della guerra civile. Questo è nel nostro
paese il corrispondente di quello che è "l'accerchiamento delle città da
parte delle campagne" in paesi semifeudali. È impossibile nei paesi
imperialisti accerchiare le città dalle campagne, ma è del tutto
possibile, e la pratica lo ha mostrato, definire lo specifico sviluppo
quantitativo che costituisce la prima fase della GPR di LD e attraverso
il quale si va verso la sua seconda fase. Con la guerra civile generata
da quello sviluppo quantitativo, inizierà la seconda fase della GPR di
LD. L'inizio della guerra civile sarà segnata dalla costituzione delle
Forze Armate Popolari che a partire da quel momento contenderanno il
terreno alle forze armate della reazione._(7)

7. _La Voce del nuovo PCI, _n. 17, luglio 2004, p. 31.

2. L’ESSENZA DELLA GUERRA POPOLARE RIVOLUZIONARIA DI LUNGA DURATA

_L'essenza della GPRdiLD consiste nella costituzione del partito
comunista come centro del nuovo potere popolare della classe operaia;
nella mobilitazione e aggregazione crescente di tutte le forze
rivoluzionarie della società attorno al partito comunista;
nell'elevazione del livello delle forze rivoluzionarie; nella loro
utilizzazione secondo un piano per indebolire il potere della borghesia
imperialista e rafforzare il nuovo potere, fino a rovesciare i rapporti
di forza, eliminare lo Stato della borghesia imperialista e instaurare
lo Stato della dittatura del proletariato._(8)

Gramsci descrive questi tratti essenziali parlando

1) del partito come _moderno Principe_,

2) di forze rivoluzionarie che si aggregano come _volontà collettiva
nazionale-popolare di cui il partito è nello stesso tempo
l'organizzatore e l'espressione attiva e operante, _

3) della elevazione delle forze rivoluzionarie come _riforma
intellettuale e morale,_(9)

4) dell'utilizzo delle forze rivoluzionarie fino all'instaurazione dello
Stato socialista, cioè fino al _compimento di_ _una forma superiore e
totale _(cioè riguardante tutti gli aspetti della società, ndr) _di
civiltà moderna._(10)

La GPR di LD inizia con la costituzione del partito comunista. Il
partito comunista si fonda sulla concezione comunista del mondo_: "Nella
pratica noi abbiamo bisogno di un partito coeso, disciplinato, forte e
alla lunga un partito rivoluzionario può essere coeso e disciplinato
solo se i suoi membri sono uniti su una sua concezione del mondo (per i
movimentisti questo sa di setta, ma è un'accusa che i comunisti si sono
spesso sentiti fare) e se personifica ciò che unisce gli operai al di là
delle differenze e dei contrasti di categorie e di mestieri, di culture,
di nazionalità, di sesso, di tradizioni e che li costituisce come nuova
classe dirigente delle masse popolari: la concezione comunista del
mondo_."(11)

La concezione comunista del mondo è quella ideologia che passo dopo
passo unifica le masse popolari dando loro un obiettivo comune. Di essa
Gramsci parla trattando del _Principe _di Machiavelli: è una concezione
viva e concreta, che si materializza nella pratica, non un'astrazione
dogmatica.(12) È il materialismo dialettico e la sua forma più avanzata
è il maoismo, terza superiore tappa del pensiero comunista.

8. MP, p. 203.

9. Gramsci parla esplicitamente della necessità di dare _una direzione
consapevole ai moti spontanei _delle masse popolari, di _elevarli ad un
piano superiore _in QC, pp. 328-332 (Q3 §48).

10. QC, pp. 1560-1561 (Q13 §1).

11. MP, p. 164.

12. QC, p. 1555 (Q13 §1).

Machiavelli indica come guida della collettività un individuo, un
condottiero, un Principe, capace DI CONVINCERE parlando "alla mente e al
cuore" delle masse popolari, cioè con scienza e arte, con il distacco
dello scienziato e la partecipazione dell'artista. Oggi la guida delle
masse popolari non può più essere un individuo, perché il passaggio
rivoluzionario non è sostituire una guida di quelle masse con un'altra,
ma guidare le masse a trasformarsi fino a guidarsi da sé. Il soggetto
che conduce questo processo non è perciò un individuo, ma un collettivo,
che già in sé, proprio perché collettivo, riflette l'esigenza (la
possibilità e, a date condizioni, la capacità) che la collettività si
governi da sé e sperimenta al suo interno il modo per farlo. Questo
soggetto collettivo è il partito comunista ed è con la sua costituzione
che la rivoluzione inizia nella forma di GPR di LD.

Dove il partito comunista manca o dove non è ancora sufficientemente
forte da potersi porre come guida della mobilitazione delle masse
popolari, questa segue altre guide, che possono essere gruppi arretrati
o reazionari, o individui che prendono ruolo di capopopolo, come è il
caso di Beppe Grillo. Chi critica le masse popolari perché seguono
Grillo è un analfabeta politico o un inetto che si rifiuta di analizzare
i propri limiti, cioè non si chiede per quali SUOI LIMITI le masse
popolari seguono Grillo e non lui o il suo gruppo. Consolandosi con
l'idea falsa che le masse popolari sono arretrate, ragiona allo stesso
modo della borghesia imperialista, cioè condivide il disprezzo che la
borghesia ha nei confronti delle masse popolari.

