Sabato 07 Settembre 2013 10:23 
Erri De Luca: 'Cattivo maestro io? Sì, inservibile ai 
poteri'
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«Sabotare la Tav in 
Val di Susa è giusto e necessario». Lo scrittore Erri De Luca non arretra di un 
passo davanti alle minacce di denuncia da parte della società Ltf che realizzerà 
il corridoio Torino-Lione
Sabotatore e ben contento. Rivoluzionario? «Non 
c'è nessuna rivoluzione da fare, nessun potere da prendere: bisogna 
semplicemente impedire quell'opera». Cattivo maestro? «Mi assegnano un titolo 
professionale che non ho conseguito: non ho fatto l'università e dunque non ho 
potuto aspirare alla docenza. Però ad essere cattivo per quei poteri costituiti, 
io ci sto: intendo essere cattivo, anzi inservibile, alle ragioni di quei poteri 
costituiti che assediano la Val di Susa». Armi? «Finora sono bastate e 
basteranno pezzi di resistenza ordinaria, acquistabili in ferramenta».
Non è contrario a tutte le "grandi opere", Erri 
De Luca, che a ogni definizione, scrittore o ex dirigente di Lotta continua che 
sia, sta un po' stretto. È contrario - anzi «resistente» e non certo «dal 
salotto di casa» - solo e soltanto a quel buco nella montagna che «stupra la 
terra, l'aria e l'acqua» di quella valle.
Arriva la notizia che la società Ltf, 
incaricata della realizzazione del tratto ad alta velocità della Torino-Lione 
presenterà nei prossimi giorni una denuncia contro di lei per aver sostenuto che 
«i sabotaggi sono necessari per far comprendere che la Tav è un'opera nociva e 
inutile». Sconvolto?
Non sono pratico di procedure, ma l'annuncio 
della denuncia è un cosa ridicola, come si fossero sbagliati: invece che 
all'ufficio legale si sono rivolti all'ufficio stampa. A me non è arrivato 
nulla, tranne gli annunci pubblicitari. Roba della peggiore Italia, quella delle 
minacce a chiacchiere. Aspetto di avere le carte in mano per sapere di cosa in 
tratta.
Siamo nel pieno processo di 
demonizzazione del movimento?
Processo di diffamazione, piuttosto, 
che usa le fandonie sul rischio terrorismo per passare a un livello di 
repressione più alto. In quella valle c'è già uno stato di assedio, con 
l'esercito e i posti di blocco, ma evidentemente non bastano più e dunque 
inventano la fandonia del terrorismo per aumentare la militarizzazione. 
Esibiscono il sequestro di materiali da ferramenta - chiodi, tronchesi, guanti - 
e non la gran quantità di computer sequestrati alle persone della Val di Susa. 
Il computer è sacro, non si può toccare, ma intanto lo sequestrano. Come da noi, 
negli anni '70, quando ci sequestravano il ciclostile pensando così di 
ammutolirci.
Riesce a vedere delle similitudini con 
quei movimenti?
No, solo dalla parte della magistratura che ha un 
desiderio di ritrovarsi nelle stesse condizioni di allora. Ma in realtà quella 
lotta dei valsusini è una lotta civile che utilizza materiale da ferramenta per 
tagliare simbolicamente una rete abusiva. Perché tali sono, quelle 
recinzioni.
In molti hanno solidarizzato con lei e 
con il movimento NoTav «fondato sui principi di nonviolenza e resistenza». Ma a 
volte il limite tra resistenza, rivoluzione e violenza è molto sottile. E c'è 
sempre qualcuno che potrebbe fraintendere, non crede?
Non c'è 
nessuna rivoluzione da fare, nessun potere da prendere bisogna semplicemente 
impedire quell'opera.
Costi quel che costi?
Sta già 
costando tanto alle persone di quella valle e quello che senti dire da loro è 
che non moleranno, non gliela daranno vinta perché non hanno una valle di 
ricambio. È la più forte, unanime e continua resistenza civile degli ultimi 20 
anni. Il più alto esempio di democrazia dal basso: vengono a studiarlo da altri 
paesi del mondo.
Si potrebbe obiettare con la sindrome 
Nimby, non nel mio giardino.
Per niente. A casa mia si possono fare 
delle opere molto utili. Per esempio adesso in Sicilia stanno perforando una 
montagna vicino Caltanissetta e nessuno dice niente perché è un'opera utile 
evidentemente. Lì invece si tratta di un'opera inutile oltre che nociva, e lo si 
vedeva da molti anni, già da quando facevano i calcoli sbagliati sulla 
previsione di incremento del traffico.
Come per il corridoio 
Genova-Rotterdam, assai più utile e sostenibile, con il traforo del San Gottardo 
già ultimato e con la Svizzera che preme sull'Italia per completare il percorso. 
Dunque non tutte le grandi opere sono da avversare.
Delle grandi o 
piccole opere non mi interessa. Sono stato convocato da una popolazione che si 
sta battendo contro lo stupro e la riduzione in servitù della loro valle. 
Un'opera è sostenibile se è appoggiata dalle popolazioni. Io sostengo le loro 
ragioni. E da militante, non è che lo faccio dal mio domicilio. Si vuol parlare 
di violenza? L'occupazione militare, quella è violenza.
da Il 
Manifesto