[NuovoLab] Dal bipolarismo al presidenzialismo

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E' bastato che da bipolare lo schema di
gioco diventasse tripolare (ci sono voluti vent'anni conditi di persistente e
crescente personalizzazione della politica) e il giocattolino del maggioritario
si rompe come d'incanto. A questo punto ai sostenitori della
"governabilità" (in primis i teorici dell'autosufficienza del PD:
vedi Veltroni) non resta altro da fare che invocare il (semi)presidenzialismo,
il governo forte, spacciando tale sbocco come fosse una soluzione tecnica
("guardate la Francia", sbraitano, in assoluta sintonia con Alfano).
Quando invece col semipresidenzialismo si tratta di consacrare una prassi in
atto di uso/abuso dell'istituto della presidenza della Repubblica, per un
verso, e, per un altro, di assoluto svuotamento delle prerogative parlamentari.
Poi, magari, con assoluta sfacciataggine pretenderanno una legge elettorale che
dia la possibilità (che faccia intendere) agli elettori di "scegliere
direttamente" il proprio candidato. Trasformismo e fariseismo, mancanza di
principi: questa è l'identità dell'ex-sinistra.

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“[…] se in queste condizioni
andiamo a forme di investitura più o meno diretta delle massime
responsabilità istituzionali, rischiamo effetti divisivi ancora più devastanti.
E non si può guardare alla Francia: lì nessun partito ha fatto sconti a Le Pen.
Lì c è un'altra cultura politica e un'alta
fedeltà repubblicana. Qui sono stati sdoganati tutti, abbiamo avuto coalizioni
con le peggiori regressioni culturali, e ora andiamo a incentivare
ulteriormente questa deriva intorno a chi, personalizzando all'estremo,
cercherà di raccattare con qualsiasi mezzo il consenso”.

Il commento è di STEFANO RODOTA', che peraltro si
dimentica di ricordare il macigno che falserebbe e renderebbe impari una
competizione diretta per la Presidenza della Repubblica: il conflitto di
interessi, lo strapotere mediatico di una delle parti in causa.