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_AVVISO AI NAVIGANTI 2_1
13 luglio 2013
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Per i compagni decisi a diventare Stato Maggiore della rivoluzione
socialista
COSA SIGNIFICANO LE ESPULSIONI DI COMPAGNI DALLA CGIL E
DALLA FIOM E COME USARLE PER RAFFORZARE LA NOSTRA LOTTA
_A proposito
dell'espulsione di Maria Elena Muffato dalla FISAC/CGIL e degli aspetti
contraddittori di alcune manifestazioni di solidarietà._
_Assimilare
il materialismo dialettico per usare a nostro vantaggio le mosse e la
forza dei nostri nemici. _
Quanto più avanza la crisi del capitalismo,
tanto più i padroni e i loro governi hanno bisogno della collaborazione
dei sindacati e riducono i diritti democratici dei lavoratori. Quanto
più i sindacati diventano complici e collaboratori dei padroni e dei
loro governi, tanto più devono soffocare la resistenza dei lavoratori.
Le espulsioni e altre misure punitive contro i dissidenti diventano più
frequenti. È importante esprimere in ogni modo solidarietà con i
lavoratori colpiti e promuoverla su larga scala: non è solo un gesto
umanitario, è anche un atto di lotta di classe. La solidarietà rafforza
tutti i lavoratori nella loro lotta contro i padroni e i loro governi.
In particolare noi comunisti dobbiamo esprimere la nostra solidarietà e
promuovere solidarietà verso ogni lavoratore che la destra della CGIL e
della FIOM espellono dal sindacato per la sua opposizione alla linea di
collaborazione e complicità con i padroni (ciò vale per la direzione
della CGIL) e di ondeggiamento tra resistenza e collaborazione (ciò vale
per la direzione della FIOM).
Ma esprimere solidarietà non basta. La
lotta contro la destra sindacale e l'isolamento dei suoi esponenti è un
aspetto essenziale della lotta di classe. Possiamo e dobbiamo rendere le
aziende capitaliste e pubbliche inagibili per la destra sindacale. La
lotta che i compagni conducono nelle file dei sindacati di regime, che
sono diretti da complici e collaboratori dei padroni e dei loro governi,
è un aspetto importante della lotta contro la borghesia e il clero per
fare dell'Italia un nuovo paese socialista e dare così il nostro
contributo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza
in tutto il mondo. È quindi importante quale linea i compagni seguono in
questa lotta e quale linea viene promossa nelle dichiarazioni e nelle
azioni di solidarietà contro l'espulsione e le altre misure punitive.
Oggi due linee si contendono il terreno tra i lavoratori avanzati
delle aziende capitaliste e delle aziende pubbliche (ospedali, scuole,
università, uffici, ecc. ecc.):
1. lasciare i sindacati di regime in
mano alla destra sindacale e aderire ai sindacati alternativi e di base,
condurre con accanimento la lotta rivendicativa ma mantenere la lotta
degli operai delle aziende capitaliste e dei lavoratori delle aziende
pubbliche solo o principalmente sul terreno sindacale e rivendicativo;
2. organizzarsi in ogni azienda capitalista e in ogni azienda pubblica
autonomamente da sindacati e partiti del regime, costituire Comitati di
Partito clandestini, costituire in ogni azienda capitalista
Organizzazioni Operaie (OO) e in ogni azienda pubblica Organizzazioni
Popolari (OP) che estendono la propria influenza e la propria azione
anche fuori delle aziende e promuovono nel paese intero le condizioni
per costituire il Governo di Blocco Popolare (GBP) [7].
A
illustrazione delle linee divergenti, riportiamo in Appendice a questo
AaN:
1. l'articolo di un noto esponente campano della USB (_La CGIL
espelle i dissidenti. A Napoli fuori Elena Muffato_ di Michele Franco)
comparso su _ Contropiano_ -
http://www.contropiano.org il 12 luglio
2013,
2. l'articolo di un redattrice di _ La Voce [8]_ comparso sul n.
44 luglio 2013 della rivista: _Sindacati di regime e sindacati di base -
Il ruolo dei comunisti e dei lavoratori avanzati_ di Rosa L.
