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Scomparso per 15 anni fascicolo strage Chinnici
Ritrovato da due giornalisti, ricostruisce la storia oscura del processo
sull'omicidio del giudice che per primo costitui' il pool antimafia, con
Falcone e Borsellino
12 giugno, 11:42
PALERMO - Per 15 anni non se ne era saputo più nulla. Ora è improvvisamente
ricomparso a Palermo un fascicolo nel quale è ricostruita la storia oscura
del processo per la strage in cui fu ucciso nel 1983 il giudice Rocco
Chinnici. Alcuni pentiti hanno raccontato a suo tempo che l'esito del terzo
processo d'appello, celebrato a Messina nel 1988 dopo due annullamenti della
Cassazione, sarebbe stato "aggiustato". Per arrivare all'assoluzione per
insufficienza di prove di Michele e Salvatore Greco, indicati come i
mandanti dell'attentato, la mafia avrebbe corrotto un magistrato. Sotto
accusa era finito nel 1998 il presidente della corte d'assise d'appello che
aveva emesso la sentenza, Giuseppe Recupero. Ma la magistratura di Reggio
Calabria, dove l'inchiesta era stata trasferita, si era dichiarata
incompetente. Il fascicolo era quindi tornato a Palermo. Il passaggio non
era stato però annotato nei registri del palazzo di giustizia e il caso era
stato quindi "dimenticato". Nessuno in questi anni ha più indagato sulla
presunta corruzione di Recupero. Il caso è tornato casualmente alla luce per
la scoperta di due giornalisti, Fabio De Pasquale e Eleonora Iannelli, che
stavano preparando un libro sulla strage Chinnici, "Così non si può vivere",
pubblicato in questi giorni dall'editore Castelvecchi. La loro ricerca si
era fermata perché il fascicolo non era stato più assegnato. Solo ora è
stato ritrovato e riaperto dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi. Ma
intanto il giudice Recupero è morto da cinque anni. L'inchiesta cercherà
comunque di accertare se la mafia abbia veramente versato a Recupero o ad
altri, come sostengono alcuni collaboratori, 200 milioni delle vecchie lire.
Dietro l'autobomba al tritolo che dilaniò Chinnici, due carabinieri della
scorta e il portiere c'era, scrivono gli autori del libro, un patto
scellerato tra mafia militare e potere politico-economico, ma anche una
giustizia "sonnolenta". Il lavoro di Chinnici, che per primo costituì un
pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, si scontrò con le
ostilità ambientali di un ambiente saturo di veleni.