Il partito che descrive Gramsci è oggi il nuovo PCI con la sua carovana,
cioè con le forze che condividono il suo percorso in terre ancora non
esplorate, verso _mete concrete sì e razionali, ma di una concretezza e
razionalità non ancora verificate e criticate da una esperienza storica
effettuale e universalmente conosciuta_.(13) La carovana del nuovo PCI
infatti sta facendo la rivoluzione in un paese imperialista, impresa
nuova per il movimento comunista internazionale, e sta sperimentando un
metodo nuovo in un paese imperialista, la GPR di LD. Non può quindi
contare su esperienze precedenti _effettuali, _che cioè abbiano avuto
efficacia. Non abbiamo ESEMPI da portare a chi esita o dubita.(14)

Chi continua a esitare, a mantenere riserve, a guardare con scetticismo
la passione che ci anima, non può comunque rimanere quello che è, perché
l'avanzare della crisi gli impone di trasformarsi. Quando la casa è in
fiamme bisogna uscire, dice Buddha nella poesia di Brecht.(15)

Se non possiamo portare un esito certo, perché nessuno ha fatto ancora
quello che oggi facciamo, portiamo però la passione di chi scopre terre
nuove e costruisce cose nuove, la consapevolezza che stiamo realizzando
"il sogno di una cosa" che il mondo possiede da tempo: l'abolizione
della divisione degli esseri umani in classi di sfruttati e classi di
sfruttatori.(16)

13. QC, p. 1558 (Q13 §1).

14. Beninteso a favore e a "dimostrazione" della nostra linea abbiamo da
portare e portiamo, oltre all'analisi della lotta di classe in corso
oggi, anche l'esperienza della prima ondata delle rivoluzione
proletaria: sia dei successi conseguiti con la fondazione delle primi
paesi socialisti (a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre e dalla
creazione dell'Unione Sovietica) che per alcuni decenni svolsero il
ruolo di basi rosse della rivoluzione proletaria mondiale, sia delle
sconfitte che abbiamo subito. Noi siamo decisamente contrari all'oblio e
tanto più alla denigrazione dell'esperienza storica della prima ondata
della rivoluzione proletaria e in particolare anche di quella dei primi
paesi socialisti. La nostra è una posizione scientifica: noi usiamo
l'esperienza, i successi e le sconfitte, per elaborare a un livello
superiore la scienza della trasformazione della società borghese in
società comunista, la scienza con cui raggiungeremo la vittoria. Questo
atteggiamento ci distingue nettamente dalla sinistra borghese, anche da
quei suoi esponenti che quasi si dicono comunisti (vedasi ad esempio i
fondatori di Ross@ riunitisi a Bologna nell'Assemblea di sabato 11
maggio 2013) e anche da quei cultori del "socialismo del XXI secolo"
nostrani e no, alla Luciano Vasapollo e alla Martha Harnecker, che
gratta gratta presentano l'importante lotta in corso in Venezuela e in
altri paesi dell'America Latina principalmente come alternativa e
negazione del socialismo del XX secolo, quello della prima ondata della
rivoluzione proletaria e dei primi paesi socialisti. Che ne direste, in
qualsiasi altro campo dell'attività umana, di persone che si dichiarano
decise a perseguire un obiettivo ma che ignorano, trascurano o
addirittura denigrano l'esperienza di tutti quelli che prima di loro lo
hanno perseguito, in nome del fatto che non lo hanno raggiunto?

15. "Non molto tempo fa vidi una casa. Bruciava. Il tetto/era lambito
dalle fiamme. Mi avvicinai e m'avvidi/che c'era ancora gente, là dentro.
Dalla soglia/li chiamai, ché ardeva il tetto, incitandoli/ad uscire, e
presto. Ma quelli/parevano non avere fretta. Uno mi chiese,/mentre la
vampa già gli strinava le sopracciglia,/che tempo facesse, se non
piovesse per caso,/se non tirasse vento, se un'altra casa ci fosse,/e
così via. Senza dare risposta/uscii di là. Quella gente, pensai,/deve
bruciare prima di smettere con le domande". (B. Brecht, _La parabola di
Buddha sulla casa in fiamme_).

16. "Si vedrà allora come da tempo il mondo possiede il sogno di una
cosa, di cui non ha che da possedere la coscienza, per possederla
realmente." (K. Marx, _Lettera a Ruge, _settembre 1943 - _ Opere
complete_, Editori Riuniti 1976, vol. 3 pag. 156).

3. LA RIVOLUZIONE SI COSTRUISCE

Secondo il senso comune, la rivoluzione socialista scoppia: è quindi un
evento ristretto nel tempo, un'insurrezione, una rivolta, una
sollevazione popolare spontanea, come detto sopra. Questa concezione si
è sedimentata nel senso comune perché le rivoluzioni fino a un certo
punto della storia si sono manifestate sempre, dal lato delle masse
popolari, come insurrezioni, come esplosioni spontanee dovute al
maturare di condizioni che rendevano impossibile il perdurare delle
condizioni esistenti. Ma nel senso comune accanto al concetto della
"rivoluzione che scoppia" si affaccia il concetto opposto, del "fare la
rivoluzione". Nel primo caso, le masse popolari insorgono a fronte di
una situazione che è diventata intollerabile. Il loro quindi è un
movimento PASSIVO: un movimento che le masse compiono mosse non da una
loro interna trasformazione, ma da fattori esterni determinati
dall'azione di altre classi, come un corpo che si muove perché sospinto
da un altro. Nel secondo caso, le masse popolari fanno (cioè
costruiscono) la rivoluzione: il loro è un movimento ATTIVO. L'ATTIVITÀ
richiede coscienza: ideazione, programmazione, esame in corso d'opera,
bilancio, determinazione, insomma, impegno delle nostre facoltà
intellettuali e morali al livello più elevato, perché rivoluzione
significa scoprire cose nuove e inventare, e perché la classe avversa
usa ogni mezzo, infamia e crudeltà per mantenere il proprio potere.