I
comunisti e i lavoratori avanzati non sono in grado di impedire che la
destra sindacale collabori con i padroni e i loro governi, non più di
quanto siamo in grado di impedire che i maiali grugniscano e le puzzole
puzzino. Siamo però certamente in grado di limitare la sua azione, di
ostacolarla e di isolarla. Gli insuccessi di quelli che nel passato
hanno cercato di contrapporsi alla destra sindacale pronunciandosi a
favore di una accanita lotta rivendicativa, sono dovuti principalmente
non al fatto che restavano membri dei sindacati di regime, ma
principalmente alla loro arretratezza ideologica e politica: i limiti
attuali dei sindacati alternativi e di base ne sono la prova. Per far
fronte con successo alla destra sindacale non basta l'autonomia
organizzativa, ci vuole principalmente e anzitutto assimilazione del
materialismo dialettico e della concezione comunista del mondo.
Armati
del materialismo dialettico e della concezione comunista del mondo noi
comunisti e i lavoratori avanzati possiamo certamente isolare la destra
sindacale facendo leva sul fatto che gli interessi della massa dei
lavoratori sempre più sono lesi dai padroni e dalla destra sindacale
quanto più la crisi del capitalismo si aggrava. È una concezione
metafisica, religiosa, da "i figli delle tenebre sono più astuti dei
figli della luce" (Evangelo secondo Matteo), ritenere che la destra è
comunque più forte di noi e che noi possiamo al massimo eroicamente
resistere e incassare i suoi colpi o lasciarle il campo libero, lasciare
che la destra raggiunga l'obiettivo che persegue con le espulsioni e
ritirarci nei sindacati alternativi e di base. La destra sindacale è una
formazione parassitaria che è cresciuta grazie alla decadenza e ai
limiti del movimento comunista, si nutre del suo cadavere e dalla
benevolenza dei padroni. Ma anche ai padroni i sindacati di regime
servono solo se hanno influenza sulla massa dei lavoratori. Quindi la
destra sindacale vive una situazione difficile. È stretta tra i
lavoratori che dai loro stessi interessi e dalla loro quotidiana
esperienza sono messi contro i padroni e i padroni che hanno bisogno
della destra sindacale ma anche che la destra mantenga influenza e
seguito tra i lavoratori. Sta a noi stringere sempre più questa morsa,
fino a stritolare la destra.
La chiave del successo di questo lavoro è
mobilitare in modo efficace i lavoratori a far valere i loro interessi
nella situazione concreta di oggi, caratterizzata dalla crisi senza fine
del capitalismo. La nostra arma principale non è la critica delle
malefatte della destra, che per lo più i lavoratori già conoscono per
esperienza diretta, ma l'azione diretta e autonoma a mobilitare i
lavoratori a far valere i propri interessi nella concreta situazione di
oggi.
Quali sono gli interessi dei lavoratori nella situazione
caratterizzata dalla crisi senza fine del capitalismo che si aggrava di
giorno in giorno? È l'esperienza che lo mostra ai lavoratori. Noi
dobbiamo sostanzialmente basarci su di essa, sulle macerie di fabbriche
e di uffici vuoti che la crisi del capitalismo estende di giorno in
giorno. Non si tratta di far funzionare un po' meglio il capitalismo, di
voler avere quello che abbiamo conquistato nel periodo del capitalismo
dal volto umano, quando il movimento comunista era forte nel mondo e
faceva alla borghesia imperialista e al clero tanta paura da indurli a
fare cose per loro contro natura. Si tratta principalmente di costituire
il Governo di Blocco Popolare e di andare verso l'instaurazione del
socialismo.
Per mobilitare direttamente i lavoratori a far valere i
propri interessi nella concreta situazione di oggi, dobbiamo sfruttare a
fondo tutti i mezzi disponibili: i Comitati di Partito clandestini, le
Organizzazioni Operaie, le Organizzazioni Popolari, i sindacati
alternativi e di base che già esistono, le istanze dei sindacati di
regime, le RSU e RSA e ogni altro istituto. Assimilare il materialismo
dialettico ci permette di trovare in ogni situazione concreta la via da
seguire e saper vedere gli appigli, le fessure e le crepe utili alla
nostra azione che in ogni situazione lo stesso nemico presenta. Bisogna
soprattutto non aspettare azienda per azienda (capitalista o pubblica)
che il padrone o il suo governo attacchi quando più gli conviene e ha
creato le condizioni che rendono difficile la nostra difesa, ma
attaccare noi ogni volta, dove e quando le condizioni sono per noi più
favorevoli. E per attaccare oggi, nelle circostanze attuali
caratterizzate dalla crisi del capitalismo che si aggrava, bisogna
scendere sul terreno politico: mobilitare e dirigere non solo i propri
compagni di lavoro nell'azienda, ma estendere la propria azione e
influenza all'esterno, verso le altre aziende e verso le masse popolari
sul territorio, costituire ovunque OO e OP (lavoratori precari,
disoccupati, lavoratori autonomi, immigrati, casalinghe, pensionati,
studenti), a partire dalla propria azienda creare in tutto il paese le
condizioni perché le masse popolari organizzate costituiscano e facciano
ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia un proprio governo
d'emergenza, il Governo di Blocco Popolare.
