Nella provincialissima Italia in tutte le campagne elettorali europee fin qui svolte si è solo ed unicamente parlato di politichetta nazionale. Non c'è motivo di credere che nelle prossime (2014) la situazione sarà diversa, perché, salvo timidi accenni "revisionisti" da parte di PD-SEL, nel centrosinistra si tende ad appiattirsi e ad avvalorare l'europeismo "alla Monti", salvo poi criticarne l'austerity dopo averla appoggiata tutti insieme appassionatamente. Possiamo immaginare che quel che resta della sinistra alternativa/ragionante fin da ora possa lavorare (e forse si questa base ricostuirsi) a far penetrare nel sentire comune la stretta connessione tra condizione materiale di massa, di disagio, se non di rivolta potenziale, da una parte, e, dall'altra, i trattati europei (pareggio di bilancio, fiscal compact, MES, perdita di sovranità finanziaria ecc.) ? Essere, insomma, gli apripista in cui non sei tu costretto a inseguire, ma metti in difficoltà gli altri, i reticenti, i pavidi, i collusi? Che quest'aspetto, avendo delegato ogni comparsa pubblica a Antonio Ingroia, sia COMPLETAMENTE mancato nelle scorse elezioni, credo che sia non l'ultima causa della sconfitta di Rivoluzione Civile. Non si deve più ripetere.