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6 Aprile 2009-6 Aprile 2013. Anniversario del terremoto in Abruzzo4 anni dal terremoto, nulla sia dimenticatoAlle
3.32 del 6 Aprile 2009 una tremenda scossa di terremoto devastò
L'Aquila e l'Abruzzo interno. Ricordiamo le 309 vittime, rinnoviamo il
dolore. Ma non possiamo dimenticare cosa è accaduto in questi 4 anni.
Sarebbe un nuovo assassinio delle vittime di quella notte6 aprile 2013 - Alessio Di Florio (PeaceLink Abruzzo e Ass. Antimafie Rita Atria)
L'AquilaAutore: Fabiana D'AscenzoChiudi
Il tempo scorre e va via, non sare dire
nessuna bugia. Sono passati 4 anni dalla terribile notte che devastò
L'Aquila e l'Abruzzo. Ripercorriamo le strade del capoluogo abruzzese,
torniamo nei luoghi del dolore, da Via XX Settembre al cuore del centro
storico. Tutto è fermo, immobile. Come se quella terribile notte non
fosse mai passata. Il tempo passato non dice bugie ed urla una verità
terribile, quella di una città da 4 anni ostaggio di chi vuol strapparle
ogni futuro. In queste ore, di rinnovato dolore, torniamo indietro di
quattro anni. Ricordiamo il momento della terribile scossa, dove ci
trovavamo, cosa stavamo facendo, la paura che ci ha invaso. E, subito
dopo, il pensiero a L'Aquila, già da mesi teatro di molteplici scosse.
Dalla tv, dalla radio, dal web abbiamo cominciato a vedere le prime
immagini, ed una fitta al cuore ci rapì. Ricordiamo perfettamente
l'angoscia per i cari di cui non avevamo notizie, lo scorrere delle ore
nelle quali gioie, speranze, dolore e tristezza s'intervallavano. Non
dimenticherò mai la mattina del 6 Aprile. Ero a Vasto ed insieme ad
un'altra persona provavamo a chiamare sua cugina che studiava a
L'Aquila. Passavano le ore e il telefono era sempre spento. E ad ogni
tentativo a vuoto si cercava di farci forza a vicenda. Poi, dopo due
giorni, abbiamo saputo che era già tornata a casa, sulla costa, il
venerdì, spaventata dallo sciame. E nel frattempo piombava su Vasto la
notizia che non era stato ancora ritrovato Davide Centofanti. Un'intera
comunità si strinse e trattenne il fiato. Passarono i giorni, "Davide
torna" "Davide ti aspettiamo", si cercava nelle parole e nella voglia di
non mollare fino alla fine la speranza. Invano. Perché alla fine il
corpo di Davide Centofanti fu ritrovato, e la tristezza avvolse tutti.
Davide era stato schiacciato quella maledetta notte nella Casa dello
Studente, diventata la tomba di lui ed altri studenti dopo che gli
allarmi sulla sicurezza dell'edificio per mesi erano rimasti
inascoltati.
La memoria corre contro il vento del tempo e torna a
quei maledetti momenti. Ma non si ferma solo lì. Sarebbe ingiusto,
crudele, ipocrita, un partecipare ad un nuovo assassinio de L'Aquila e
dei 309 morti. La memoria non può che avere molte altre tappe. Perché
nel tornare indietro inciampa nelle tendopoli che per mesi e mesi
ingabbiarono gli aquilani, nella scelta deliberata di impedire loro ogni
attività sociale, di recluderli nelle loro tende, impendendo loro di
essere comunità. Furono i mesi definiti dall'Abruzzo Social Forum di un
"colpo di stato strisciante", della totale "militarizzazione".
S'incontrano gli sciacalli che ridevano quella notte, s'inciampa nelle
cricche di mafiosi e speculatori che si arricchivano alle spalle di una
città a cui s'impediva di rinascere. Bruciano ancora le manganellate e
la brutale repressione del luglio 2010 a Roma, a difesa del
passerellomane di quei mesi. Perché mentre L'Aquila soffriva giorni
atroci, le passerelle e gli show si inannellavano uno dopo l'altro. Dal
G8 al compleanno in diretta tv. Mentre il mondo e l'Italia contemplavano
i "Grandi" della Terra, per la cui passerella venivano spesi miliardi,
migliaia di anziani agonizzavano nelle tendopoli. Nel ricordare il
terremoto non possiamo dimenticare le false promesse, gli affari delle
cricche e delle mafie, la speculazione che arrivò a falsificare persino
il "grado" della scossa e a lucrare sulle bare, sulle case
provvisorie(che appaiono sempre più definitive), sui bisogni fisiologici
delle popolazioni con i bagni chimici. Non possiamo dimenticare che un
processo penale ha affermato che si è redatto postumo un verbale della
"Commissione Grandi Rischi", la finta commozione di chi doveva invece
rappresentare e tutelare la cittadinanza. Mai perdoneremo chi ci ha
insultato, definendo L'Aquila un peso morto o accusando gli aquilani di
essere i "colpevoli" della mancata ricostruzione (lo disse qualcuno un
anno fa, creando false contrapposizioni tra aquilani indolenti ed
emiliani che invece sarebbero stati subito laboriosi) e che forse
avrebbe dovuto pensare alla sua avventura di sindaco siciliano,
interrotta prematuramente dal commissariamento del Comune per
"infiltrazioni mafiose".
"Se quattro anni vi sembran pochi" hanno
denunciato i comitati cittadini in questi giorni. Se quattro anni vi
sembran pochi per restituire la propria città a L'Aquila, all'Abruzzo,
al mondo civile. Ripercorriamo la "via della strage"(come è stata
ribattezzata in questi giorni Via XX Settembre), torniamo alla Casa
dello Studente. E rivediamo le stesse identiche scene di quella
maledetta notte, di quei giorni di dolore. Ho ancora sul mio cellulare
le foto scattate la notte del 31 dicembre 2009, durante la Marcia per la
Pace di fine anno che quell'anno si svolse a L'Aquila. Oggi rivedo le
stesse immagini, le stesse macerie, la stessa distruzione e desolazione.
Stride quindi con la realtà l'affermazione del ministro di un governo
dimessosi mesi fa che accusa di "gufare", senza spendere una sola parola
per smentire (se ci riesce) le denunce di chi non crede a promesse che
non appaiono realizzabili.
E non si pensi che sia un caso che,
proprio nelle ore in cui ricordiamo la strage del 6 Aprile 2009, a
Pescara riesploda la rabbia della marineria, sacrosantemente indignati
per un mancato dragaggio che li sta riducendo alla disperazione. Sono
figli dello stesso mondo, L'Aquila e Pescara, sono figli della stessa
gestione dei territori.
Ma non credete, la storia non è finita,
la storia sono loro, siamo noi. Aquilani, Pescaresi, italiani e italiane
tutte. Non smetteremo mai di indignarci, di ricordare, di impegnarci
per la giustizia, la verità, il futuro. E se qualcuno si crede
intoccabile, invincibile, autoassolto, torneremo sempre a bussare alle
sue porte e a gridare la nostra indignazione e la nostra rabbia...