La crisi ha distrutto
centinaia di migliaia di posti di lavoro e in particolare ha seminato il
paese di fabbriche vuote e di uffici pubblici abbandonati. Ma restano
ancora in funzione, sparse in tutto il territorio nazionale, decine di
migliaia di aziende private e pubbliche, che la crisi del capitalismo
minaccia da vicino o da lontano, ma che non ha ancora intaccato. In esse
lavorano milioni di operai e di pubblici dipendenti. Essi più dei
disoccupati e dei precari godono di condizioni particolarmente
favorevoli per organizzarsi e sviluppare una coscienza comune. In ogni
azienda i lavoratori avanzati devono organizzarsi: questo è oggi il loro
primo passo. Devono costituire in ogni azienda e reparto comitati che
oltre a orientare e dirigere i loro compagni di lavoro, si proiettino
all'esterno: verso le masse popolari della zona per favorire la loro
organizzazione e verso le altre aziende per creare una rete di OO e OP.
È su questa rete che si costituirà la nuova organizzazione dell'intera
società. Essa sarà la base della costituzione e del funzionamento del
GBP.
I padroni usano i lavoratori delle loro aziende come truppe in
una guerra azienda contro azienda, come Marchionne ha avuto l'ingenua
sincerità di dire. È la competizione globale. Oggi il peggiore reato (di
fronte alla società e alla storia) delle organizzazioni sindacali, anche
delle migliori e ben intenzionate, è di mantenere sulla difensiva questi
milioni di lavoratori, di paralizzare la loro enorme forza potenziale.
Di limitarsi, nel migliore dei casi, a mobilitarli quando il padrone
attacca, quando il padrone minaccia di ridurre i posti di lavoro, di
delocalizzare o chiudere, di ridurre salari e peggiorare le condizioni
di lavoro, di eliminare i diritti conquistati. Ma limitarsi a
difendersi, in una fase come questa, vuol dire perdere, votarsi alla
sconfitta. Da Termini Imerese, a Pomigliano, a Mirafiori il paese è
pieno di aziende che dimostrano che così vanno le cose. Al di là della
consapevolezza e delle intenzioni, limitarsi alla difesa è
collaborazione con la borghesia e il clero. Questi, non potendo far
fronte alla crisi del loro sistema di relazioni sociali, sono tesi
principalmente a impedire che le masse popolari si organizzino e
diventino un'efficace forza politica, capace di agire e di prendere in
mano il paese sostituendo le attuali fallimentari classi dirigenti. Da
qui il ruolo infame e criminale delle Camusso (la socia di Sacconi, la
figlioccia di Craxi e di Ottaviano Del Turco), dei Bonanno, degli
Angeletti e dei loro complici. Ma non basta denunciare simili
comportamenti dei sindacati. Essi senza seguito e consenso sono finiti,
non servono neanche ai padroni. I lavoratori organizzati nelle aziende,
se prendono essi stessi l'iniziativa della lotta politica e sindacale
sfruttando ogni occasione e appiglio e i legami che sistematicamente
costruiscono, possono costringere la maggior parte dei sindacalisti di
regime a rigare dritto pena l'estinzione delle loro organizzazioni.
