19/02 - CLAMOROSO FIASCO DELLE MANIFESTAZIONI CONTRO LE FARC E LA
PACE IN COLOMBIA
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L'ultima volta che il regime colombiano cercò di manipolare la
piazza contro l'insorgenza rivoluzionaria fu un fallimento su tutta
la linea. Era il novembre del 2011, e dopo la consueta campagna di
preparazione martellante, gli organizzatori, appoggiati e finanziati
dal governo, subirono un vero smacco, che poneva in evidenza come il
discorso manipolatore e falso che accompagna la politica militarista
non fa più presa nella società colombiana.
A Bogotà, città di circa sei milioni di abitanti in cui fu
convocata la manifestazione principale, si concentrarono poche
centinaia di persone. L'atteggiamento imbarazzato dei mezzi di
comunicazione oligarchici che sostenevano la mobilitazione ha finito
per coprire di ridicolo l'iniziativa.
Il 15 febbraio scorso ci hanno riprovato, ma è stato addirittura
peggio. Completamente vuote tutte le piazze convocate nel paese, a
Bogotà i tre cortei organizzati, una volta confluiti in piazza
Bolívar, hanno riunito due o tre decine di persone sotto un gazebo,
a Medellín meno di una decina; la notizia è sparita dai quotidiani
che fino al giorno prima annunciavano in pompa magna l'appuntamento,
le dirette dalle piazze non mostravano immagini e le fotografie del
concentramento non venivano diffuse da nessuno, salvo qualche scorcio
apparso sul quotidiano Semana, da cui si può apprezzare come nel
momento di massimo afflusso fossero presenti una trentina di sfigati.
Il truculento Herbin Hoyos, conduttore del programma “Voci del
sequestro”, strumento di diffusione delle menzogne del regime che
conduce una feroce campagna per non chiamare “prigionieri di
guerra” i militari e i poliziotti catturati in combattimento dalla
guerriglia, guidando le truppe della falsa informazione nel
considerarli incredibilmente come dei “sequestrati”, ha letto il
suo velenoso documento di fronte ad una piazza vuota. Il tutto nel
giorno in cui, con l’ennesimo gesto di buona volontà, le FARC
consegnavano unilateralmente alla commissione di Colombiani per la
Pace e della Croce Rossa due poliziotti recentemente fatti
prigionieri nello svolgimento di operazioni controinsorgenti.
A quando un vero, civile e sacrosanto scambio di prigionieri tra le
parti belligeranti, così come previsto dalle convenzioni di Ginevra
per i conflitti interni ad un paese, che possa rendere giustizia ai
9500 prigionieri politici e di guerra che marciscono nelle infernali
carceri colombiane?
A quando un cessate il fuoco bilaterale che favorisca il processo di
dialogo in corso all'Avana tra i rappresentanti delle FARC-EP e la
delegazione del governo colombiano?
Il prossimo 9 aprile a Bogotà si vedrà il volto della vera
Colombia, popolare e decisa a voler partecipare alla vita politica da
cui è sempre stata esclusa dall'oligarchia colombiana, che
nell'anniversario dell'assassinio di Jorge Eliécer Gaitán, si
mobiliterà in una prova di forza a sostegno del dialogo con
l'insorgenza e a favore della pace con giustizia sociale.
La differenza tra la “piazza della pace” del prossimo 9 aprile e
quella della guerra di ieri, sarà davanti agli occhi di tutto il
mondo, compresi quelli dei “distratti” commentatori anti-FARC
nostrani, che sprecano inchiostro e danno aria alla bocca ripetendo
come pappagalli la propaganda bellica del governo colombiano.
17/02 - FARC RILASCIANO 3 PRIGIONIERI DI GUERRA CATTURATI IN
COMBATTIMENTO
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I poliziotti colombiani Víctor Alfonso González e Cristian Camilo
Yate, detenuti dall'insorgenza rivoluzionaria delle FARC-EP dal
gennaio scorso, sono stati liberati il 15 febbraio e consegnati alla
delegazione umanitaria composta dal Comitato Internazionale della
Croce Rossa e dal collettivo dei Colombiani e Colombiane per la Pace
(CCP).
