Poiché (cito Bersani) "conciliare la disciplina di bilancio con
investimenti pubblici produttivi e ottenere maggiore elasticità negli obiettivi
di medio termine della finanza pubblica", è, a mio avviso, velleitario
rispetto agli orientamenti della potenza europea egemone (Germania) - salvo,
per l'appunto, la denuncia dei trattati europei -,
ecco che anche le politiche suggerite per il lavoro rivelano la loro debolezza,
la loro scarsa sostenibilità economica. La sensazione è che, senza poter
SPEZZARE quella corda che ci impicca all'austerità (da Maaastricht in poi) e
che il PD ha finora accettato/subito, i buoi , come si suol dire, siano già
scappati.
Da qui l'amara impressione di subalternità di
cui il maggior partito/coalizione italiana continua a soffrire: prima si
tallonava Berlusconi (a tratti tentando di scimmiottarlo), ora si cerca di
disinnescare la bomba Grillo, accettando di fatto la sua agenda imperniata su
quell'asse che potremmo con approssimazione definire dell'antipolitica: la
CASTA. DI QUESTO PROBLEMA –L’AUSTERITA’ -IN ITALIA NON SI DISCUTE, TUTTO IL FOCUS
E’ CONCENTRATO SUI PARTITI E SUI PRIVILEGI DEI “POLITICI”, UN DIBATTITO
ARRETRATO.
Adesso, giocati prima da Berlusconi e poi da Monti, al PD scoprono che
il Monti è "cattivo": ma allora perché non riconoscono che la linea
elettorale (se non strategica) "progressisti+moderati" è fallita, che
non era fondata se non sulla sabbia? In realtà, attendono o si illudono che sia
al più presto “liquidata” l’emergenza Grillo per riprendere i rapporti di
collaborazione con Monti in nome dell’europeismo (!!!).
Dopo averlo demonizzato duramente e a lungo, ora nel dibattito della
Direzione del PD vengono scoperte e sciorinate solo (STRUMENTALMENTE?) le idee
"di sinistra" del programma di Grillo, ma, curiosamente, si sono
quasi tutti dimenticati i punti chiaramente di destra (lo ius sanguinis, la
proposta sulle pensioni, la posizione sull'art. 18 ecc.). Insomma, un giudizio
oscillante di 180 gradi.