I
lavoratori dissidenti dalla destra sindacale devono condurre con
maggiore scienza e coscienza la loro lotta, che è preziosa. Dobbiamo
sostenerli e aiutarli in ogni modo. La misura di quanto è stata giusta
la linea seguita (la linea che seguiamo) per mobilitare i propri
compagni di lavoro ad una lotta efficace contro la borghesia e il clero
e isolare la destra sindacale complice e collaborazionista, è data dallo
schieramento dei compagni di lavoro, dal numero dei compagni che
solidarizzano contro l'espulsione, dalla forza con cui insorgono contro
l'espulsione. Più essi sono, più dannosa sarà per la destra e i padroni
la loro espulsione. Già oggi la destra espelle dal sindacato i
lavoratori dissidenti perché ha paura che contagino gli altri, perché la
loro azione è pericolosa per la destra sindacale e per i padroni. È
quello che i dissidenti devono fare, è la condizione indispensabile del
successo della loro opera, lo devono fare ad ogni costo e con ogni
mezzo, non "ritirarsi con intelligenza e dignità" nei sindacati
conflittuali. La solidarietà dei sindacati conflittuali con i lavoratori
che nei sindacati di regime contestano il terreno alla destra sindacale
sarà tanto più efficace quanto più essi stessi impiegheranno la propria
autorità e le proprie risorse nel portare la lotta contro i capitalisti
e i loro governi sul terreno politico: nel creare le condizioni perché
le OO e OP costituiscano ed facciano ingoiare ai vertici della
Repubblica Pontificia un proprio governo d'emergenza, il Governo di
Blocco Popolare.
I lavoratori avanzati oggi hanno un grande compito
storico da compiere: fare dell'Italia un nuovo paese socialista. È anche
la via per far fronte da subito almeno agli effetti più gravi della
crisi del capitalismo e salvaguardare ed estendere le conquiste
strappate alla borghesia e al clero sulla scia della prima ondata della
rivoluzione proletaria. Armati del materialismo dialettico e della
concezione comunista del mondo lo possono compiere. Il nuovo Partito
comunista italiano è il loro partito.
APPENDICE
1.
LA CGIL ESPELLE I
DISSIDENTI. A NAPOLI FUORI ELENA MUFFATO
di Michele Franco
(_Contropiano_, 12 luglio)
Un altro atto di autoritarismo è stato
compiuto dalla Cgil - questa volta a Napoli - contro una voce
dissenziente alla linea politica collaborazionista incarnata
dall'organizzazione di Susanna Camusso.
Alla compagna Maria Elena
Muffato, attivista della Rete 28 Aprile, è stata recapitata una lettera
di espulsione dalla Fisac/Cgil con l'accusa di essere una militante dei
Carc.
Attraverso un laconico e burocratico comunicato, firmato dai
dirigenti regionali della categoria e dal segretario confederale
campano, Franco Tavella, consegnato a mano alla compagna Maria Elena, si
è conclusa una vera e propria fase di persecuzione politica che da
alcuni mesi attanagliava e condizionava la quotidiana azione sindacale
della compagna.
Il lavorio di autentica criminalizzazione di Maria
Elena si è scatenato all'indomani dello scorso Primo Maggio quando un
corteo di lavoratori, precari ed attivisti di centri sociali e comitati
contestò il comizio farsa di Cgil, Cisl e Uil richiedendo, a gran voce,
che venisse data la parola dal palco ai delegati dei cassaintegrati di
Pomigliano d'Arco e ai rappresentanti dei comitati che si battono contro
la devastazione ambientale di Bagnoli e dell'intera area flegrea.
Da
quella contestazione - oltre alle 15 denunce alla Polizia ed alla
Magistratura sporte dai tre segretari di Cgil, Cisl e Uil - è stato
formalmente aperto un _dossier_ contro la compagna Maria Elena fino alla
configurazione di una modalità di repressione del dissenso interno che
si è concretizzata con l'attuale espulsione dalla Cgil.
Questi i
fatti, non inediti per la verità, simili però ad altre vicende
consumatesi nei mesi scorsi in altre città d'Italia contro aderenti alla
Rete 28 Aprile o, semplicemente, contro attivisti sindacali che non
hanno voluto disciplinarsi coattivamente all'attuale corso politico
della Cgil.
A Maria Elena Muffato e alle compagne ed ai compagni della
Rete 28 Aprile và la solidarietà umana e politica di quanti, nei posti
di lavoro, nei territori e nell'insieme della società, sono impegnati, a
vario titolo, nelle dinamiche del conflitto e del protagonismo sociale.
La denuncia di questo ulteriore comportamento autoritario va
socializzata ai lavoratori tutti mostrando il carattere di subalternità
culturale e politica verso i dogmi del mercato, del complesso delle
compatibilità capitalistiche e dell'allineamento con Cisl e Uil che la
Cgil mostra in ogni sua azione.
