[Intergas] Quote rosa in Intergas?

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著者: caloges@libero.it
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To: intergas
題目: [Intergas] Quote rosa in Intergas?
Dopo la recente vicenda del nostro Presidente, che ha dovuto eleggere un consesso di 10 saggi maschi su 10 saggi totali "per far più presto", sorge spontanea una riflessione, si parva licet, anche sul nostro amato Intergas.
Una riflessione, inaspettatamente, molto positiva (non il solito trito pistolotto sul potere-al-maschile e sui cattivi-retaggi-culturali-nei-progressisti-ambiti etc etc).
I FATTI:
In intergas vi sono attualmente 3 coordinatori: MaurO, LuciO, Andrea (la "a" finale non tragga in inganno, ha i baffi).
Nel gruppo Produttori, la formazione è: AntoniO 1., AntoniO 2, CarlO, MaurO, LuciO, GiuseppE eMichelE (per la "E", sempre baffi), StefanO, SabinA.
Quindi su 12 persone diciamo così "arruolate", 11 sono maschi.
Nel gruppo "Pesce d'aprile" (pesce d'aprile è un progetto Intergas, anche se ignoro se esista un "gruppo pesce" ufficiale), tutte le numerose mail organizzative, i conti, l'organizzazione, le fatture, le grane, le lamentele, gli appuntamenti, i listini....sono firmati DeliA. Quando quelli del pesce prendono l'auto e attraversano (sempre a loro spese) l'italia per andare dai pescatori, credo che DeliA sia l'unicA donnA. Non ha una "carica" riconosciuta.
Se scendiamo di poco nel grado di partecipazione (es: rappresentanti di GAS) le percentuali femminili aumentano: credo ci sia una lieve predominanza di donne.
Scendendo ulteriormente (partecipanti ai GAS) aumentano ancora: nel mio GAS, siamo quasi tutte donne; alle riunioni vanno in genere più donne che uomini.
Se poi si arriva al grado quasi-zero di "partecipazione pubblica" (quelli che alle riunioni del gas vanno "quando possono", che si fanno carico di qualcosa solo perchè proprio "bisogna"), se andiamo al "chi forma i GAS".... la massa di quelle che "ordinano, comprano, scelgono", sono in percentuale bulgara, donne.
L'OPINIONE (mia).
Una volta le donne erano Relegate ai fornelli, ora sono spesso Delegate ai fornelli. Il che le mette direttamente in plancia di comando nella più comune forma di economia solidale, quella legata alla filiera del cibo.Il cuore dell'idea del consumo critico, "il potere passa dal carrello della spesa", rende le donne il motore del consumo critico.
Salendo nella "rappresentanza" -diciamo meglio "partecipazione pubblica", -aumentano gli uomini (esponenzialmente). Ma il motore che fa girare tutta questa nuova economia passa da quel che mettono davvero in pentola le donne (sennò che economia è? rimarrebbe marketing)..
Le pentole mi confortano molto.
(Penso per esempio al Giappone, come la settimana scorsa pensavo a Brescia.In Giappone dopo Fukushima, il marketing (maschile) ha saturato la scena (politica, mediatica, perfino "scientifica"): nessun problema, questa roba è buonissima da mangiare, ti butto via due bancali tanto per far vedere che le analisi le faccio, il resto va be-nis-si-mo.Ma sono state le donne, pur con tutta la tv, i giornali, internet (qui qualche informazione più veritiera passa) a non bersela. Sono le donne quelle che spengono la tv e decidono che quella roba lì non la comprano. Che cercano altrove, che cambiano i menu per ridurre il danno, che si informano in modo indipendente).
Allora, il nuovo consumo eco-solidale deve essere seducente e convincente per le donne consumatrici, che sono teste fini, non si fanno troppo menare per il naso...e non perdono tempo per cariche e posizioni di "vecchio" potere.Sono loro che decidono se, al di là del "marketing", o dell'idea associata a quel prodotto, il prodotto è sano, buono, costa giusto, se "vale la pena", se a comprarlo si promuove qualcosa che valga "davvero" la pena.
Non è così facile, il compito degli eco-bio-solidal-venditori! e qualcuno comincia ad accorgersene.
Un saluto a tutte le amiche gasistesabina (gas dergano, gruppo produttori).