[RSF] Clamori dalla Colombia

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Autore: Associazione nazionale Nuova Colombia
Data:  
To: forumroma
Oggetto: [RSF] Clamori dalla Colombia


27/02 - BRUTALE AGGRESSIONE DELLA POLIZIA CONTRO LO SCIOPERO DEI
LAVORATORI DEL CAFFE'
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3881-2702-brutale-aggressione-della-polizia-contro-lo-sciopero-dei-lavoratori-del-caffe.html>

Le poderose manifestazioni di protesta che portano avanti i
lavoratori del caffè in 13 dipartimenti della Colombia sono state
aggredite e represse con brutalità dalla sbirraglia antisommossa
ESMAD. Particolarmente vile l'attacco ai manifestanti nel Tolima, a
Ibagué, perpetrato con bombe stordenti e lacrimogeni ai danni dei
lavoratori durante una pausa del corteo. Diversi giornalisti sono
stati aggrediti, sei contadini sono stati gravemente feriti e portati

all'ospedale. Non appena la situazione si è tranquillizzata, i
lavoratori hanno nominato una commissione, composta da delegati dei
diversi municipi, per discutere con il governatore dei gravi fatti
avvenuti. Di fronte all'atteggiamento di chiusura di quest'ultimo, la
commissione ha preso la decisione di radicalizzare lo sciopero e
marciare verso il municipio di Cajamarca, tristemente famoso per uno
degli innumerevoli massacri compiuti dall'esercito ai danni di una
famiglia di cinque persone (fra cui un neonato), “scambiati”
-secondo la mostruosa definizione del narco ex presidente Uribe- per
guerriglieri delle FARC.Mentre l'incapace e corrotto ministro
dell'Agricoltura -le cui dimissioni sono richieste a gran voce dai
manifestanti e dai movimenti popolari- strepita per stigmatizzare la
giusta protesta di migliaia di piccoli coltivatori, accusandoli di
essere “comunisti”, “guerriglieri” e “terroristi”, le
violenze degli sbirri di regime dimostrano una volta ancora che il
loro ruolo è solo quello di difendere gli interessi di classe della
borghesia transnazionale e di reprimere le manifestazioni popolari
contro le draconiane e dissennate politiche neoliberiste che stanno
mettendo in ginocchio il paese.

24/02 - URIBE INDAGATO COME RESPONSABILE E MANDANTE DI OLTRE 3000
OMICIDI
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3874-2402-uribe-indagato-come-responsabile-e-mandante-di-oltre-3000-omicidi.html>

Alvaro Uribe Vélez, presidente della Colombia tra il 2002 ed il
2010, è indagato dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia come
autore di crimini contro l’umanità, quale responsabile di migliaia
di omicidi politici avvenuti in Colombia. Molto probabilmente Uribe
sarà accusato di essere il mandante di un numero indeterminato di
omicidi di contadini e militanti politici, commessi durante il suo
mandato

da gruppi paramilitari, forze armate e agenti degli apparati
repressivi dello Stato. Già l’anno scorso Jorge Noguera, che fu a
capo della famigerata polizia politica del DAS durante il governo
Uribe, era stato incarcerato e processato a Bogotà per le sue
responsabilità nella morte di svariati oppositori politici. Inoltre
Uribe è indagato per aver formato un gruppo armato che si sarebbe
dedicato a fantomatici “lavori di pulizia” nelle vastissime
proprietà terriere dell’ex presidente colombiano. Fra i crimini
sotto inchiesta spiccano i famosi “falsi positivi”, ossia
l’assassinio di civili inermi accusati senza prove di appartenere
alle FARC e presentati come caduti in combattimento. Nonostante Uribe
abbia spesso sostenuto si trattasse di casi ed errori isolati, i dati
posseduti dalla Corte Penale Internazionale, forniti tra l’altro
anche dalla stessa Commissione di Pace del Congresso colombiano,
indicano chiaramente che il numero dei morti è superiore a tremila.
Il dato politico significativo, che avvalora le denunce
dell’opposizione democratica e rivoluzionaria colombiana, consiste
nel fatto che gli investigatori internazionali considerano le azioni
compiute da paramilitari e forze armate come espressione di un piano
politico istituzionale organizzato dai vertici dello Stato,
sottolineando, se ce ne fosse ancora bisogno, il carattere criminale
e terrorista del narco-regime colombiano.

22/02 - IL GOVERNO SANTOS PARLA DI PACE MA PREFERISCE LA GUERRA
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3855-2202-il-governo-santos-parla-di-pace-ma-preferisce-la-guerra.html>

Dopo la fine, lo scorso 20 gennaio, della tregua unilaterale di due
mesi decretata e pienamente rispettata dalle FARC-EP per creare un
ambiente propizio al processo di conversazioni in corso all’Avana
tra la delegazione di Pace dell’organizzazione guerrigliera e la
controparte governativa, il conflitto armato interno è entrato
nuovamente in una spirale crescente.

Il governo colombiano, presieduto dal guerrafondaio “Jena”
Santos, se da una parte

siede al tavolo dei dialoghi, dall’altra dimostra, nelle
dichiarazioni e nella pratica quotidiana, l’univoca volontà di
intensificare la guerra.

Il fascista Santos ha rifiutato per l’ennesima volta con disprezzo
la costruttiva proposta dell’insorgenza di un cessate il fuoco
bilaterale, mantenendo la sua antipopolare ed assurda posizione di
continuare l’offensiva militare, sospinto dalla sua illusoria
motivazione di distruggere ed annichilire la guerriglia, accarezzando
un chimerico trionfo militare che risiede solo nelle sue fantasie ed
in quelle dei generali colombiani telediretti dal Pentagono.

La scellerata negazione, da parte del governo, di un cessate il fuoco
e delle ostilità bilaterale, nega de facto lo spirito di
collaborazione reciproca tra le parti belligeranti con cui era stato
firmato l’Accordo generale dell’Avana, e sospinge all’indietro
i progressi nelle conversazioni del tema agrario e della
partecipazione popolare al processo. L’ottusità di Santos, che
pensa di poter annientare rapidamente l’insorgenza e il cammino del
popolo verso la pace con giustizia sociale, gli impedisce di
riconoscere i progressi politici, organizzativi, tattici e strategici
della resistenza.

I dialoghi in corso all’Avana per la soluzione politica al
conflitto, anelata dal popolo colombiano ed instancabilmente
ricercata dalle FARC-EP con proposte concrete, non possono
prescindere da un ambiente di collaborazione mutua il cui architrave
può essere rappresentato da un cessate il fuoco bilaterale, e non
devono essere sede da strumentalizzare in funzione delle ambizioni
politicanti di un’ipotetica rielezione presidenziale.
A quando un cessate il fuoco bilaterale che favorisca il processo di
dialogo in corso all'Avana tra i rappresentanti delle FARC-EP e la
delegazione del governo colombiano?
Il prossimo 9 aprile a Bogotà si vedrà il volto della vera
Colombia, popolare e decisa a voler partecipare alla vita politica da
cui è sempre stata esclusa dall'oligarchia colombiana, che
nell'anniversario dell'assassinio di Jorge Eliécer Gaitán, si
mobiliterà in una prova di forza a sostegno del dialogo con
l'insorgenza e a favore della pace con giustizia sociale.
La differenza tra la “piazza della pace” del prossimo 9 aprile e
quella della guerra di ieri, sarà davanti agli occhi di tutto il
mondo, compresi quelli dei “distratti” commentatori anti-FARC
nostrani, che sprecano inchiostro e danno aria alla bocca ripetendo
come pappagalli la propaganda bellica del governo colombiano.



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