Particolarmente in Campania
l'espulsione di Maria Elena Muffato assume un profilo grave alla luce
della palese integrazione della Cgil nei dispositivi e negli assetti
affaristici e speculativi attinenti tutte le forme della _ governance
politica, economica ed amministrativa_ che, per decenni, ma ancora oggi
registrano la attiva compresenza di questa organizzazione.
UN
ENNESIMO CAMPANELLO DI ALLARME VERSO CUI OCCORRE REAGIRE
COLLETTIVAMENTE.
Da alcuni mesi le espulsioni di lavoratori e delegati
dissenzienti non sono più episodiche o eccezionali manifestazioni di una
intollerabilità della Cgil verso il dissenso interno.
L'annullamento
organizzato di tutte le aree critiche interne (_almeno di quelle che,
coerentemente, danno battaglia politica e non quelle che
costitutivamente hanno scelto di interpretare la funzione_ _
"dell'opposizione di sua maestà")_, il sostegno alla stragrande
maggioranza dei provvedimenti governativi e dell'Unione Europea, la
firma a protocolli ed atti che avviano, come nel caso del recente
Accordo del 31 Maggio, ad una maggiore integrazione della forma
sindacato al complesso degli interessi dell'Azienda/Italia e del
capitalismo tricolore, sono punti di non ritorno della parabola politica
della Cgil.
Molti lavoratori e compagni che - illusoriamente -
continuano ad alimentare aspettative circa una possibile inversione di
rotta di questa organizzazione devono prendere atto di questa situazione
e trarne le dovute conseguenze sul piano politico e, soprattutto,
organizzativo.
Attardarsi in riti e codici comportamentali oramai
esauriti e fuori tempo politico suona come una offesa all'intelligenza
ed alla dignità di questi compagni. Sotto i nostri occhi (_almeno di chi
vuol vedere_) è dispiegato il fallimento di tutte le opzioni che, nel
corso degli anni, hanno ritenuto di poter modificare e/o condizionare il
corso politico della Cgil.
Anche la _telenovela Landini_, specie con
la convinta sottoscrizione dell'Accordo del 31 Maggio e con
l'atteggiamento assunto in alcune significative vertenze aziendali,
mostra il proprio esaurimento e il sostanziale allineamento verso le
posizioni della Camusso.
L'accentuarsi dei fattori di crisi,
l'intensificazione dell'offensiva padronale e governativa contro i
lavoratori e i ceti popolari, i reiterati diktat della Troika richiedono
la messa in campo di una qualificata ed adeguata opposizione politica e
sociale.
L'indipendenza e l'autonomia dovranno essere,
necessariamente, l'alfa e l'omega di questa intrapresa collettiva che,
come è evidente, troverà la Cgil collocata dall'altra parte del nostro
schieramento.
L'invito, quindi, anche all'indomani di vicende
repressive, come quelle contro Maria Elena, è quello di rompere gli
indugi e la subalternità ad una impostazione politica e sindacale
suicida.
Certo comprendiamo lo stato d'animo di molti compagni che
hanno speso una vita di impegni dentro la Cgil e che, oggi, devono
amaramente prendere atto di questa immodificabile situazione.
Ma la
strada della costruzione di un sindacato - o meglio di una moderna
azione sindacale - conflittuale, di classe, metropolitana e meticcia può
essere un impegno per il prossimo periodo per cui vale la pena di
impegnarsi e lottare.
2.
SINDACATI DI REGIME E SINDACATI ALTERNATIVI
E DI BASE. IL RUOLO DEI COMUNISTI E DEI LAVORATORI AVANZATI
di Rosa L.
(_La Voce_ n. 44)
Molte e significative le trasformazioni nel mondo
sindacale negli ultimi mesi.
Il I Congresso dell'USB, tenuto il 7, 8 e
9 giugno (vedasi il saluto al Congresso del segretario generale del CC
del Partito, Comunicato CC 24 - 31 maggio 2013), ha confermato il
successo dell'aggregazione sindacale lanciata nel 2010 e ha deciso di
estendere e consolidare l'organizzazione e l'azione sindacale anche al
di fuori dei luoghi di lavoro, delle aziende capitaliste e del pubblico
impiego. Non è la risposta aperta e positiva all'appello che il nostro
Partito ha lanciato a impiegare la forza dell'organizzazione sindacale
sul terreno della trasformazione politica di cui le masse popolari hanno
bisogno (cioè nel movimento per la costituzione del GBP), ma è
oggettivamente un passo in questa direzione, Un passo compiuto più come
risposta sindacale, sul terreno delle rivendicazioni, all'aggravarsi
della crisi (disoccupazione, lavoro precario, peggioramento delle
condizioni di vita: casa, salute, istruzione, servizi, carovita, ecc.),
che come campagna lanciata con la coscienza delle implicazioni
politiche. Ma i fatti sopperiranno alla debolezza della coscienza di
quanto in essi è implicito e per noi comunisti proprio i fatti
costituiscono un terreno fertile d'azione.
