[Forumlucca] cosa accade in Brasile?

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Autore: Aldo Zanchetta
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To: forumlucca
Oggetto: [Forumlucca] cosa accade in Brasile?
Forse qualcuno non si contenta delle informazioni
RAI/MEDIASET/CORSEREPUBBLICA etc (DAL MIO MININOTIZIARIO SULL’AMERICA LATINA
DI OGGI)



COSA ACCADE IN BRASILE ?



Prima taciute poi minimizzate dai nostri media (“alcune decine di
manifestanti a San Paolo per l’aumento del prezzo dei trasporti”, questa la
prima timida presa d’atto della RAI) le manifestazioni poco a poco appaiono
nella loro reale dimensione: decine di migliaia di manifestanti nelle
principali città del paese, con motivazioni che vanno ben al di là
dell’aumento del prezzo di un biglietto dell’autobus.



Sapevo da amici frequentati nei lunghi soggiorni di lavoro a San Paolo negli
anni ottanta e novanta di uno scontento serpeggiante a vari livelli, ma non
ero riuscito a inquadrarlo. L’immagine che ci giungeva coi media dal Brasile
era quella di un paese in irresistibile crescita che si preparava a stupire
il mondo con il Mundial del 2014 e le Olimpiadi del 2018. Francamente sono
stato colto di sorpresa.



Da tempo pensavo di aggiornare i due maxi ‘mininotiziari’ n 91 e 92 del 2010
sul Brasile, verso la fine delle due presidenze Lula, e pazientemente
accantonavo notizie che ritenevo significative. L’amica Cecilia, valente
economista carioca, ogni tanto mi mandava elaborati pezzi critici dove mi
allertava sulla non così eccellente salute dell’economia brasiliana in
prospettiva. Ma faceva parte della piccola porzione della sinistra che non
si era fatta incantare dal “presidente operaio” né dalla “presidente
guerrigliera”.



Le opere faraoniche da mostrare al mondo in occasione di grandi eventi
inorgogliscono forse gli abitanti di un paese, ma quando si eccede e si
stravolge l’incanto di una città come Rio de Janeiro, amata dai suoi
abitanti, inclusi i favelados, nascono anche dubbi e domande. E qualche atto
di resistenza (vedi in occasione della distruzione del museo indigeno vicino
al Maracanà) che comincia a raccogliere solidarietà.



Poi, dall’inizio di quest’anno, la sorpresa dell’irrigidimento del
Movimiento Sem Terra di cui ho parlato nel mini n 13 LA OPÇAO BRASILEIRA,
parte I, e del quale stentavo a scrivere la parte II, tanti erano gli
interrogativi che mi ponevo.



Proprio ieri sul blog di Emir Sader, il prestigioso sociologo paulista di
sinistra -che a mio modesto parere aveva ceduto un po’ troppo al fascino del
senz’altro prestigioso presidente Lula- leggevo una intervista a questi
fatta dallo stesso Sader e da Pablo Gentili, segretario esecutivo del CLACSO
di cui oggi Sader è coeditore. Difficile non riconoscere molti meriti a
Lula, del resto ben sottolineati da lui stesso nell’intervista. Due brani
però mi hanno turbato. Tutti sanno del profondo mutamento genetico subito
negli anni della presidenza Lula dal suo partito, il PT, il Partido dos
Trabalhadores, di cui Lula fu co-fondatore negli anni duri della dittatura
militare.



Alla domanda degli intervistatori “E il PT, è cambiato?”, Lula risponde:
<<Uno é il PT del Congresso, dei parlamentari, il PT dei dirigenti. Altra
cosa è il PT della base. Io direi che il 90% della base del PT continua a
essere uguale a quello che era nel 1980 […]. E’ una base molto esigente,
molto solidaria […] Però c’è anche il PT delle elezioni. In Brasile o
facciamo una riforma politica o la òpolitica ritornerà a essere più perversa
di quanto è stata in qualsiasi altro momento.>> Peccato che non abbia
approfondito il perché del distacco della dirigenza, piuttosto corrotta come
sappiamo, dalla sua base, supposto che la base sia ancora quella degli anni
’80. Non era l’indiscusso prestigio di Lula a orientare e controllare la
struttura del partito?



L’altro passaggio conturbante è questo: << […] le elites non hanno mai
guadagnato denaro come durante il mio governo. Né le emittenti televisive,
che erano quasi tutte in difficoltà. Né i periodici, che pure erano quasi
tutti in ginocchio quando assunsi la presidenza. Le imprese e le banche mai
hanno guadagnato tanto. Ma anche i lavoratori hanno guadagnato. Il
lavoratore può guadagnare solamente se la sua impresa va bene.>>



Ovvero: la botte piena e la moglie ubriaca. Le grandi imprese, certamente,
hanno guadagnato tanto. Ma le piccole e medie, sottoposte a una concorrenza
cinese spietata, non sembra altrettanto. E se non vanno bene, come dice
Lula, anche i lavoratori non si trovano bene. Il discorso sarebbe da
approfondire.



Ma torniamo ai disordini di questi giorni. Leggo sull’editoriale“Saturazione
e progetto” del blog di Sader in data di oggi, 18 giugno: <<[…] In undici
capitali migliaia sono scesi nelle piazze. I 20 centavos che in origine
hanno motivato la mobilitazione in San Paolo il 6 di giugno, sono divenuti
irrisori di fronte all’impeto e all’intensità di ciò che vediamo 12 giorni
dopo. Ciò che è in gioco è molto di più di questa bazzecola. Le strade
richiedono una nuova agenda politica per il Brasile.>>



Forse è tempo che scriva la II parte di La Opçao Brasileira?



PS Il caro amico Jorge risponde in questo momento alla mia domanda: “cosa
sta succedendo’” con una risposta secca “Finita è la pazienza” e mi allega
un suo giudizio sulla situazione. Certamente anche Cecilia risponderà.
Domani riparleremo di Brasile. Mi pare troppo importante capire.