[NuovoLab] I «piccoli Martin» non salvano ilmondo

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il manifesto 2013.04.18 - 01 PRIMA PAGINA


ATTENTATO DI BOSTON
I «piccoli Martin» non salvano il mondo



COMMENTO - Tommaso Di Francesco



COMMENTO - Tommaso Di Francesco

Ha ragione Claudio Magris che, dalle colonne del Corriere della Sera ha denunciato con estrema nettezza, la paternità, qualunque essa sia, delle bombe di Boston: «Sono semplicemente degli assassini». Ma siamo meno convinti del suo ragionamento sulla asimmetria che ormai, grazie al «progresso tecnologico», avrebbe diminuito la potenza degli stati a fronte di quella degli individui. C'è infatti una differenza non di poco conto, ed è data dall'informazione.
Ieri le immagini del «piccolo Martin» e la sua sfortunata, fragile vita sono state sbattute, come fosse solo un'epopea giornalistica, sulle prime pagine di molti giornali e sono diventate il «tono» della gran parte delle trasmissioni tv. Perché ne parliamo? Perché il manifesto solo pochi giorni fa, dovendo scegliere se mettere o no le foto dei bambini afghani massacrati dalle bombe della Nato, ha deciso che no, erano «morbose». Adesso gli occhi luminosi di Martin vengono blanditi dai media - più quelli italiani che non gli americani -, sparati per vellicare i pruriti mai sopiti dei guerrafondai di turno. Nell'intento, nemmeno nascosto e probabilmente assai menzognero, di dimostrare che quelle uccisioni rientrano in un progetto più o meno qaedista di attacco al cosiddetto Occidente.
Così, tanto per sollecitare il clima da spot dell'America dell'11 settembre - che dalla guerra di vendetta in Afghanistan è passata addirittura all'uccisione di Osama bin Laden -, per un paese invece attraversato da una serie mostruosa di episodi armati e criminali di «guerra civile» intestina.
A spiegare meglio l'andamento della verità le parole, stavolta veritiere, di Barack Obama. Che, alla prima reazione non ha cautamente nemmeno nominato il termine «terrore» e tantomeno il «terrorismo»; poi molto ma molto più tardi, sempre senza specificarne la matrice avendo almeno a memoria la strage razzista di Oklahoma, ha precisato che di terrorismo si tratta, anche perché «è terrorismo uccidere innocenti inermi».
Ecco il punto. Quanti «piccoli Martin» dei quali nessun giornale ha mai parlato - delle stragi della Nato in Afghanistan, dei nostri massacri, i giornaloni infatti tacciono e acconsentono senza scrivere nemmo una riga - vengono allora alla memoria? Quante centinaia e migliaia di bambini afghani (ma prima iracheni e slavi) dei quali non sappiamo nemmeno il nome - che invece di Martin magari si chiamano Adani, Mohammed, Sivan - sono stati barbaramente assasinati con alto «coraggio» dall'alto dei cieli dai bombardieri? Che hanno sganciato cluster bomb e Cruise su piccoli villaggi di civili «innocenti inermi», strafacendo a man bassa al fine di colpire il feroce «capo talebano», per raccontare poi le scuse più che calcolate nello sterminare esseri umani considerati solo come effetti collaterali.
Povero Martin, straziato due volte, dagli assassini terroristi e dai media di mezzo mondo. Povero lui che, così abusato, non salverà il mondo. Come non lo salveranno quelle migliaia di bambini «senza nome» che terroristicamente uccidiamo, ahimé sull'altare della lotta al terrorismo, con brillante aumento e spreco della nostra spesa militare e del nostro immaginario occidentale.