Il SI Cobas e l'ADL Cobas
hanno sviluppato con forza e con successo la lotta dei lavoratori della
logistica, che è in larga misura organizzazione e mobilitazione di
lavoratori immigrati. È un campo di lavoro molto importante e fecondo di
grandi sviluppi in Italia e internazionali.
L'azione unitaria si
allarga tra i sindacati alternativi e di base, contro la politica del
governo e contro la manovra CGIL-CISL-UIL-Confindustria-UGL (Protocollo
d'Intesa sulla Rappresentanza Sindacale [PIRS] del 31 maggio). Il PIRS
rafforza i padroni, ma è la conferma delle difficoltà crescenti che
incontrano i sindacati complici a tenere in pugno i lavoratori impiegati
nelle aziende capitaliste. Di fronte al malcontento crescente di tutti i
lavoratori, i sindacati complici cercano di unire le loro forze e si
coalizzano con i padroni contro i lavoratori combattivi. La
collaborazione nella protesta contro il PIRS e la lotta contro la sua
applicazione rafforzeranno l'unità tra CUB, Rete28Aprile nella CGIL,
USB, Confederazione Cobas, SNATER e altre organizzazioni sindacali. La
stessa FIOM e altre organizzazioni sindacali di categoria che pure hanno
approvato la linea della destra della CGIL guidata da Susanna Camusso,
saranno sempre più costrette a scendere in lotta contro l'applicazione
del PIRS. Esso è infatti diretto contro tutti i lavoratori combattivi
(lo si è già visto chiaramente alla Piaggio) e fornisce armi ai padroni
per soffocare il diritto di sciopero di tutti i lavoratori (e i padroni
sono ingordi: non esiteranno a fare uso della nuova arma). Il decreto
lavoro di Letta ha posto le basi giuridiche per eliminare il Contratto
di Lavoro a Tempo Indeterminato e gli "incentivi per l'occupazione
giovani" sono in realtà un incentivo a eliminarlo: padroni e governo
sono affascinati dal "modello tedesco" dove più del 20% dei lavoratori
fa lavori saltuari da 450 euro/mese: neanche al tempo di Hitler! Solo
una lotta energica e d'iniziativa, lanciata quando il momento è
favorevole, d'attacco può dissuadere i padroni dall'approfittarne.
Ma
la crisi del capitalismo, la politica del governo e la repressione
padronale stringono in una morsa anche le organizzazioni sindacali di
regime, in particolare quelle che derivano dal movimento comunista e
dalla sua decadenza. Se noi prendiamo l'iniziativa, l'istinto di
sopravvivenza le spinge a rincorrerci sul nostro terreno e a seguire a
loro modo le nostre indicazioni. Quanto più si mettono contro i
lavoratori, tanto più si riduce il loro prestigio e il loro seguito.
Quanto più questi si riducono, tanto meno i padroni hanno bisogno di
loro. Quindi i padroni o fanno a meno in generale delle organizzazioni
sindacali o privilegiano quelle che per origine, tradizione, cultura e
reclutamento di dirigenti e funzionari sono padronali (CISL, UIL, UGL e
altri sindacati gialli). Ma in questo modo è complessivamente il
controllo, l'influenza e l'egemonia padronale che sempre più si
indeboliscono.
I due sabati (15 e 22 giugno) di blocco della FIAT a
Pomigliano fatto assieme da Comitato di Lotta Cassaintegrati e
Licenziati (CLCL) FIAT, SLAI Cobas e FIOM sono un avvenimento altamente
significativo. Sia perché per cultura e tradizione lo SLAI Cobas
appartiene alla corrente più settaria del sindacalismo di base, quella
che considera le organizzazioni sindacali di regime come nemico
principale, che teme di perdere seguito, di intaccare la propria
"purezza" e di "legittimare" le organizzazioni sindacali di regime se fa
azioni unitarie con loro. Sia perché la FIOM ha consentito alla lotta
unitaria proprio in un momento in cui a livello nazionale la FIOM e
Maurizio Landini collaborano con Camusso e la destra CGIL (Protocollo
d'Intesa sulla Rappresentanza Sindacale).