I due modi di intendere la rivoluzione si distinguono come opposti
perché il primo porta la rivoluzione socialista alla SCONFITTA, il
secondo porta la rivoluzione socialista al SUCCESSO. Il primo modo
funziona effettivamente e per millenni, nelle società divise in classi;
ma smette di funzionare in un dato momento storico, e precisamente
quando sono mature le condizione per l'abolizione della divisione in
classi, cioè in Europa alla metà del secolo XIX. In questo momento nasce
il soggetto che dirige l'abolizione delle classi, e cioè il movimento
comunista cosciente e organizzato (con i suoi partiti, i sindacati e le
altre organizzazioni di massa). La pubblicazione del _Manifesto del
Partito Comunista _di Marx ed Engels nel 1848 ne è "atto di nascita". Il
movimento comunista cosciente e organizzato inizia a FARE la
rivoluzione, vince solo quando più o meno consapevolmente COSTRUISCE la
rivoluzione, e quando non lo fa impara a proprie spese che la
rivoluzione, ormai, non è più una cosa che scoppia.

La svolta è di importanza storica. Per la prima volta nella storia
dell'umanità un cambiamento sociale viene pensato dalle masse popolari
che lo attuano, e non determinato da cause esterne ad esse. La coscienza
(la ragione e la volontà) degli esseri umani, la loro concezione del
mondo, assume un ruolo senza precedenti. Possiamo, e quindi dobbiamo,
realizzare l'antico sogno di costruire una società e una civiltà con
metodo razionale, e spetta alla classe operaia guidare questo
processo.(17)

17. Costruire la società e una civiltà secondo un metodo razionale
suscita orrore nel campo della borghesia imperialista. Secondo la
concezione borghese del mondo questo è "limitazione della libertà
individuale": in realtà è negazione della libertà della borghesia. La
contrarietà all'uso del metodo razionale nella costruzione della
rivoluzione socialista, cioè la posizione di quelli che considerano
questo metodo limitativo della "spontaneità" delle masse popolari e
della loro "insurrezione che si attende", è un'espressione della
concezione borghese del mondo.

Questa concezione del mondo ha tra i suoi fondamenti la consapevolezza
che la rivoluzione si sviluppa (si fa) al modo in cui si fa (si promuove
e si conduce) la guerra, e oggi la consapevolezza che si tratta di una
GPR di LD, sperimentata nei paesi oppressi e semicoloniali in modo
consapevole dal Partito Comunista Cinese. Sulla scorta dell'esperienza
della rivoluzione socialista in Europa all'inizio del secolo XX, Gramsci
spiega che questa strategia vale anche per i paesi imperialisti, quindi
anche per l'Italia.

4. LA LOTTA DI CLASSE È UNA GUERRA

Gramsci descrive la lotta di classe come una guerra. Dice che il
passaggio dalla guerra manovrata (e dall'attacco frontale) alla guerra
di posizione avviene anche nel campo politico e critica Trotzki che, in
un modo o nell'altro, può ritenersi _il teorico politico dell'attacco
frontale in un periodo in cui esso è solo causa di disfatta_.(18)

18. QC, pp. 801-802 (Q6 §138). I QC contengono la critica più esauriente
che a mia conoscenza sia stata fatta dell'accezione in cui Trotzki fece
propria l'espressione "rivoluzione permanente" usata da Marx ed Engels e
della concezione che Trotzki costruì all'insegna della "rivoluzione
permanente". Più esauriente nel senso che la critica viene condotta alla
luce non solo dei compiti della rivoluzione socialista in Russia e dei
compiti dell'Internazionale Comunista negli anni '20, ma di tutta
l'esperienza storica del movimento comunista in Europa e in Russia a
partire dalla sua fondazione nel 1848.

Con _guerra manovrata o di movimento_ Gramsci intende quella di chi
considera l'attacco come un'operazione rapida e conclusiva, come
un'insurrezione popolare di cui il partito comunista prende la testa. È
guerra destinata alla sconfitta di fronte a un nemico che a sua volta
conduce una guerra pianificata, con tutti gli strumenti politici e
militari di cui dispone in grande quantità.

