[Forumlucca] SAPPIAMO QUELLO CHE MANGIAMO ?

Borrar esta mensaxe

Responder a esta mensaxe
Autor: Aldo Zanchetta
Data:  
Para: forumlucca, lucca-mattaccio
Asunto: [Forumlucca] SAPPIAMO QUELLO CHE MANGIAMO ?

Sappiamo che cosa mangiamo?
<http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=arti
cle&id=1309:sappiamo-che-cosa-mangiamo&catid=28:allordine-del-giorno-i-comme
nti-a-caldo&Itemid=39>


Mercoledì 20 Marzo 2013 06:41


<http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_mailto&tmpl=compo
nent&link=aHR0cDovL2FudG9uaW9tb3NjYXRvLmFsdGVydmlzdGEub3JnL2luZGV4LnBocD9vcH
Rpb249Y29tX2NvbnRlbnQmdmlldz1hcnRpY2xlJmlkPTEzMDk6c2FwcGlhbW8tY2hlLWNvc2EtbW
FuZ2lhbW8mY2F0aWQ9Mjg6YWxsb3JkaW5lLWRlbC1naW9ybm8taS1jb21tZW50aS1hLWNhbGRvJk
l0ZW1pZD0zOQ==> E-mail
<http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?view=article&catid=28%3Aallo
rdine-del-giorno-i-commenti-a-caldo&id=1309%3Asappiamo-che-cosa-mangiamo&tmp
l=component&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=39>
Stampa
<http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?view=article&catid=28%3Aallo
rdine-del-giorno-i-commenti-a-caldo&id=1309%3Asappiamo-che-cosa-mangiamo&for
mat=pdf&option=com_content&Itemid=39> PDF

di Esther Vivas*

Se una volta ci vendevano carne di gatto per coniglio, oggi ci vendono carne
di cavallo per carne di marzo. Sapere che cosa mangiamo è diventata una cosa
sempre più difficile. Il recente scandalo alimentare scatenato dalla
scoperta di carne di cavallo in prodotto nei quali vi sarebbe dovuto esserci
carne di manzo non fa che mettere ulteriormente in evidenza questa
difficoltà. Cannelloni “La Cocinera”; hamburger di Eroski; ravioli e
tortellini di carne Buitoni, polpette della Ikea non sono che alcuni dei
prodotti che sono stati ritirati dal mercato. A conferma che noi tutti non
abbiamo nessuna idea di quello che mangiamo.

L’Irlanda e la Gran Bretagna sono state le prime a individuare DNA di
cavallo negli hamburger etichettati, teoricamente, come contenenti carne
bovina. Supermercati come Teso, Lidl e Aldi, e persino il re degli hamburger
Burger King, si sono visti costretti a ritirare questi prodotti dalle loro
strutture commerciali, mentre in Spagna, il governo continuava a negare
l’esistenza di casi simili. Eppure, qualche settimana più tardi,
l’Organizzazione dei consumatori e degli utenti (OCU) scopriva carne di
cavallo negli hamburger di Ersoskie di AhorraMas.

Tutto questo è una chiara conseguenza della globalizzazione alimentare,
della delocalizzazione dell’agricoltura e degli alimenti che viaggiano da un
posto all’altro. Presto o tardi, le conseguenze di questi scandali
arriveranno anche da noi. Il ministero spagnolo dell’agricoltura,
dell’alimentazione e dell’ambiente alla fine ha dovuto riconoscere
l’esistenza di carne di cavallo in prodotti venduti come carne di vitello. E
multinazionali come Nestlé, tra le altre, hanno ritirato i prodotti in
questione.

A dispetto del fatto che la sostituzione di una carne con l’altra non porta
pregiudizio alla nostra salute, questi casi fanno squillare un campanello
d’allarme su quello che mangiamo e su chi tira le fila del sistema
alimentare. Una volta ancora tutto ciò dimostra come gli interessi economici
di un pugno di imprese dell’agroindustria si impongo a scapito dei bisogni
alimentari delle persone. Così, se per loro produrre carne di cavallo costa
meno, troverete del cavallo nel vostro piatto.

