[Forumlucca] a marcantonio, ilaria e aldo

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著者: Viani Roberto
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To: forumlucca
題目: [Forumlucca] a marcantonio, ilaria e aldo
/La battaglia d' Istanbul in difesa di seicento alberi,
novecento arresti, mille feriti, quattro accecati per sempre,
la battaglia d' Istanbul
è per gli innamorati a passeggio sui viali,
per i pensionati, per i cani,
per le radici, la linfa, i nidi sui rami,
per l' ombra d' estate e le tovaglie stese
coi cestini e i bambini,
la battaglia d' Istanbul è per allargare il respiro
e per la custodia del sorriso.

Erri De Luca /


Cari Aldo, Marcantonio e Ilaria,

grazie per le vostre importanti e stimolanti riflessioni, mi avete
invogliato a declinarle nella situazione locale, dove in piccolo si
riproducono quei fenomeni globali di cui parla Aldo: Estrazione verso
l'alto di diritti e risorse e Repressione delle genti che difendono la
propria vita, perchè di questo ormai si tratta, della difesa del diritto
ad un'esistenza dignitosa.

Penso alla manifestazione di sabato scorso, 1 giugno, indetta in seguito
alle 14 denunce per "resistenza a pubblico ufficiale" ricevute da
studenti medi e universitari, come risposta puramente repressiva di
fronte a un disagio sociale e politico più che legittimo, a cui tra
l'altro ha aderito molta parte dell'attivismo politico-sociale cittadino.

Penso alla manifestazione del 24 maggio davanti alla stazione di Lucca,
indetta dai pendolari per chiedere più investimenti per i treni e le
infrastrutture regionali, tariffe agevolate per gli studenti come
avviene negli altri paesi d'Europa, un trasporto su rotaia che funzioni
e che sia più conveniente rispetto al mezzo privato, più manutenzione e
meno alta velocità ecc.. e a cui, di nuovo, parti importanti del tessuto
sociale cittadino hanno aderito e partecipato.

Penso anche al lavoro dell'Assemblea 29 giugno, perchè venga fatta
giustizia riguardo alla strage ferroviaria di Viareggio di 4 anni fa.

Penso alla manifestazione del prossimo 8 giugno indetta dal comitato
lucca est-Sergio Ghiselli, sul dissesto ambientale prodotto dal nuovo
ospedale.

Penso alla rivendicazione del comitato contro gli assi viari, per una
mobilità alternativa contro una ulteriore e imponente cementificazione,
e se davvero gli assi viari venissero fatti accadrà ciò che si sente ora
per l'ospedale San Luca: prima istituzioni ed esperti tutti d'accordo
sul fatto che non si poteva fare altrimenti, ora, quando i danni sono
ormai irrimediabili si dice che "è stata sbagliata la scelta della
localizzazione e sbagliata la procedura degli interventi sulla rete
idrica ecc.".

La stessa cosa accadrà col nuovo sistema tangenziale a Lucca, quando chi
ci dovrà guadagnare lo avrà fatto, quando il territorio sarà ormai
trasformato e le comunità che lo abitano stravolte, qualcuno dirrà che
forse si potevano fare meno danni!

E ci sono comitati e cittadini all'erta contro i due impianti a biomasse
a San Marco, con le loro emissioni a spandersi su un territorio, su una
città, che è al quarto posto a livello nazionale per l'inquinamento da
polveri fini. E di certo dimentico qualche altra problematica e qualche
lotta.

Ecco, non ci crediamo più, non crediamo più ai nostri governanti, che
troppe volte hanno dimostrato incapacità e non lungimiranza, se non vera
e propria malafede nel proporre e imporre opere sul territorio e
stralcio di diritti in cambio di una fantomatica crescita futura.

Ognuno di questi comitati, ognuno che protesta "per il proprio giardino
minacciato" nel contempo difende il diritto di tutti ad un'esistenza
dignitosa, questo voglio dire. Che siamo anche noi, qui a Lucca parte di
quel movimento mondiale di cui parlate.

La retorica del "non nel mio giardino" usata per sminuire le lotte
locali deve trovare secondo me un fermo rifiuto, ci vogliono divisi e
deboli. Ognuno di noi che difende il proprio orticello invece,
difendendo il proprio pezzetto di esistenza dignitosa difende anche il
diritto di tutti. Anche nel nostro piccolo spiragli di resistenza ci
sono e sono forti, il problema grave che blocca una più ampia ribellione
è il fatto che siamo parte attiva del sistema che ci opprime, ne
dipendiamo in tutto e per tutto, ne siamo vittime e complici nello
stesso tempo, ribellarsi è impossibile per la maggior parte della gente,
almeno fino a che la maschera non cade e prevale la violenza concreta
dell'oppressione come accade a Istambul e in molti altri luoghi. Momento
che potrebbe essere sempre più vicino anche in Italia, data la
situazione economica e politica allo sbaraglio, purtroppo.

E però le resistenze sono tante anche se piccole, e varie, tanti piccoli
segnali che crescono senza farsi notare se non da occhi attenti e
partecipanti. Sempre sabato scorso la Costituente itinerante dei beni
comuni, presiduta da Stefano Rodotà, dopo Roma e L'Aquila ha fatto tappa
a Pisa, all'ex colorificio liberato. Liberato da un possesso
"estrattivo", speculativo, come l'ha definito anche Ugo Mattei, per
farlo diventare un possesso "generativo" come è invece quello del
"comune" , quello che restituisce alla vita della città e dei cittadini
la fruizione di un luogo che sia per tutti, fuori da logiche
mercificanti. La costituente itinerante dei beni comuni fa tappa in
tutti i luoghi occupati e, con metodo inedito ed entusiasmante mette
insieme giuristi e movimenti per la costruzione di una riflessione e
produzione di diritto dal basso, che innovi il concetto di proprietà
privata mettendo in luce quella parte della costituzione poco applicata
che riguarda la "funzione sociale" della proprietà e proponga le forme
innovative necessarie quando si parla di beni comuni: proprietà né
privata e neanche pubblica ma pubblico-partecipata.

Secondo me un altro piccolo spiraglio di un avanzamento culturale e
politico innovativo è anche l'apertura del primo negozio vegan a Lucca,
finalmente anche qui una prospettiva che mette in discussione il modo
violento e contro ogni forma di vita, che è alla base del nostro modo di
vivere, un altro piccolo spiraglio per mettere in crisi il nostro
coinvolgimento fin nelle viscere con questa violenza. Perchè anche cosa
come e chi mangiamo "è già politica".

La cosa triste è che per ottenere dei cambiamenti, per ottenere più
giustizia sono necessari quasi sempre violenza e morte. Questo è terribile.

Scusate la lunghezza di questi pensieri in libertà.

Un abbraccio

Michela e Roberto