Da quando, a metà del secolo XIX, in Europa diventano mature le
condizioni per l'abolizione delle classi, la borghesia mette in campo
strumenti politici e militari per impedire che questo avvenga. Nei
regimi di controrivoluzione preventiva sono prevalentemente strumenti
politici.(19) Quanto più la crisi avanza e si sgretolano i pilastri dei
regimi di controrivoluzione preventiva, tanto più la lotta di classe
manifesta apertamente il suo carattere di guerra di classe (e tanto più
palese diventa l'inconsistenza del movimentismo) (20) Qui, dice Gramsci,
_si passa alla guerra d'assedio, compressa, difficile, in cui si
domandano qualità eccezionali di pazienza e di spirito inventivo._(21)
La _guerra d'assedio, _o _guerra di posizione _è la GPR di LD contro la
borghesia imperialista, e il partito comunista che la conduce deve avere
_ pazienza_, fermezza strategica di fronte a qualsiasi attacco nemico e
capacità di combattere per tutto il tempo necessario, e _spirito
inventivo_, flessibilità tattica e capacità innovativa quale è
necessaria per chi si inoltra in terreno non esplorato, come nel caso
della carovana del nuovo PCI.(22)

19. Cosa sono i regimi di controrivoluzione preventiva è spiegato in MP,
pp. 46 e seguenti.

20. _Movimentismo_: limitare la lotta di classe alle forme d'azione
conformi al senso comune e alle relazioni proprie della società
borghese, escludendo progettualità e tanto più la concezione comunista
del mondo. In sostanza equivale a spontaneismo.

21. QC, p. 802 (Q6 §138).

22. Gramsci ritorna sull'opposizione tra _guerra di posizione e guerra
manovrata o frontale, _cioè tra GPR di LD e l'insurrezione il cui
scoppio è atteso da spontaneisti, economicisti o movimentisti, in QC, p.
865 (Q7 §16). Qui Lenin è indicato come quello che ha condotto la GPR di
LD. Al lato opposto Gramsci pone Trotzki, Sorel, Rosa Luxemburg.

5. GUERRA E CRISI

Nel §17 del _Quaderno_ 13 il tema è _Analisi delle situazioni: rapporti
di forza._(23) Gramsci descrive la situazione in cui la guerra tra
classi ha luogo. È la situazione rivoluzionaria che si sviluppa in
concomitanza con la crisi generale per sovrapproduzione assoluta di
capitale: Gramsci fa riferimento alla prima. Sono evidenti le analogie
con la situazione odierna, della seconda crisi generale.

23. QC, pp. 1578-1589 (Q13 §17).

Gramsci parla delle _polemiche ideologiche, religiose, filosofiche,
politiche _che si svolgono attorno ai mille fenomeni in cui la crisi si
manifesta (le varie forme in cui la resistenza di operai, lavoratori,
masse popolari si esprime, le varie forme di massacro sociale dei
governi della borghesia imperialista che si riassumono in una guerra di
sterminio non dichiarata contro le masse popolari e, quanto ai fenomeni
più eclatanti, i suicidi, l'uccisione delle donne, ecc. ecc.). Queste
polemiche hanno un senso solo se CONVINCONO e infine si dimostrano VERE
solo quando VINCONO. Nello scontro, i comunisti sono sia convincenti che
vincenti perché uniscono il fenomeno occasionale alla questione
generale, cioè alla crisi; perché hanno una concezione del mondo che da
un lato ha conoscenza della natura della crisi, dall'altro ha la
strategia per superarla (la GPR di LD). Convincere, cioè conquistare
"mente e cuore" delle masse popolari, è questione che decide dell'esito
della guerra. Basti vedere tutto l'apparato messo in campo dalla
borghesia imperialista per convincere le masse popolari che è giusto
vadano alla miseria e alla morte per salvare una classe politica in
putrefazione e il sistema finanziario che è alle spalle di questa
classe, gestito da un infimo gruppo di criminali a livello
internazionale e in ogni paese, che si spacciano per Comunità
Internazionale (come spacciano le loro guerre per missioni di pace).

"Una volta date le condizioni oggettive del socialismo, che in Europa
esistono da più di un secolo, per la vittoria della rivoluzione
socialista il fattore decisivo sono le condizioni soggettive." (MP, p.
35) Il movimento comunista cosciente e organizzato può quindi costruire
la rivoluzione socialista. Gramsci lo conferma dicendo che esistono _le
condizioni necessarie e sufficienti perché determinati compiti possano e
quindi debbano essere risolti storicamente, _aggiungendo che lo si deve
fare _perché ogni venir meno al dovere storico aumenta il disordine
necessario e prepara più gravi catastrofi, _che, cioè, prevalga la
mobilitazione reazionaria delle masse popolari, che la borghesia riesca
a imporre il fascismo e la guerra.

I comunisti DEVONO _risolvere storicamente i propri compiti, _dice
Gramsci_: _non farlo prepara _più gravi catastrofi_. Ossia i compiti che
i comunisti devono risolvere sono posti dal corso della storia e
identificabili studiando il corso della storia. Questi compiti devono
essere assolti. La società che non li assolve incorrerà in catastrofi
via via più gravi. La crisi IMPONE che noi lottiamo per fare dell'Italia
un nuovo paese socialista. La classe dominante e il senso comune vedono
della crisi gli aspetti negativi, ma TUTTI gli aspetti negativi della
crisi hanno origine nel rifiuto di fare ciò che la crisi impone di fare,
nel voler persistere in questo sistema economico, sociale e politico,
nel voler mantenere questa condizione materiale, nel non voler credere
possibile e realizzare il futuro che la crisi impone come necessario.

Non sono né convincenti né vincenti gli economicisti, incapaci di vedere
al di là del fenomeno, e i dogmatici, che sostituiscono all'esame della
realtà i propri schemi.

