Interrogarsi sulla Siria
Scrivo affrettatamente, visto il precipitare degli eventi, ripromettendomi
di rintervenire con un po più di calma. Del resto fra i lettori ci sarà
qualcuno che ricorderà come già da due anni ogni tanto ripropongo il
problema.
Siamo alla vigilia di una nuova grave operazione militare le cui
conseguenze, questo molti lo ammettono, possono essere di portata gravissima
per il mondo.
Certo siamo in una situazione, come in molte altre, in cui certo è difficile
separare con chiarezza il bianco dal nero, ma di cui è facile estrarre
alcuni punti fermi, che per me sono
- Ai paesi occidentali non interessa un fico secco dei diritti
umani altrimenti sarebbero dovuti intervenire nel frattempo in Yemen, in
Barhein, in Egitto, in Arabia Saudita o in Colombia (e, perché no, in casa
propria
) e chi sa dove ancora e dovranno probabilmente prima o poi
reintervenire in Libia per ristabilira il loro ordine (non sentite da
tempo uno strano silenzio sulla situazione in Libia)?
- La cosiddetta informazione è unarma di distruzione
(distrazione) di massa dellintelligenza e della responsabilità. Illich a
Lucca non a caso parlò su La decisione personale in un mondo dominato dalla
comunicazione. Ormai la decisione personale labbiamo commissionata ai
media e a chi li controlla.
- Abbiamo una Costituzione (ormai disattesa quotidianamente) che
recita: Articolo 11 <<L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali>>
Per questo condivido senza alcuna riserva la posizione espressa stamani da
PeaceLink: <<PeaceLink ripudia la guerra come risoluzione delle controversie
internazionali e segue in diretta l'evolversi degli eventi siriani.>>
Ho appena ascoltato lintervista del ministro degli esteri ITALIANO (cioé
nostro) Emma Bonino, da fare invidia a Ponzio Pilato: lItalia non
interverrà militarmente senza un mandato internazionale dellONU anche
perché le cose non sono così chiare come in Kosovo (sic!). E poi siamo già
impegnati su vari fronti al limite delle nostre forze (sic!). Tuttavia
comprendiamo le ragioni di chi vuole intervenire.
Un ministro degli esteri che si rifugia dietro il dito della dichiarazione
ONU ma che in 14 anni non è riuscita né a leggere seri studi sullargomento
né a leggere le dichiarazioni dellONU che arrivò a stabilire che in Kosovo
non cera stato nessun genocidio (illegalità e violenze gravi si, ma non
genocidio, come si disse per giustificare i bombardamenti sulla ex
Jugoslavia e poi lintervento in Kosovo, ma se questo fosse sufficiente per
una guerra
chi sarebbe esente?).
Mi fermo qui per ora. Ma ho voluto non tacere e metterci la faccia, come
ora usa dire. Sperando che altri facciano altrettanto, per magari poi
incontrarci, per discutere e per dissentire assieme pubblicamente.
Aldo Zanchetta