MERCOLEDI’ 24 APRILE 2013:
ore 17.30 – IL MAIALE E L’AIUTO CHEF – teatro per bambini e non solo @
OFFICINE BABILONIA + info su ultimoteatro.wordpress.com
ore 18.00 - Inaugurazione AUDITORIUM POPOLARE area ex officine
ferroviarie fdc Cosenza
incontro/dibattito: UN AUDITORIUM POPOLARE A COSENZA proposte e
prospettive, ne discutiamo con:
· Luca Ardenti
· Luca Persico “zulù”
· Banda Bassotti
· modera: Alessandro Aloe – auditorium popolare
—– durante il dibattito performance teatrali di: Emilio Nigro e Ernesto
Orrico.
ore 22.00 – notte partigiana con il live della Banda Bassotti & O’
Zulù (99 Posse) + Chosen Few music selection
LIBERIAMO SPAZI, ASCOLTIAMO CULTURA! DAL 24 APRILE UN NUOVO SPAZIO IN
CITTA’ : AUDITORIUM POPOLARE
A Cosenza l’area delle ex officine ferroviarie, tra viale Mancini e via
Popilia, è un luogo di resistenza alla speculazione edilizia che ha
sottratto gran parte della città ai suoi abitanti. Grazie all’impegno
sociale di tante persone che vivono ed operano in quest’area, è
diventata un luogo di vita associativa che contrasta la solitudine in
cui ci stanno facendo sprofondare il culto della merce e le conseguenze
della crisi economica globale. L’area dei capannoni, negli ultimi sette
anni, è divenuta luogo di riappropriazione e sperimentazione di una
socialità genuina, dell’incontro tra le culture e della partecipazione
dal basso.
Ed è proprio seguendo questi principi che molti collettivi, soggetti,
associazioni, liberi uomini e libere donne dell’area urbana cosentina,
da qualche mese, hanno deciso di mettersi ulteriormente in gioco nel
tentativo comune di creare uno spazio dove produrre e riprodurre musica,
cultura, arte, politica e socialità, dove poter esprimere liberamente la
partecipazione attiva alla vita cittadina, fuori dalla retorica e
dall’economia dei grandi eventi. Con una giornata di pubblico confronto
e festa popolare, il prossimo mercoledì 24 aprile inaugureremo
l’Auditorium Popolare.
La scelta di costruirlo è nata dalla critica al degrado culturale che
sta vivendo Cosenza negli ultimi anni. È un degrado preoccupante, che ci
riporta indietro nel tempo, a quando la città era dominata da oblio ed
alienazione. L’eclissi di un festival come quello di Invasioni e la
possibile chiusura del teatro dell’Acquario, sono i segnali più evidenti
ed allarmanti di una decadenza forse più profonda e complessa di quanto
possa apparire. Intanto nelle stanze delle istituzioni si cerca di
occultare questo vuoto, organizzando rassegne pseudo-culturali che hanno
l’unico scopo di soddisfare gli appetiti di affaristi e manager last
minute, lasciando ben poco spazio però alla creatività collettiva ed
alla libera espressione popolare. Ma per fortuna, in questa città,
continuano a fiorire iniziative spontanee che, spesso, ottengono
risultati sociali, morali e divulgativi infinitamente superiori alle
rassegne ed agli eventi finanziati dall’alto.
Gli spazi abbandonati o svenduti dalle amministrazioni locali, sono
luoghi pubblici, dove si gioca il futuro delle nostre città, dove si
intrecciano le vite, le memorie individuali e collettive. Ma i luoghi
pubblici e la partecipazione non possono essere monopolio delle
istituzioni. L’esperienza dimostra che quando ciò accade, qualsiasi
iniziativa ha vita breve. Riteniamo quindi che gli spazi comuni, per
loro natura, offrano a tutti la possibilità di sperimentare, in totale
autonomia, relazioni umane importantissime per chi coltivi ancora il
sogno di costruire un mondo diverso. L’operazione auditorium ci permette
di restituire all’uso cittadino un altro spazio dismesso e dimenticato,
altrimenti destinato al degrado o alla speculazione. Non dimentichiamo
infatti, che la giunta Perugini avrebbe spartito ben 16 milioni di euro
ai palazzinari di questa città per radere al suolo i capannoni esistenti
e realizzare ex novo un’opera simile. Vogliamo lavorare affinché per la
comunità diventi, col tempo, un’occasione, al di là del mercato, per
praticare momenti di solidarietà, felicità collettiva, rispetto della
dignità.
Le politiche alienanti delle ultime amministrazioni ci consegnano una
fotografia deprimente della città. Il problema allora è proprio partire
da questa situazione per ribaltarla. Ciò sarà possibile solo se si
afferma, con forza, il fatto che la conoscenza, sia nelle arti pratiche
che nei beni immateriali, non è in vendita. E che quindi la cultura ha
un valore condiviso. È di tutti e tutte. Solo attraverso quest’idea
della cultura si potranno riaffermare nuove condizioni di vivibilità e
di condivisione nell’area urbana, riattivando le differenti sensibilità,
le risorse inedite e le qualità già esistenti.
L’auditorium popolare sarà uno spazio aperto alla città e non solo.
Chiediamo il contributo umano, materiale, intellettivo, di quanti
condividono il nostro comune sentire.