Gramsci insiste sul fatto che bisogna assolutamente tenere conto del
nesso tra la crisi generale e le sue singole manifestazioni (i singoli
fenomeni locali, di settore, del momento, ecc.). Solo così si è in grado
di attaccare in modo efficace il nemico. Costringere la nostra azione
entro i dettagli, farci disperdere nelle lotte singole è un'arma di
guerra nelle mani del nemico. Chi subisce l'influenza ideologica della
borghesia (la sinistra borghese e i suoi seguaci) cade facilmente
vittima di quest'arma del nemico, perché la stessa borghesia non ha
conoscenza teorica del nesso tra generale e particolare, perché non ha e
non può avere una scienza della realtà economica, sociale e politica
(scienza che le mostrerebbe che il suo regno è finito). L'analisi
teorica della realtà fatta dalla borghesia è sempre analisi dei dettagli
(analisi unilaterale), non mostra il nesso tra di essi, nesso che solo
esso permette di capire il vero ruolo e senso di ogni singolo dettaglio.
Tener conto del nesso tra ogni manifestazione e la crisi generale
significa inquadrare ogni singola battaglia, ogni singola campagna entro
la strategia generale della GPR di LD, costruire la rivoluzione, perché
qui _si tratta non di ricostruire la storia passata ma di costruire
quella presente e avvenire._

Dopo l'_analisi della situazione_ Gramsci passa ad esaminare i _rapporti
di forza, _che si articolano in _momenti._

Il primo di essi è il dato di partenza, cioè i rapporti di forza tra
classi in relazione alla situazione oggettiva, all'assetto economico
della società e alla conseguente composizione di classe.

Il secondo momento è quello in cui un classe inizia a prendere coscienza
di sé come classe, e qui si muove sul terreno rivendicativo prima e poi
su quello della lotta politica che c'è, cioè la lotta politica borghese.
Questo passaggio è indicato nel MP come PASSAGGIO DA LOTTA RIVENDICATIVA
A LOTTA POLITICA e in Europa si attua già alla fine del secolo XIX con
la formazione di grandi sindacati e dei partiti socialisti della II
Internazionale.

Il terzo momento è PASSAGGIO DA LOTTA POLITICA A LOTTA RIVOLUZIONARIA.
La classe operaia comprende che per difendere i propri interessi non
basta agire nel contesto politico predeterminato dalla borghesia. Nel MP
(p. 26) lo si spiega come segue: "_Col marxismo gli operai raggiunsero
la coscienza più piena della propria situazione sociale. La loro lotta
diventò più cosciente, fino ad assumere un carattere superiore. Divenne
lotta politica rivoluzionaria, lotta per abbattere lo Stato della
borghesia, costruire un proprio Stato e, grazie al potere conquistato,
creare un nuovo sistema di produzione e un nuovo ordinamento sociale,
eliminare lo sfruttamento e la sua espressione storica: la divisione
della società in classi_"_._ In questo _terzo momento _la classe operaia
comprende che i propri interessi di classe sono gli interessi di tutta
la società.

In questo terzo momento, il rapporto tra classi è inevitabilmente
destinato a sfociare in un rapporto di guerra inteso nel senso classico,
cioè _rapporto delle forze militari._ Gramsci indica che lo scontro
militare è un passaggio necessario della rivoluzione socialista. Proprio
su questo punto si è concentrato il principale travisamento di Gramsci
da parte dei revisionisti moderni, da Togliatti in poi, dall'ottavo
congresso del PCI (1956) che consacrò la via pacifica e parlamentare al
socialismo come dottrina ufficiale del partito.

Quanto a quelli che, a differenza dei revisionisti, sono per la
rivoluzione socialista, ma non per la rivoluzione socialista che si
costruisce come una guerra ma per la rivoluzione socialista che scoppia,
Gramsci mostra che l'esperienza dice che non è affatto scontato che le
crisi economiche generino automaticamente insurrezioni. Il peggiorare
delle condizioni economiche non genera necessariamente la mobilitazione
delle masse popolari in senso rivoluzionario e all'opposto la
mobilitazione delle masse popolari in senso rivoluzionario non richiede
che le condizioni economiche siano a un grado determinato di
intollerabilità. Che le masse popolari si mobilitino in senso
rivoluzionario dipende dall'azione di un partito che guida il percorso
loro di battaglia in battaglia, di campagna in campagna fino a
_culminare nel _ _RAPPORTO MILITARE DECISIVO__, _cioè fino al momento in
cui la borghesia imperialista che difende il proprio regime è costretta
o ad abbandonare il campo o ricorrere alla guerra civile_._ Questo
percorso è descritto qui da Gramsci in dettaglio: si tratta di trovare
_i punti di minore resistenza _del nemico, dove il colpo è più efficace,
di capire quali sono _ le operazioni tattiche immediate, … come si può
meglio impostare una campagna di agitazione politica, quale linguaggio
sarà meglio compreso dalle moltitudini ecc._

Tutto questo è precisamente sviluppo della GPR di LD in un paese
imperialista come l'Italia, di cui qui Gramsci descrive la prima fase,
la fase della difensiva strategica, quando la superiorità della
borghesia è schiacciante. _ Il partito comunista deve accumulare le
forze rivoluzionarie. Raccogliere attorno a sé (nelle organizzazioni di
massa e nel fronte) e in sé (nelle organizzazioni del partito) le forze
rivoluzionarie, estendere la sua presenza e la sua influenza, educare le
forze rivoluzionarie alla lotta dirigendole a lottare. L'avanzamento del
nuovo potere si misura dalla quantità delle forze rivoluzionarie che si
raccolgono nel fronte e dal livello delle forze stesse. In questa fase
l'obiettivo principale non è l'eliminazione delle forze nemiche, ma
raccogliere tra le masse popolari forze rivoluzionarie, estendere
l'influenza e la direzione del partito comunista, elevare il livello
delle forze rivoluzionarie: rafforzare la loro coscienza e la loro
organizzazione, renderle più capaci di combattere, rendere la loro lotta
contro la borghesia più efficace, elevare il loro livello di
combattività._(24)