Tutti questi avvenimenti
confermano che il terreno delle aziende capitaliste è un terreno fertile
per noi comunisti. Noi e gli operai avanzati possiamo costruire nelle
aziende capitaliste posizioni di forza per mobilitare a un livello più
alto i lavoratori delle aziende capitaliste (gli operai) e per far
svolgere ai loro organismi (le OO) e ai lavoratori delle aziende
capitaliste un ruolo propulsivo per la lotta di classe di tutte le masse
popolari. I Comitati di Partito costituiti nelle aziende, forti del loro
legame ideologico, politico e organizzativo con il Partito, hanno di
fronte a sé un grande campo di attività, se sfruttano a fondo il
carattere clandestino dell'organizzazione e l'assimilazione del
materialismo dialettico che si esprime nella linea del Partito. La crisi
del capitalismo ha gonfiato il numero dei disoccupati e dei lavoratori
precari. Restano tuttavia in Italia vari milioni di operai, uniti a
gruppi in alcune decine di migliaia di aziende sparse in tutto il paese.
Questa rete di aziende capitaliste sono l'ossatura della futura società.
Si tratta di trasformare questo ruolo potenziale in un ruolo effettivo,
reale. Questa è l'opera che unisce dialetticamente CdP e OO, che fa di
queste diversissime organizzazioni i centri promotori dello Stato di
domani, quello che la crisi del capitalismo rende necessario per tutte
le masse popolari. Nell'assurgere a questo ruolo CdP e OO possono e
devono servirsi anche delle organizzazioni sindacali, quelle alternative
e di base, ma soprattutto quelle di regime e in particolare quelle della
CGIL e della FIOM che sono ancora ben presenti nelle aziende capitaliste
e sottoposte a difficoltà crescenti che le intese, le manovre e le
tresche degli Epifani e delle Camusso, gli allievi dei noti ladri Craxi
e Ottaviano Del Turco, contro tutte le loro intenzioni aggravano.
Per
svolgere con successo questa loro opera CdP e OO devono anzitutto
progredire nell'assimilare il materialismo dialettico e applicarlo con
iniziativa e creatività nel lavoro di ogni giorno: tutto il Partito deve
sostenerli in quest'opera. In secondo luogo devono passare dalla
difensiva all'attacco: non aspettare che i padroni attacchino quando fa
più comodo a loro; attaccare soprattutto sul piano politico, promuovere
l'organizzazione delle masse popolari per costituire il GBP.
In
proposito oggi è importante considerare con attenzione due punti.
1.
Il ruolo dei comunisti, dei lavoratori avanzati, delle organizzazioni
sindacali. Se noi comunisti nel lavoro di massa, quello verso l'esterno
del Partito, prendiamo in considerazione principalmente la concezione e
l'unità sulla concezione, gli obiettivi, la linea (cioè gli elementi che
sono tuttavia decisivi, fondanti per la nostra unità di Partito), se per
persone e organizzazioni esterne al Partito consideriamo principalmente
questi elementi e il ruolo che quelle persone e organizzazioni
attualmente svolgono, noi comunisti ci chiudiamo in noi stessi e
diventiamo dogmatici (cioè tradiamo la nostra stessa concezione). Se
invece usiamo la nostra concezione e consideriamo il ruolo che
potenzialmente persone e organizzazioni possono svolgere, che quindi
possiamo far loro svolgere, abbiamo per la nostra attività un criterio
di orientamento conforme alla nostra concezione del mondo. La questione
più importante è il legame che esiste e che si può stabilire con le
masse popolari: loro sono quelle che trasformandosi fanno la storia.
Stante il periodo di decadenza del movimento comunista che abbiamo alle
spalle, gli attuali dirigenti delle masse popolari sono la parte più
arretrata, più esposta a deviazioni, più corrotta e più corrompibile: in
tutti i sensi la parte più influenzata dalla borghesia e dal clero.
