[Precari_roma] “Redistribuire il lavoro che c’è, espropriare…

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Autore: Andrea Fioretti
Data:  
To: Precari Roma
Oggetto: [Precari_roma] “Redistribuire il lavoro che c’è, espropriare le imprese che chiudono”






----Messaggio originale----

Da: assemblealavoratori@???

Data: 17/05/2013 22.12

A: "Assemblea Lavoratori"<assemblealavoratori@???>

Cc: "Assemblea Romana"<assembleaautoconvocataromana@???>, "Assemblea Lavoratori"<assemblealavoratori@???>, <info@???>, <coordinamento@???>, "Rete28Aprile Lazio"<rete28aprilelazio@???>, <pane-rose@???>, <fa.seba@???>, <asciotto@???>, "dino greco"<dino.greco@???>

Ogg: [ComitatoNoDebito-Lazio: 570] “Redistribuire il lavoro che c’è, espropriare le imprese che chiudono”



Con richiesta di pubblicazione e diffusione




Chi paga la crisi, chi dovrebbe pagarla e come…MANIFESTO DI LOTTA“Redistribuire il lavoro che c’è, espropriare le
imprese che chiudono”Due punti per uscire dalla difesa della miseria dell’esistente elottare contro un futuro senza prospettive
Nonostante
le centinaia di miliardi di euro che sono stati prelevati dalle tasche dei
lavoratori delle loro famiglie per essere regalati alle banche dal governo
Monti attraverso le sue controriforme, la crisi continua a mordere e sempre
gli stessi settori sociali. E nel prossimo futuro andrà ancora peggio visto
il pareggio di bilancio introdotto in Costituzione con l’applicazione, per
volere della UE, del Fiscal Compact che imporrà a qualsiasi governo avremo
tagli alla spesa per circa 50 miliardi di euro per ogni anno nei prossimi venti
anni almeno.
Questo vuol
dire che non sono previste risorse né per investimenti e progressivamente
nemmeno per gli ammortizzatori sociali. 
Chi perde il
lavoro o andrà in cassintegrazione perché la sua azienda è in crisi, chiude o
delocalizza ha davanti a sé unicamente un futuro di disoccupazione e miseria in
solitudine.
Parliamo di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio. Solo sui
tavoli aperti al ministero dello sviluppo economico sono coinvolti 285.800
lavoratori e lavoratrici, dei quali 74.605 sono stati dichiarati già da oggi in
esubero. Per non parlare dell’impatto sull’indotto che moltiplica per due o tre
i numeri. Da questi numeri, raccolti sempre dallo stesso rapporto CGIL, sono
escluse le grandi aziende gestite direttamente dal ministero. 
Questi numeri fanno capire chi sta pagando tutte le conseguenze della
crisi e che le azioni messe in campo dal governo, spesso avallate passivamente
dalle OOSS, non fanno altro che peggiorarla. Se continuiamo ad accettare il
principio che dobbiamo pagare noi i costi della crisi dei padroni (che siano
essi industriali, banchieri o speculatori) ci scaviamo la fossa con le nostre
stesse mani. Gli ammortizzatori sociali ormai sono solo il viatico per la
mobilità e i licenziamenti, e l’azione sindacale ormai è rivolta solo al loro
utilizzo. Mentre i governi impongono tagli e controriforme per mantenere
alti i profitti di banche e imprese, gli unici ad andare veramente in “default”
in questo paese, col ricatto della crisi e del debito, sono i lavoratori e le
lavoratrici dipendenti, i precari, i cassintegrati ed i disoccupati. 
Le nostre
singole vertenze contro i licenziamenti e contro la precarietà rischiano di
sbattere contro il muro delle controparti (aziende e governo) col ricatto della
chiusura o il contentino temporaneo di qualche ammortizzatore per fiaccare la
nostra resistenza prima di perdere definitivamente il posto di lavoro.
Proponiamo che queste vertenze e lotte, che ciascuno conduce
autonomamente con gli strumenti che ritiene più adeguati, siano affiancate
dalla rivendicazione da parte di tutte le lavoratrici ed i lavoratori in lotta,
dipendenti o precari, di due punti generali: 
1.     La riduzione dell’orario di lavoro a
parità di salario e senza aumenti di produttività.2.     L’esproprio/nazionalizzazione sotto
controllo collettivo delle aziende in crisi e che de localizzano.
Non siamo
più disponibili ad accettare che le grandi e medie imprese, sostenute in ogni