24. MP, pp. 203-204. Gramsci si riferisce all'accumulazione delle forze
rivoluzionarie parlando di _forza permanentemente organizzata e
predisposta di lunga mano. _(QC, p. 1588 (Q13 §17))

6. LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA NON SCOPPIA

C'è la spontaneità e c'è lo spontaneismo. Gramsci critica quelli che per
principio rifiutano di imprimere al processo rivoluzionario una
direzione consapevole,(25) quelli secondo cui una direzione del genere
significa imprigionare, schematizzare, impoverire il processo
rivoluzionario, metterci sopra il proprio cappello. Esempio attuale di
questa tendenza movimentista è il tentativo di costruire un Movimento
Anticapitalista e Libertario (Assemblea di Bologna, 11 maggio 2013).(26)


25. QC, pp. 328-332 (Q3 §48).

26. Vedi la critica diffusa dal nuovo PCI nell'_Avviso ai naviganti 18,_
5 maggio 2013 in www.nuovopci.it/dfa/avvnav18/avvnav18.html.

Si proclama MOVIMENTO, non nel senso che vuole solo unire organizzazioni
e classi diverse, indipendentemente dai loro orientamenti particolari in
altri campi, in una concreta battaglia politica, ma nel senso che vuole
dichiararsi contro lo stato attuale delle cose (il capitalismo), ma
rifiuta l'instaurazione del socialismo, il partito comunista e la
concezione comunista del mondo (cioè si pone sul terreno della sinistra
borghese).

· È CONTRO qualcosa (contro il capitalismo), ma non PER qualcosa (il
socialismo e il comunismo). Chi volesse essere "per", dovrebbe fare
piani, organizzarsi, così come ogni volta che si vuole costruire una
cosa, quale che essa sia.

· È LIBERTARIO, cioè proclama la libertà in generale, ma non dice
"libertà delle masse popolari dal capitalismo": usa il termine
"libertario" perché è quello usato dalle tendenze anarchiche che
rifiutano ogni schema, organizzazione, imposizione, regola, disciplina,
da qualsiasi parte venga: anche quella che un collettivo si dà, anche
quella che la lotta stessa richiede. Li rifiuta al punto da rinunciare
alla lotta e restare al capitalismo.

La LIBERTÀ e il MOVIMENTO di cui si tratta in questo ennesimo tentativo
sono quelli dell'acqua che è libera di muoversi verso il basso. Non c'è
pensiero, non c'è riflessione, non c'è bilancio dell'esperienza di chi
prima di noi ha lottato, del perché e dove ha vinto o ha perso, non c'è
programma per il futuro, e quindi non c'è slancio. Il tutto si riduce,
alla fine, al contrario della libertà, a una reazione MECCANICA (cioè al
modo in cui in un meccanismo una parte non si muove di moto proprio, ma
per l'impulso che riceve da un'altra) all'attacco del nemico, che invece
dispone di eserciti organizzati (che dai tempi dell'antica Roma e anche
prima hanno dimostrato sempre di vincere masse in rivolta disorganizzate
anche se esse sono in numero dieci e più volte superiore), di un piano
per mantenere il proprio potere, ecc.

Gramsci spiega qui come questa che vuole essere libertà si rovescia in
risposta meccanica ed espressione di subalternità rispetto alla classe
nemica, perché non si qualifica per se stessa, per quello che vuole
costruire, ma per il nemico cui si oppone, e quindi DIPENDE da quel
nemico al modo in cui un lavoratore DIPENDE dal padrone. Se un gruppo
non si sforza di crearsi una propria scienza della realtà e della
storia, in definitiva le sue analisi sono quelle della propaganda
borghese, sono tratte dai giornali e dai libri della borghesia, seppure
letti "a rovescio" (criticandoli, sdegnandosi, denunciandoli,
indignandosi, ecc.). Quelli che si muovono in questo senso _non
sospettano neanche che la loro storia possa avere una qualsiasi
importanza_, dice qui Gramsci. Quando si occupano di questa storia, per
quanto riguarda il contenuto lo fanno usando in campo economico,
politico, filosofico i criteri e i dati forniti dalla borghesia,
conformi alla concezione borghese del mondo. Quanto alla forma, o
parlano e non agiscono e quindi non corrono il rischio di essere
smentiti, oppure separano il parlare dall'agire, non riflettono sulla
propria pratica, non imparano dagli errori. Quando hanno successo, non
lo usano come base per costruire il Nuovo Potere, non lo usano neanche
come base per passare a una lotta di livello superiore. Quello che
abbiamo ben visto l'anno scorso: fatte le grandi manifestazioni del 31
marzo e del 27 ottobre 2012, lo stato d'animo predominante tra i
promotori era: e ora cosa facciamo?