Inoltre, scoprire dove la frode ha preso inizio diventa una missione
impossibile in una catena agroalimentare nella quale, secondo un rapporto
degli Amici della Terra, i prodotti alimentari percorrono in media 5000 km
prima di arrivare nel nostro piatto. Un hamburger può essere stato fatto con
la carne di diecimila mucche e passare attraverso cinque paesi diversi prima
di arrivare al supermercato. Dove e quando vi si è intrufolato il cavallo?
L’Irlanda ha dapprima accusato la Spagna e in seguito la Polonia. Quando il
caso è scoppiato in Francia, il colpevole era una ditta del Lussemburgo che,
a sua volta, ha segnalato che la carne veniva dalla Romania. E quest’ultima
ha dichiarato che la merce le arrivava da Cipro e dall’Olanda. Impossibile
conoscere la verità.

La storia si ripete. E ogni volta che sorge un nuovo scandalo, assistiamo
all’incrociarsi di accuse, di allarme sociale, d’impossibilità di conoscere
l’origine, ma anche a tonnellate di alimenti buttate nei rifiuti. Fu il caso
con l’ Esterichia Coli nei cetrioli, e ancora prima con i polli alla
diossina, con la mucca pazza, la peste dei maiali, e una lunga serie di
“eccetera”. E questo si ripeterà di nuovo. Poiché si tratta dell’altra
faccia di un sistema alimentare che ci vien venduto come il migliore
possibile ma che, in realtà, non funziona, ed è incapace di alimentarci in
modo sano , di essere trasparente, oltre a non essere in grado di porre fine
alla fame nel mondo.

Questi scandali alimentari sono il risultato di un modello produttivo
delocalizzato, chilometrico, petrolio-dipendente, che fa a meno della
presenza di un solo contadino, intensivo e fortemente dipendente dall’uso di
pesticidi,un sistema il cui obiettivo fondamentale è di cercare di tratte il
massimo profitto dalla produzione di qualcosa di così indispensabile come il
cibo. Anche l’influenza dei maiali e l’influenza aviaria hanno la loro
origine in fattorie di allevamento intensivo su grande scala, nel quale gli
animali sono ammassati gli uni sugli altri, subiscono un trattamento abusivo
e crudele, vengono allevati con forti dosi di antibiotici e sono trattati
come delle merci.

Oggi la catena alimentare, che vede da una parte il contadino/produttore e
dall’altra il consumatore, si è allungata a tal punto che nessuno dei due
può avere influenza su di essa. La nostra alimentazione è nelle mani di
imprese che monopolizzano ognuna degli anelli della produzione, della
trasformazione e della distribuzione dei prodotti alimentari, dalle sementi
fino ai supermercati, e che impongono le loro regole del gioco. E se il
nostro diritto all’alimentazione resta nelle mani di imprese come Cargill,
Dupont, Syngenta, Monsanto, Kraft, Nestlé, Procter&Gamble, Mercadona,
Alcampo, El Corte Inglés, Carrefour… è chiaro che questo diritto , come ci
mostra la realtà, è tutt’altro che garantito.

Abbiamo una sola alternativa: riappropriarci le politiche agricole e
alimentari. Esigere quello che troppo spesso ci viene negato sia come
persone che come popoli: il diritto di decidere, la sovranità, e in questo
caso la sovranità alimentare. E ridiventare padroni della nostra agricoltura
e della nostra alimentazione.

- - - - -

Come? Il primo passo è espropriare le aziende che sono state scoperte
responsabili di frodi alimentari… (a.m.20/3/13)

La traduzione è della redazione di "Solidarietà" del Canton Ticino. Esther
Vivas si occupa da anni di questi problemi. Si veda ad esempio
http://esthervivas.com/2007/11/21/la-distribucion-moderna-la-invasion-de-los
-supermercados/