Pretendere che siano uniti a noi ideologicamente sarebbe assurdo da
parte nostra. Per quanto si proclamino anticapitalisti e antagonisti,
sono ideologicamente succubi della borghesia e del clero. Ma essi
dipendono dalle masse. Se noi orientiamo le masse, dirigiamo
indirettamente (cioè tramite le masse) i dirigenti. Noi piccoli
dirigeremo le loro grandi organizzazioni di massa. Le masse non le
orientiamo principalmente denunciando i dirigenti delle loro
associazioni. I risultati dolorosi della loro direzione le masse li
sperimentano. Denunciarne i singoli aspetti e le motivazioni è spesso
necessario e dobbiamo farlo con cura, sistematicamente, come terreno su
cui insegniamo a ragionare a chi è già capace di imparare (quindi una
denuncia superficiale, abborracciata, ricca di insulti ma povera di
argomenti è in generale più dannosa che utile). Ma le masse le
orientiamo principalmente portando una linea migliore di lotta contro la
borghesia e il clero, contro la Repubblica Pontificia, illustrando una
via e i mezzi per una lotta di livello superiore e vincente,
organizzandola praticamente ogni volta che riusciamo a crearne le
condizioni, lavorando d'iniziativa per creare le condizioni.
2. Il
ruolo, la forza di organizzazioni di massa come CGIL, FIOM, ARCI, ecc. e
il valore che hanno per lo stesso regime dipendono dal seguito e dal
consenso che ancora hanno presso le masse. Ovunque noi comunisti agiamo
in coerenza con il materialismo dialettico, quelle organizzazioni sono
costrette a correrci dietro, a fare qualcosa che assomiglia a quello che
facciamo noi, per cercare di mantenere seguito e prestigio tra le masse.
Questo rafforza noi comunisti. Ci rafforzerà tanto più quanto più
sapremo mantenere la nostra posizione d'avanguardia.
Essa è insidiata
dal fatto che nelle nostre stesse file ci sono sia compagni che
aspettano solo che i dirigenti delle vecchie organizzazioni mostrino
qualche ravvedimento per ritornare sotto la loro direzione, sia compagni
che li rifiutano ma li considerano sempre come dirigenti, da combattere
ma dirigenti (nemici principali, mentre sono semplici cani da guardia
della borghesia e del clero), sono mossi dall'indignazione e dall'odio
nei loro confronti più che dalle leggi della lotta di classe.
Una
parte delle nostre file, quella meno convinta e matura, tende a
ritornare indietro, a rimettersi sotto la direzione delle vecchie
organizzazioni (che hanno tradizione, storia, conoscenza del mestiere,
forza e prestigio superiori a noi), a mettersi nuovamente al loro
seguito. Questa tendenza (di destra) che si manifesta nelle nostre file,
è da combattere
1. per se stessa, perché il riconoscimento della
direzione (il cedimento alla direzione) delle organizzazioni di regime
porta indietro e fuori strada i nostri, indebolisce il movimento
rivoluzionario,
2. per la reazione settaria che desta nella nostre
file, dove quella parte che è più indignata contro il ruolo di quelle
vecchie organizzazioni, vede comunque di cattivo occhio l'accostamento
che si crea tra noi e quelle organizzazioni che ci rincorrono; di fronte
ai cedimenti della nostra destra, questa parte già settaria è rafforzata
nel suo settarismo, nella sua insicurezza a proposito della strada che
stiamo percorrendo, nella sua paura di sbandare, nella debolezza della
sua assimilazione del materialismo dialettico e della concezione
comunista del mondo.
Quindi vi è un duplice pericolo di indebolimento
nostro che possiamo certo curare, prevenire e contenere, ma solo se
siamo consapevoli della sua inevitabile esistenza (chi non ha assimilato
la concezione comunista del mondo, ideologicamente dipende dalla
borghesia e dal clero) e quindi dell'importanza di seguire la nostra
linea. Se ci basiamo sul materialismo dialettico, le organizzazioni di
massa ora sottomesse al regime, noi comunisti possiamo dirigerle
indirettamente, facendo leva sulle masse. Possiamo costringerle a
correre dietro a noi. Più che la denuncia delle malefatte e dei crimini
dei loro dirigenti, che le masse ben vedono, conta che noi diamo alle
masse una direzione sicura ed efficace nella lotta contro la borghesia,
prendendo direttamente l'iniziativa in mano tramite le Organizzazioni
Operaie e le Organizzazioni Popolari e tramite i Comitati di Partito
clandestini.
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