Esistono da tempo le condizioni oggettive che spingono le masse popolari
a mobilitarsi per creare la nuova società (rendono necessaria la sua
creazione perché non crearla porta a più gravi catastrofi) e quindi il
loro movimento è SPONTANEO come l'acqua del fiume che va al mare. Ma è
differente dall'acqua del fiume che va al mare, perché riguarda esseri
umani. Questi hanno bisogno di rappresentarsi la strada che seguono:
l'acqua va al mare solo in determinate condizioni.

_Questa unità della «spontaneità» e della «direzione consapevole», ossia
della «disciplina» è appunto la azione politica _ _reale delle classi
subalterne, in quanto politica di massa e non semplice avventura di
gruppi che si richiamano alla massa _dice Gramsci e aggiunge che
_rinunziare a dar loro una direzione consapevole, ad elevarle ad un
piano superiore_ significa lasciare il campo aperta alla borghesia
imperialista, che devia la mobilitazione delle masse popolari in senso
reazionario. La mobilitazione delle masse in senso reazionario (il
fascismo, la guerra) è _frutto della rinunzia dei gruppi responsabili
_[dei comunisti, ndr]_ a dare una direzione consapevole ai moti
spontanei e a farli diventare quindi un fattore politico positivo_. Chi
nega il principio secondo cui la rivoluzione si costruisce, che deve
essere diretta, e diretta come una guerra popolare rivoluzionaria, chi
sta ad aspettare "che le masse si muovano" e non vede che LE MASSE SI
STANNO MUOVENDO (ma ovviamente al modo in cui le masse oppresse si
possono muovere finché non hanno né obiettivo consapevole e giusto, né
organizzazione né direzione), lascia un vuoto che è occupato dalla
reazione. Tutti coloro che oggi possono assumere ruolo di governo del
paese, in Comitati di Liberazione Nazionale, in Amministrazioni Locali
di Emergenza, in un Governo di Salvezza Nazionale, insomma in organismi
che mobilitano le masse popolari contro la guerra che la borghesia
imperialista muove nei loro confronti, ed esitano a farlo, per quanto
esitano sono oggettivamente responsabili della mobilitazione reazionaria
delle masse popolari.

I movimentisti sono contrari a fare piani. Secondo loro, dice Gramsci,
_ogni piano prestabilito è utopistico e reazionario._(27) A chiunque si
è rivolto ai movimentisti indicando loro come necessario un percorso
verso l'obiettivo della trasformazione rivoluzionaria, è capitato di
sentirsi rispondere che il percorso indicato era una imposizione, un
tentativo di ingabbiare, di tarpare le ali al movimento spontaneo, e
perciò il piano era _reazionario_ e che prevedere un percorso concreto
verso la rivoluzione era _utopistico._

27. QC, p. 1557 (Q13 §1).

Questo tipo di risposta è espressione di una tendenza generale, diffusa
tra le masse popolari ed espressione della loro subalternità,
espressione dell'essere ancora sotto l'influenza della concezione
borghese nella loro coscienza. È chiaro che la borghesia ha interesse a
combattere l'elaborazione di qualsiasi piano volto a rovesciare il suo
potere, ed è chiaro ancora di più il suo interesse a dichiarare
irrealizzabile l'obiettivo di rovesciare il suo potere. Il massimo che
la borghesia imperialista può concedere alle masse popolari è che
sognino la rivoluzione come qualcosa che sì ci vorrebbe, ma non potrà
mai essere. Eroi ammissibili sono quelli che ci hanno creduto e hanno
perso (sono stati sconfitti), il che proverebbe quanto il loro fosse un
sogno irrealizzabile. Che Guevara è l'esempio più noto. Chi ha invece
guidato le masse popolari alla vittoria, come Stalin che guidò la
vittoria contro i nazifascisti, è "dittatore" e "reazionario" per
partito preso.

Chi è solo CONTRO, aspetta l'insurrezione e non fa piani, si incanta di
fronte a ogni mobilitazione spontanea delle masse popolari per poi
cadere in depressione quando quella mobilitazione cessa. Che cessi è
inevitabile: se si presume sia una cosa naturale, ha un suo inizio e una
sua fine, come nel caso di un temporale, _sparpagliandosi in una
infinità di volontà singole, _dice Gramsci.(28) Questa è la storia dei
molti aggregati tipo Uniti contro la crisi, Comitato NoDebito, Comitato
NoMontiDay, per citare i più noti operanti negli ultimi due anni:
aggregati che sorgono per determinate contingenze, producono iniziative
dove la partecipazione delle masse popolari supera le loro aspettative,
cosa che non sanno gestire appunto perché non hanno linea, non hanno
"piano prestabilito", per cui i promotori si tirano indietro come
apprendisti stregoni incapaci di gestire i "poteri semplici e magici" di
cui il 6 aprile 2013 ha saputo parlare un bambino di quinta elementare
della provincia di Avellino riferendosi alla classe operaia.

28. QC, p. 1557 (Q13 §1).

Insomma, PER non volersi dare norme conformi alle esigenze della realtà,
cioè per non voler imparare la dialettica tra libertà e necessità, PER
volersi mantenere "liberi" nel senso che non ci si vuole inquadrare in
alcun partito, che non si vuole seguire alcun piano, e tantomeno quindi
tentare una esperienza mai tentata, la rivoluzione in un paese
imperialista, cosa tanto nuova e piena di rischi che proporla senza
analisi e senza piano è irresponsabilità che rasenta il crimine, PER
volere mantenere questa attitudine infantile e inaccettabile in
qualsiasi attività umana minimamente complessa, si finisce per essere il
contrario di liberi, si finisce a essere marionette in mano al nemico.

