Assemblea pubblica per la piattaforma sul reddito di base e i
dirittiMercoledì 29
maggio 2013 ore 17.30
COMMUNIA @rendezvous
via dei Sabelli 104 (San Lorenzo)
Alcune reti sociali a Roma si
stanno confrontando sulla necessità e l’urgenza di uno spazio pubblico che
rivendichi da una parte la necessità di un reddito di base universale, senza
distinzioni tra nativi e migranti, dall’altra la riconquista di diritti sui
luoghi di lavoro, la riduzione dell’orario a parità di salario così come un
salario minimo orario.
Provando a non
porre i due termini in contrapposizione tra loro, ma in cospirazione, con
l’obiettivo dichiarato di rovesciare il “ricatto del debito” e far pagare ai profitti e alle rendite la crisi
economica da loro prodotta.
Una vera e propria consultazione tra realtà sociali
che lanci una piattaforma sul reddito di base e i diritti e che veda coinvolte
tutte le esperienze che in questi anni hanno provato ad affermare questa
rivendicazione su un piano di conflitto: collettivi di precari, studenti,
disoccupati, movimenti per il diritto all’abitare, lavoratori in mobilità e
cassa integrazione, il sindacalismo conflittuale.
http://www.inventati.org/redditoxtutti/
Verso l’assemblea del 29 maggio: una visita all’INSP di precar*, cassintegrati*,
lavoratrici/ori mobilitat*:
http://www.youtube.com/watch?v=ODeW1gmd5VI&feature=youtu.be
Su facebook:
https://www.facebook.com/events/413380585426434/
PIATTAFORMA COMUNE IN PROGRESS A Roma diverse reti sociali si stanno confrontando
sulla necessità di costruire uno spazio pubblico di movimento che abbia al
centro la rivendicazione del reddito di base e incondizionato (RBI) e la
riconquista dei diritti dentro ed oltre il lavoro. Negli ultimi anni la crisi e
le politiche di austerity adottate dietro “il ricatto del debito” hanno agito
come un dispositivo di “livellamento verso il basso” – facendo regredire garanzie
sociali e i diritti acquisiti – seppur con un intensità diversificata e
stratificata, rendendo la precarietà una condizione sociale generalizzata. Le riforme Monti-Fornero hanno ulteriormente
flessibilizzato il mercato del lavoro e tagliato i fondi del nostro sistema
previdenziale e welferistico. Questa è una bozza in progress di
una carta d’intenti, immaginata come strumento di sensibilizzazione e
ricomposizione sociale che si pone come obiettivo praticabile quello di aprire
un confronto vero tra le diverse realtà sociali attive da anni su questo
terreno: il sindacalismo conflittuale, i movimenti per il
diritto all’abitare, le rete associative, i collettivi di precari, le reti
studentesche, i lavoratori precarizzati, i centri sociali e tutti coloro che
vogliono contribuire ad intensificare, coordinare e generalizzare il conflitto
sociale necessario per imporre in forma adeguata il reddito di base e
incondizionato come orizzonte di ridefinizione dei nuovi diritti. · L’Italia resta al di fuori dei parametri europei
continuando a disporre di un lacunoso ed iniquo sistema di ammortizzatori
sociali che esclude il variegato universo dei precari e dei soggetti
non coperti da nessun sistema di protezione sociale.· L’istituzione di un reddito di base e incondizionato
rappresenta un mezzo per lottare contro la precarietà (sociale e)
lavorativa e il basso livello di remunerazione (in Italia i salari
sono tra i più bassi d’Europa), evitando che una parte crescente della
popolazione – com’è avvenuto nei 6 anni di crisi – cada nella “trappola della
povertà”. Il reddito di base e incondizionato fornirebbe ai precari e ai
precarizzati il potere di non accettare qualsiasi lavoro e di opporsi alla
precarizzazione. Quindi il reddito di base e incondizionato è un freno alla
politica di ribasso del costo del lavoro.· Per reddito intendiamo un intervento
economico universale ed incondizionato, ovvero l’erogazione di una somma
monetaria a scadenza regolare e perenne in grado di garantire la riproduzione
delle vite singolari. Oltre al reddito diretto vogliamo garantiti i bisogni
comuni (formazione, comunicazione, mobilità, socialità, abitare) attraverso
forme di reddito indiretto che possono essere erogate attraverso le competenze
degli enti locali (in questo senso la Legge 4/2009 nella regione Lazio dovrebbe
garantire questi diritti).·Il reddito è il riconoscimento della
produzione sociale permanente di cui siamo portatori, ricompensa
forfettaria dell’appropriazione finanziaria che le forme della cattura e
sottomissione producono dentro le leve della nuova valorizzazione capitalistica,
della sua continua innovazione produttiva e tecnologica. Quindi non si
tratta esclusivamente di redistribuire la ricchezza- il ché non sarebbe poco in
questo momento, se avvenisse senza il ricatto dell’impiego precario da
accettare – ma si tratta anche di riconoscere – e quindi retribuire – la
produzione sociale che avviene ogni giorno.· Il reddito è un diritto fondamentale della
persona (quindi soggettivo) che tutela il diritto ad un’esistenza
autonoma, libera e dignitosa, indipendentemente dalla prestazione lavorativa
effettuata per questo respingiamo i provvedimenti annunciati dal
neo-governo Letta che parlano di reddito minimo esclusivamente per le famiglie
bisognose con figli a carico.· Il reddito è un diritto non discriminante nei
confronti di nessuno che deve essere erogato a nativi e migranti a
prescindere dalla cittadinanza perché concorre a definire la piena cittadinanza
sociale e il pieno godimento delle libertà civili.· Il reddito non è un sussidio di povertà,
quindi non è una forma di salarizzazione della miseria e dell’esclusione
sociale. Il reddito non è un sussidio di disoccupazione.· Il reddito non è vincolato all’accettazione di
nessuna offerta formativa e/o lavorativa, di conseguenza non ha un regime
sanzionatorio, fondamentale strumento di controllo sociale utilizzato nelle
attuali politiche attive del lavoro basate sul welfare to work.· Partendo dalla rivendicazione di reddito (RBI)
chiediamo che venga istituito per tutti e tutte a prescindere dalla
cittadinanza un salario minimo orario che stabilisca il
principio che un’ora di lavoro non venga pagata meno di un certo valore.· Nonostante il nostro iniquo ed arbitrario sintema di
ammortizzatori sociali ci sembra fondamentale sostenere le lotte per il
rifinanziamento delle cassintegrazioni in deroga.· Per costruire un senso comune che ricomponga la
rivendicazione del reddito con quella della liberazione di parte del tempo di
vita con la riduzione d’orario a parità di salario per redistribuire intanto il
lavoro che c’è, riteniamo fondamentale sostenere e promuovere iniziative di
lotta come l’esproprio e l‘autogestione delle aziende che chiudono riappropriandosi
di parte della ricchezza socialmente prodotta.