modo con i nostri soldi, che hanno devastato interi territori e la salute di
milioni di persone, per accrescere comunque i loro profitti chiudano qui e le
vadano a riaprire ovunque gli convenga di più gettando per la strada centinaia
di migliaia di lavoratori!
L’articolo
43 della Costituzione già recita “A fini di utilità generale la legge può riservare
originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo
Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate
imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici
essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano
carattere di preminente interesse generale”.
Sappiamo
bene non basta una legge ma sosteniamo che è possibile praticare l’esproprio e
l’autogestione per “comunità di lavoratori” delle aziende che chiudono o
delocalizzano salvo pretendere che, visti tutti gli sgravi e incentivi pubblici
ricevuti, non ricevano ulteriori indennizzi o al massimo un indennizzo
simbolico di un euro!
Inoltre
l’introduzione di tecnologie e l’aumento dei ritmi di lavoro hanno aumentato a
dismisura la velocità di produzione di beni e di servizi senza che questo abbia
provocato una liberazione della nostra vita da una parte del tempo di lavoro
per noi ma ha significato solo l’incremento di profitti per le aziende. Gli
ammortizzatori e l’aumento della produttività (ormai, al pari della precarietà,
introdotti anche nel pubblico impiego e nella scuola) sono solo l’anticamera
della disoccupazione e quindi rivendichiamo, azienda per azienda, categoria per
categoria, la riduzione d’orario a parità di salario e senza aumenti produttivi
come l’unica possibilità per redistribuire intanto il lavoro che c’è e far si
che non siamo noi a pagare, ancora una volta, i costi della crisi! 
Noi abbiamo già pagato col nostro lavoro flessibile,
precario, insicuro e malpagato...E’ ora che la crisi la paghino le banche, le imprese e
gli speculatori!
Rossella
Iacobucci, comitato
Resistenza Operaia – Irisbus; Domenico Petrillo, comitato Resistenza
Operaia – Irisbus; Massimiliano Murgo, rsu Fiom Cgil Marcegaglia Buildtech
Milano; Andrea Castellucci, rsu Fiom Marcegaglia Forlì; Gabriele
Severi, rsu Fiom Marcegaglia Forlì; Mimmo De Stradis, rsu Fiom Fiat
Sata Melfi; Stefania Fantauzzi, rsa Fiom Fiat Termoli; Mimmo Cappella,
rsa Fiom Fiat Termoli; Francesca Felice, rsa Fiom Sevel Atessa (CH); Antonello
Tiddia, rsu Cgil Carbosulcis; Arcangelo Valentino, operaio Bosch
Bari; Stefano Quitadamo, comitato occupy Ri-Maflow; Massimo Lettieri,
cooperativa Ri-Maflow; Luigi Malabarba, pensionato Alfa Romeo; Annalisa
Dordoni, operatrice telefonia mobile Milano; Alberto Pantaloni, rsu
Slc Cgil Comdata Torino; Vincenzo Graziano, rsu Flmu Cub Comdata Torino;
Massimiliano Lanciotti, rsu Flmu Cub Telecom Italia; Riccardo De
Angelis, rsu Flmu Cub Telecom Italia; Adriano Carbone, rsu Flmu Cub
Telecom Italia IT; Federica D'Alessandro, Coordinamento Precari Scuola/
direttivo Flc Cgil Roma e Lazio; Francesco Cori, Coordinamento Precari
Scuola/Flc Cgil; Viviana Savino, Coordinamento Scuole Roma; Renato
Caputo, rsu Flc Cgil; Gabriella Petrarulo, comitato mobilitati
Alitalia Overbooked; Riccardo Filesi, comitato mobilitati Alitalia
Overbooked; Christian De Nicola, rsu direttivo Fiom Roma Nord; Francesco
Fumarola, Slc Cgil Almaviva Contact; Andrea Fioretti, rsa Fiom
appalti Selex; Ciro Risolo, rsu direttivo Fiom Cgil Roma Sud; Roberto
Villani, rsu Usb Scuola; Fabrizio Cottini, rsa Cgil Sielte; Sante
Marini, Fiom Alcatel Alenia; Maurizio Bacchini, rsu Fiom Cgil Baxter
spa; Marina Citti, rsa Cgil Menarini spa Pomezia; Claudio Simbolotti,
ferroviere Usb.
Aderiscono:
Coordinamento
lavoratrici e lavoratori autoconvocat* - contro la crisi; comitato Resistenza
Operaia – Irisbus Valle Ufita; ClashCityWorkers; collettivo Ri-Maflow; comitato
mobilitati Alitalia Overbooked; Coordinamento Precari della Scuola - Roma; Lavoratori Autorganizzati del Ministero
dell’Economia e delle Finanze.
Per contatti
e adesioni:lavoraremenotutti@???










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