NASCE LA “COALIZIONE FIOM”, Bologna 30 marzoBene i valori e la identità (quella del PD è tutta da inventare, perché non l'ha mai avuta e chissà se mai l'avrà). Bene anche l'assenza di Vendola (richiesta oppure voluta dall'interessato?), che non ha potuto mettere pregiudizialmente il cappello (adesione al socialismo europeo e "sinistra di governo") a quella che, dal punto di vista programmatico, si presenta come una coalizione sociale.
Preoccupa, stando almeno al resoconto [Daniela Preziosi, sul Manifesto di oggi], l'assenza di riferimenti al neoliberismo (in crisi oggettiva ma persistente) e ai vincoli europei che ne discendono e che ipotecano da vicino (pareggio di bilancio, fiscal compact) non solo la cosiddetta crescita, ma anche la costruzione della coalizione di cui sopra come blocco politico.
Temo che aleggi anche in casa FIOM l'idea che il risanamento dei conti sia inevitabilmente propedeutico (ciò che attualmente gli economisti più avvertiti negano) e in qualche dose compatibile con una politica, lato sensu, keynesiana. Lasciare nell'ombra questi aspetti e queste contraddizioni macroeconomiche (a fronte di possibili , nuove bolle finanziarie: vedi la recente intervista a Christian Marrazzi) può significare cullarsi nell'illusione che il centrosinistra possa rinascere dalle sue ceneri, a seguito magari di una crisi verticale del governo Letta, e che quindi sia plausibile, all'interno delle compatibilità dell'Unione Europea (invero poco elastiche), uno schieramento "progressista" e neolaburista che incida veramente sullo "stato di cose presenti".