Nel §7 del _Quaderno_ 13 Gramsci dice che la rivoluzione come
insurrezione_, _funziona per la borghesia dalla Rivoluzione Francese
(1789) fino al momento in cui la classe operaia irrompe come nuova
classe rivoluzionaria (1848). Dopo questa data la borghesia cessa quindi
di essere classe rivoluzionaria in lotta contro il clero e i nobili e si
pone in assetto di guerra contro la classe operaia. La guerra contro la
classe operaia la borghesia la prepara _ minutamente e tecnicamente in
tempo di pace, _con tanto di _trincee _e _fortificazioni _entro la
_struttura massiccia delle democrazie moderne, sia come organizzazioni
statali che come complesso di associazioni nella vita civile_.(29)

29. QC, pp. 1566-1567 (Q13 §7).

Questa _struttura massiccia delle democrazie moderne _è regime di
controrivoluzione preventiva. La rivoluzione preme, è un movimento
oggettivo, e la borghesia costruisce un apparato rifinito nei suoi
minimi dettagli per impedire la volontà e la necessità di partecipazione
e autogoverno delle masse popolari, contro il singolo delegato sindacale
non asservito, contro il centro sociale autogestito, contro un Movimento
Cinque Stelle che non accetta i canoni prestabiliti per partecipare al
teatrino della lotta politica borghese, e soprattutto contro la massima
espressione dell'autonomia e dell'indipendenza della classe operaia e
delle masse popolari, il partito comunista. Questo apparato è appunto la
controrivoluzione preventiva, applicato nei paesi imperialisti. Contro
questo apparato, la strategia dei comunisti è la GPR di LD, con cui
l'accumulazione delle forze e la conquista di nuovo territorio
(l'espansione dell'egemonia sulle masse popolari a spese della
borghesia) sono lavoro altrettanto minuzioso che passo dopo passo arriva
allo scontro militare vero e proprio.

Gramsci spiega come sia improponibile una guerra di manovra che sfonda
linee nemiche e con ciò si impadronisce dei centri di potere quando
dietro alle linee nemiche c'è un intero apparato di cui le linee sono
solo il primo fronte.(30) La società, dice è _DIVENTATA UNA STRUTTURA
MOLTO COMPLESSA E RESISTENTE ALLE “IRRUZIONI” CATASTROFICHE
DELL’ELEMENTO ECONOMICO IMMEDIATO (CRISI, DEPRESSIONI)__; le
superstrutture della società civile sono come il sistema delle trincee
nella guerra moderna … __NÉ LE TRUPPE ASSALITRICI, PER EFFETTO DELLA
CRISI, SI ORGANIZZANO FULMINEAMENTE NEL TEMPO E NELLO SPAZIO, NÉ TANTO
MENO ACQUISTANO UNO SPIRITO AGGRESSIVO_. Il consiglio di Gramsci è di
studiare la Rivoluzione d'Ottobre alla luce della teoria della GPR di
LD. A questo possiamo aggiungere che dopo la vittoria della Rivoluzione
d'Ottobre la borghesia imperialista ha preso tutte le contromisure di
cui è capace per non farsi cogliere di sorpresa da una qualsiasi
insurrezione.

30. QC, p.1615-1616 (Q13 §24).

Chi presume di irrompere in campo nemico, di seminare nelle truppe
avversarie panico e confusione irreversibile, di organizzare le proprie
truppe all'improvviso, di creare altrettanto all'improvviso i quadri o
di mettere i quadri esistenti in posti di direzione immediatamente
riconosciuti da una popolazione in rivolta, di unire immediatamente
questa popolazione verso un obiettivo comune, è un mistico, dice
Gramsci.(31) Di fatto, chi ragiona in questi termini religiosi, se ne
sta fermo in attesa che qualcun altro cominci, o che qualcuno venga da
fuori a portare la rivoluzione, dalla Russia o dalla Cina ieri, i popoli
oppressi oggi (dalla Palestina, dall'India, dal Nepal, oppure da paesi
come il Venezuela, o da Cuba, a seconda delle tendenze preferite).(32)

L'esame delle posizioni di Gramsci conferma la sua anticipazione di uno
dei fondamenti della teoria rivoluzionaria, cioè la strategia della GPR
di LD, uno dei contributi più importanti del maoismo alla scienza
rivoluzionaria, alla concezione comunista del mondo.(33) Gramsci, oltre
a questo, ha dato altre anticipazioni molto importanti. Lo studio in
corso dell'opera di Gramsci è recupero di queste preziose anticipazioni
che Gramsci ha elaborato, per dare la luce giusta alla sua statura di
dirigente del movimento comunista a livello nazionale e internazionale e
soprattutto per continuare la sua opera fino alla realizzazione degli
obiettivi per cui ha dato la vita.

_Folco R._

31. QC, p. 1614 (Q13 §24).

32. QC, p. 1730 (Q14 §68).

33. L'esame è svolto sui riferimenti di Gramsci alle due forme
contrapposte di strategia per la rivoluzione, cioè l'insurrezione e la
GPR di LD, elencati nelle voci _guerra di movimento _e _guerra di
posizione_ del _Dizionario gramsciano _a cura di Guido Liguori e
Pasquale Voza (Carocci editore, Urbino, 2011)_._

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