[Forumlucca] R: a marcantonio, ilaria e aldo

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Cari Michela e Roberto



grazie per avere ripreso l’input iniziale di Marcantonio e Ilaria e il mio
rilancio. E’ importante dialogare e confrontarci.



Si, io credo che tutte queste piccole lotte, anche se frazionate, hanno un
orizzonte comune e forse formano quella nuova cultura politica di cui
parlano Hugo Blanco e Raul Zibechi cui avevo fatto riferimento in un pezzo
che ho tolto dalla mia riflessione precedente perché già lunga ma che vi
riproporrò in seguito perche mi sembra interessante come analisi di una
realtà che è anche la nostra.



Troverei però importante che potessimo costruire una rete comunicativa più
incisiva e capillare. Di alcuni eventi che avete citato (bene questa ampia
panoramica!) io ho notizia ora da voi. Forse non c’è oggi alternativa alle
lotte frammentate anche localmente, ma un quadro informativo reciproco più
ampio credo porterebbe linfa a questi eventi.



E’ una sfida che potremmo accettare?



Aldo





La battaglia d' Istanbul in difesa di seicento alberi,
novecento arresti, mille feriti, quattro accecati per sempre,
la battaglia d' Istanbul
è per gli innamorati a passeggio sui viali,
per i pensionati, per i cani,
per le radici, la linfa, i nidi sui rami,
per l' ombra d' estate e le tovaglie stese
coi cestini e i bambini,
la battaglia d' Istanbul è per allargare il respiro
e per la custodia del sorriso.

Erri De Luca



Cari Aldo, Marcantonio e Ilaria,

grazie per le vostre importanti e stimolanti riflessioni, mi avete
invogliato a declinarle nella situazione locale, dove in piccolo si
riproducono quei fenomeni globali di cui parla Aldo: Estrazione verso l'alto
di diritti e risorse e Repressione delle genti che difendono la propria
vita, perchè di questo ormai si tratta, della difesa del diritto ad
un'esistenza dignitosa.

Penso alla manifestazione di sabato scorso, 1 giugno, indetta in seguito
alle 14 denunce per “resistenza a pubblico ufficiale” ricevute da studenti
medi e universitari, come risposta puramente repressiva di fronte a un
disagio sociale e politico più che legittimo, a cui tra l'altro ha aderito
molta parte dell'attivismo politico-sociale cittadino.

Penso alla manifestazione del 24 maggio davanti alla stazione di Lucca,
indetta dai pendolari per chiedere più investimenti per i treni e le
infrastrutture regionali, tariffe agevolate per gli studenti come avviene
negli altri paesi d'Europa, un trasporto su rotaia che funzioni e che sia
più conveniente rispetto al mezzo privato, più manutenzione e meno alta
velocità ecc.. e a cui, di nuovo, parti importanti del tessuto sociale
cittadino hanno aderito e partecipato.

Penso anche al lavoro dell'Assemblea 29 giugno, perchè venga fatta giustizia
riguardo alla strage ferroviaria di Viareggio di 4 anni fa.

Penso alla manifestazione del prossimo 8 giugno indetta dal comitato lucca
est-Sergio Ghiselli, sul dissesto ambientale prodotto dal nuovo ospedale.

Penso alla rivendicazione del comitato contro gli assi viari, per una
mobilità alternativa contro una ulteriore e imponente cementificazione, e se
davvero gli assi viari venissero fatti accadrà ciò che si sente ora per
l'ospedale San Luca: prima istituzioni ed esperti tutti d'accordo sul fatto
che non si poteva fare altrimenti, ora, quando i danni sono ormai
irrimediabili si dice che “è stata sbagliata la scelta della localizzazione
e sbagliata la procedura degli interventi sulla rete idrica ecc.”.

La stessa cosa accadrà col nuovo sistema tangenziale a Lucca, quando chi ci
dovrà guadagnare lo avrà fatto, quando il territorio sarà ormai trasformato
e le comunità che lo abitano stravolte, qualcuno dirrà che forse si potevano
fare meno danni!

E ci sono comitati e cittadini all'erta contro i due impianti a biomasse a
San Marco, con le loro emissioni a spandersi su un territorio, su una città,
che è al quarto posto a livello nazionale per l'inquinamento da polveri
fini. E di certo dimentico qualche altra problematica e qualche lotta.

Ecco, non ci crediamo più, non crediamo più ai nostri governanti, che troppe
volte hanno dimostrato incapacità e non lungimiranza, se non vera e propria
malafede nel proporre e imporre opere sul territorio e stralcio di diritti
in cambio di una fantomatica crescita futura.

Ognuno di questi comitati, ognuno che protesta “per il proprio giardino
minacciato” nel contempo difende il diritto di tutti ad un'esistenza
dignitosa, questo voglio dire. Che siamo anche noi, qui a Lucca parte di
quel movimento mondiale di cui parlate.

La retorica del “non nel mio giardino” usata per sminuire le lotte locali
deve trovare secondo me un fermo rifiuto, ci vogliono divisi e deboli.
Ognuno di noi che difende il proprio orticello invece, difendendo il proprio
pezzetto di esistenza dignitosa difende anche il diritto di tutti. Anche nel
nostro piccolo spiragli di resistenza ci sono e sono forti, il problema
grave che blocca una più ampia ribellione è il fatto che siamo parte attiva
del sistema che ci opprime, ne dipendiamo in tutto e per tutto, ne siamo
vittime e complici nello stesso tempo, ribellarsi è impossibile per la
maggior parte della gente, almeno fino a che la maschera non cade e prevale
la violenza concreta dell'oppressione come accade a Istambul e in molti
altri luoghi. Momento che potrebbe essere sempre più vicino anche in Italia,
data la situazione economica e politica allo sbaraglio, purtroppo.

E però le resistenze sono tante anche se piccole, e varie, tanti piccoli
segnali che crescono senza farsi notare se non da occhi attenti e
partecipanti. Sempre sabato scorso la Costituente itinerante dei beni
comuni, presiduta da Stefano Rodotà, dopo Roma e L’Aquila ha fatto tappa a
Pisa, all’ex colorificio liberato. Liberato da un possesso “estrattivo”,
speculativo, come l'ha definito anche Ugo Mattei, per farlo diventare un
possesso “generativo” come è invece quello del “comune” , quello che
restituisce alla vita della città e dei cittadini la fruizione di un luogo
che sia per tutti, fuori da logiche mercificanti. La costituente itinerante
dei beni comuni fa tappa in tutti i luoghi occupati e, con metodo inedito ed
entusiasmante mette insieme giuristi e movimenti per la costruzione di una
riflessione e produzione di diritto dal basso, che innovi il concetto di
proprietà privata mettendo in luce quella parte della costituzione poco
applicata che riguarda la “funzione sociale” della proprietà e proponga le
forme innovative necessarie quando si parla di beni comuni: proprietà né
privata e neanche pubblica ma pubblico-partecipata.

Secondo me un altro piccolo spiraglio di un avanzamento culturale e politico
innovativo è anche l'apertura del primo negozio vegan a Lucca, finalmente
anche qui una prospettiva che mette in discussione il modo violento e contro
ogni forma di vita, che è alla base del nostro modo di vivere, un altro
piccolo spiraglio per mettere in crisi il nostro coinvolgimento fin nelle
viscere con questa violenza. Perchè anche cosa come e chi mangiamo “è già
politica”.

La cosa triste è che per ottenere dei cambiamenti, per ottenere più
giustizia sono necessari quasi sempre violenza e morte. Questo è terribile.

Scusate la lunghezza di questi pensieri in libertà.

Un abbraccio

Michela e Roberto