venerdì 24 maggio 2013 alle 11 e 6 void <void@???> ha scritto:
> (23.May 19:04:39) Elettrico wrote:
> > > "Il 7, l'8 e il 9 giugno, a Cosenza, nell’area occupata delle
> > > exofficine f.d.c. via Popilia/viale Mancini, si terrà il
> > > sedicesimo Hackmeeting, incontro che si svolge ogni anno in una
> > > diversa città d'Italia. L'Hackmeeting è l'incontro delle
> > > controculture digitali (e non); di chi si pone in maniera critica
> > > rispetto alle tecnologie, non rinunciando a comprenderle e
> > > autogestirle e di chi applica questi principi alla propria vita,
> > > anche senza aver mai visto un computer in vita sua.
> >
> > mi sembra un po' arricciato l'italiano, questo pezzo poi
> > praticamente è sempre uguale, non si può usare una versione vecchia
> > più scorrevole?
>
> l'unico termine che rimane invariato, da almeno 10 anni, nel
> comunicato dell'hm e' "controculture".
> siamo sicuri di essere ancora una controcultura?
> http://www.carmillaonline.com/2007/02/01/che-fine-ha-fatto-la-controcultura/
Commento i passi secondo me più rilevanti dell'articolo...
> “Serve una riflessione su cosa sia oggi, nell’epoca della rete,
> l’intera popular culture. L’autoproduzione e il DIY sono diventati la
> cifra di gran parte della cultura odierna. Quel che un tempo era
> nicchia, underground o avanguardia, oggi, grazie a una
> democratizzazione dell’accesso a determinate tecnologie, è patrimonio
> di una vasta moltitudine. Milioni di persone sono in grado di
> manipolare e miscelare video, musica, parola scritta, e condividere
> all’istante il risultato con persone di tutto il mondo. Se una pratica
> che prima era esclusiva di cerchie ristrette diventa una pratica
> diffusa, tale pratica diventa un’altra cosa, e produce altre
> soggettività. E’ chiaro che questo sfuma o addirittura cancella la
> distinzione tra cultura e controcultura, mainstream e underground,
> popolare e avanguardia, entertainment e sperimentazione.
*Non si può dire* "democratizzazione" su quel che sta avvenendo, è
*falso* e *molto pericoloso*, perché la distribuzione dei contenuti
creati-mixati dagli utenti sta avvenendo di gran lunga prevalentemente
su strumenti come youtube, totalmente centralistici, che si riservano e
attuano il diritto di cancellare, far sparire i contenuti che non gli
aggradano da una settimana all'altra, come sappiamo o dovremmo sapere.
La situazione è più complessa di come è descritta nell'articolo:
google-tube può tuttora usare le leggi sul copyright per far sparire,
per esempio, la produzione tipica di questa """democratizzazione""", il
video DIY su canzone più o meno "mainstream". *E lo fa*,
selettivamente, accuratamente, così come "nasconde" alcune scene
topiche della produzione culturale mainstream. Poi, dal basso, c'è
gente che riesce a rimetterle e farle salire nei risultati, per un
po', ma è un'attività che mi ricorda un po' quante energie venivano
assorbite per la "moderazione" dei commenti su indymedia.
Il potere che google-tubo ha, in questa "situazione di mezzo" in cui le
leggi sul copyright sono ancora valide, è quello di usarle contro le
produzioni più o meno DIY di mixaggio di cose più o meno mainstream, e
anche sulle produzioni mainstream uppate dagli utenti "così come sono"
al di fuori dei canali che alcuni distributori mainstream hanno aperto
sul tubo, lasciando passare quello che gli garba e censurando quello
che non gli garba; creando appunto un senso di "democratizzazione"
mentre in realtà conserva e attua potere di veto, censura, su quel che
non gli garba. Qualcosa di molto simile al "demofascismo" di pasoliniana
memoria.
Quindi, che carmilla parli di "democratizzazione" a me fa girare le
palle.
Altro discorso: per quanto riguarda i materiali DIY non "citazionisti"
di roba sotto copyright per me è ancora validissimo il tentare di
convincere artisti ecc. a distribuire i propri contenuti su piattaforme
tipo archive.org oppure sui propri siti direttamente, bypassando il
più possibile la distribuzione. Filiera corta. E certo, facendolo anche
a pago, quanto vogliono, perché invece su questo sono d'accordo...
> Un altro baluardo del pensiero antagonista che tende oggi a vacillare
> è l’annosa contrapposizione tra “commerciale” e “alternativo”, ovvero
> l’assunto secondo cui le produzioni sotterranee dovrebbero essere del
> tutto svincolate dalle leggi della domanda e dell’offerta.
......
> il discorso magia: qualcuno negli anni passati ha provato a portare
> l'argomento all'hackmeeting
> http://www.ecn.org/lists/hackit99/200502/msg00243.html
> nonostante ritenga la materia interessante e stimoli la mia
> curiosita', penso che non sia appropriato per un comunicato stampa.
> rischia di essere fuorviante e confondere ancora di piu' giornalisti
> e gente comune
Secondo me invece un po' di tric-e-trac ammiccante-ironico ci sta, a
maggior ragione in calabria, se poi si è in grado di gestirne gli
effetti "magici" nella situazione reale.
La misura "giusta" dello stesso non la so definire, nel comunicato così
com'era stato fatto inizialmente a me pareva eccessiva, ne ho proposto
un altro in cui la stempero un po' e la butto più su quel che reputo
vero e importante tuttora.
> ultima cosa: la rilettura di de martino (una ricerca fatta negli anni
> 60) nel contesto storico attuale non c'entra assolutamente nulla
> http://books.google.it/books?id=BvCuKxPE0jQC&lpg=PP1&hl=it&pg=PP1#v=onepage&q&f=false
MAH.
Io so di tante, tante persone che, al sud come al centro come al nord,
sono tuttora variamente superstiziose. La tendenza mi pare essere
quella per cui la superstizione non si struttura più secondo le forme
date, tradizionali, ma secondo forme personali o personalizzate
(riadattamenti delle forme "tradizionali" - ciò che in fondo è sempre
avvenuto, ma a velocità molto maggiori e con livelli di "contraddizione
interna" al sistema superstizioso molto maggiori) --- magari questo
potremmo chiamarlo demofascistizzazione della superstizione: gli utenti
della superstizione mixano e personalizzano le forme tradizionali della
stessa molto velocemente e uppano il contenuto nell'immaginario
colletivo; e però l'immaginario collettivo, oggi, si forma
prevalentemente tramite i google-tube che censurano ecc.; quindi siamo
al punto di partenza. Hackmeeting dovrebbe, secondo me, il più
possibile, tenere botta testardamente su alcune sue caratteristiche
costitutive. Ascoltare meno o più criticamente gli intellettuali
d'oggi, facendosi forza delle proprie conoscenze e della propria
attitudine sospettosa per dire "guardate che quando parlate di
'democratizzazione' state dicendo abbastanza tantone una cazzata".
E giocare, si anche, con le superstizioni ecc., senza lasciarsene
giocare. Che poi il comunicato mica diceva "venite qui che vi facciamo
la benedizione o il malocchio", diceva "contro ogni forma di malocchio
mumbojumbo digitale" ecc.
Ciao
--
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