Ieri, 16 febbraio, anche un soldato catturato il mese scorso nel
Nariño è stato rilasciato
dall'organizzazione guerrigliera.
Piedad Córdoba, leader dei CCP, ha sottolineato l'importanza di
“questo gesto umanitario, che fornisce un reale apporto alla pace
in questo paese”.
“Come CCP e Croce Rossa siamo soddisfatti, perché la liberazione
è stata molto facile e senza ulteriori attese”, ha aggiunto,
concludendo che “la ricerca della pace e della libertà saranno
sempre una buona notizia”.
Gli intenti militareschi di riscatto a ferro e fuoco dei prigionieri
minacciati dal governo di “Jena” Santos, in questa occasione,
hanno ceduto il posto alle ragioni della pace (e della sicurezza dei
prigionieri stessi). D'altronde, è bene ribadire che finché il
conflitto perdura è inevitabile che le due parti belligeranti
catturino in battaglia effettivi nemici, e che solo un cessate il
fuoco bilaterale può creare le condizioni più auspicabili per la
prosecuzione dei lavori al tavolo dei Dialoghi dell'Avana.
14/02 - FARC DENUNCIANO CONDIZIONI DISUMANE DELLE CARCERI COLOMBIANE
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Lo scorso 10 febbraio la Delegazione di Pace delle FARC ha
denunciato la scandalosa situazione in cui versa il sistema
carcerario colombiano, attraverso un comunicato dal significativo
titolo di “Carceri o immondezzai umani?”
”Circa 9.500 prigionieri politici vivono il calvario del sistema
penitenziario colombiano, che in realtà è diventato un labirinto di
torture,
foto caracol
vessazioni e morte per ogni tipo di recluso”, si legge nel
documento, che chiarisce che il 90% di questi prigionieri sono in
carcere perché appartenenti ad organizzazioni popolari o perché
oppositori sociali, e solo il restante 10% è composto da prigionieri
di guerra.
“Il panorama carcerario è di ressa, fetore, sporcizia, malattie
infettive, assassinii perpetrati dalle guardie”, e vi “impera
l'iniquità espressa nella mancanza di assistenza medica, negli
incarceramenti collettivi fino a 72 ore, nella fame, nelle bastonate
e nei gas lacrimogeni a grappolo”.
Nelle carceri colombiane i morti per mancanza di cure mediche sono
all'ordine del giorno, ed il numero di prigionieri può essere
addirittura 5 volte superiore (500%) a quello previsto; a titolo di
confronto si pensi che l'Italia patisce un indice di
sovraffollamento, che è comunque grave, di circa il 50%.
Mentre i media dell'oligarchia strillano per le condizioni di soldati
e poliziotti del regime fatti prigionieri di guerra dall'insorgenza
rivoluzionaria, nelle carceri colombiane patiscono condizioni atroci,
per ragioni politiche, migliaia di persone, cui viene riservato un
trattamento inumano.
La guerriglia ha dimostrato molte volte la volontà di liberare
prigionieri in suo potere, se necessario scambiandoli -come succede
in ogni conflitto- con i guerriglieri rinchiusi nelle carceri del
regime, ma si è sempre scontrata col netto rifiuto del paramilitare
Uribe prima, e di Jena Santos poi.
Oggi, per l'ennesima volta, le FARC hanno confermato la
disponibilità ad un gesto unilaterale di Pace, ossia il rilascio
unilaterale di 2 poliziotti ed 1 soldato catturati recentemente in
combattimento, rispettivamente nel Cauca e nel Nariño. Gesto
frustrato dalla sensazionalistica stampa oligarchica, che ha invaso
l’area del rilascio impedendo che vi fosse la necessaria
discrezione al momento della consegna dei 3 prigionieri a Colombiani
per la Pace ed alla Croce Rossa Internazionale.
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