COMUNICATO EQUIVITA
8.2.13
LETTERA APERTA ALL’On. PIERLUIGI BERSANI
Gentile Candidato alla Presidenza del Consiglio On. Pierluigi Bersani,
La ringraziamo per il rispetto che concede a chi “non crede”
nell’utilità della sperimentazione animale. Ma questa affermazione
è fuori luogo in quanto la sperimentazione animale non è un dogma,
bensì una pratica di ricerca biomedica, che è “credibile”
soltanto se ha validità scientifica.
I governanti e legislatori che, come Lei, si schierano a fianco alle
aziende chimiche nel farci credere che con i test su animali si tuteli
la salute umana (in quanto “ahimè, non vi sono al momento altri
metodi utilizzabili”) senza essersi preoccupati di verificare questi
due assunti, commettono un errore imperdonabile di negligenza e di
superficialità.
A fianco alla voce di chi si oppone alla sperimentazione animale sul
fronte delle scelte etiche (86% dei cittadini europei, indagine
Commissione, 2006; 87% Eurispes 2013) esiste un’altra voce,
deliberatamente negletta - fino ad oggi generalmente soffocata se non
censurata sui mezzi d’informazione di massa - di scienziati
coraggiosi e onesti che si battono per spiegare e dimostrare con i
loro studi (oggi pubblicati sempre più spesso sulle grandi riviste
scientifiche, come Nature, Scientific American, Science, ecc.) che il
cosiddetto “modello animale” non ha alcuna predittività per
l’uomo, non farà dunque progredire la medicina e neppure (cosa
ancor più grave) potrà dare indicazioni utili a tutelare la nostra
salute da un ambiente reso sempre più aggressivo con varie forme d’
inquinamento (vedi il caso dell’amianto, autorizzato al commercio in
quanto testato su animali). Uno degli elenchi lunghissimi di questi
testi è consultabile su
http://www.equivita.it/index.php/it/sperimentazioneanimale/approfondiresperim
oppure vedi (1) per informarti su tre di questi risultati, scelti a
caso.
In quanto al Suo secondo assunto, secondo il quale i metodi
alternativi scientificamente accettabili non esistono ancora, esso
rivela un’ulteriore grave lacuna nell’ informazione che Lei ha
ricevuto. I metodi alternativi, che sono i soli scientificamente
accettabili in quanto non si deve scordare che la sperimentazione NON
LO E’, non solo esistono (veda il suddetto elenco gli articoli su
Nature e tante altre riviste altamente qualificate), ma sono ,anche,
stati molto spesso già adottati in tutti i continenti. Ad esempio,
negli Stati Uniti, per un piano federale quinquennale di tossicologia
cellulare, dopo la pubblicazione nel 2007, da parte del Consiglio
Nazionale delle Ricerche, su richiesta dell’Agenzia per
l’Ambiente, del Rapporto intitolato “Tossicologia del XXI
secolo”. Questo annunciava come nei test di tossicità (75% della
ricerca su animali) lo studio poco affidabile dell’animale vivo
avrebbe ceduto il posto allo studio in vitro delle cellule umane, e
avrebbe costituito un “cambiamento epocale” nella ricerca
biomedica, paragonabile ad altri momenti importanti nella storia della
scienza, ad esempio quelli determinati dalla scoperta della
penicillina, quella del DNA o quella del computer.
I nuovi metodi d’ indagine sulle cellule umane, che dobbiamo ai
progressi rivoluzionari della biologia e della genetica, analizzano
gli effetti di una sostanza e anche quelli combinati di diverse
sostanze (in dosaggi e in combinazioni diverse) e offrono la
possibilità reale di prevedere e di prevenire effetti dannosi alla
salute e all’ambiente. Questi metodi, tra cui la tossicogenomica,
che è in grado di far conoscere le variazioni subite dai geni umani
in presenza di una sostanza tossica, aprono orizzonti talmente
smisurati da non poter nemmeno lontanamente essere messi a paragone
con le conoscenze assai ridotte (oltre che errate per qualsiasi specie
che non sia quella analizzata) fornite dall’animale. Sono metodi
robotizzabili (duplicabili), rapidissimi, mentre per i test richiesti
dal Regolamento Europeo REACH (per la valutazione e regolamentazione
delle sostanze chimiche immesse nell’ambiente) le 30.000 sostanze da
analizzare richiederebbero, su animali, non meno di mezzo secolo,
anche usando tutti i laboratori esistenti nella UE. Una volta fatti
gli investimenti necessari per la riqualificazione dei laboratori, i
nuovi metodi sono anche infinitamente più economici.
Tuttavia i legislatori europei non hanno voluto ascoltare gli esperti
che appositamente si erano recati a Bruxelles per istruirli sulla
necessità di basare REACH su prove di tossicità moderne e affidabili
(vedi conferenza stampa promossa da EQUIVITA e ANTIDOTE a Bruxelles il
11/11/05) e, lasciando che il metodo di tossicologia di base rimanesse
quello sull’animale, hanno vanificato l’immenso impegno dello
stesso Parlamento europeo nell’elaborazione della legge, come pure
l’impegno successivamente assunto dagli Stati membri per
regolamentare l’inquinamento chimico nell’ambiente.
Il risultato è quello di una crescita rapidissima delle malattie
tumorali e neurodegenerative, e di tanti altri effetti nocivi, quali
la sterilità.
Perché non sono stati “validati” e autorizzati i nuovi metodi di
ricerca tanto utili ed efficaci?
La prima ragione è la procedura lunghissima richiesta dalla UE (10
anni in media; quando giunge l’approvazione il metodo è già
superato) ma la più importante, è che viene presa come “gold
standard”, ovvero pietra di paragone per la valutazione dei
risultati, proprio la sperimentazione su animali (SI’, proprio lei,
che è il solo metodo che non ha mai subito il test della
“validazione” !). Facile capire che non si giunga a dei risultati.
Ma la ragione per cui comunque viene tuttora dato credito alla
sperimentazione animale - per a quale i nostri discendenti non
riusciranno né a giustificarci né a “rispettarci” - è che essi
consentono di lasciare quell’alone d’incertezza sui risultati
ottenuti: molto comodo per evitare responsabilità o procedimenti
legali nel caso di danni alla salute (“abbiamo fatto il possibile,
ma tutti sappiamo che il test non sempre è predittivo”). Di più:
la sperimentazione animale consente di predeterminare in una certa
misura la risposta. Come ha dimostrato la polemica sorta di recente
riguardante l’esito dei test fatti su roditori del mais OGM in
Francia (“hanno usato il ceppo di topi più resistenti al cancro”
oppure “hanno usato la specie animale più idonea a subire effetti
negativi”).
Il Comitato Scientifico EQUIVITA e ANTIDOTE-EUROPE propongono
all’On. Pierluigi Bersani (che si è giocato molti voti con questo
giudizio avventato) di procedere al più presto, appena sarà
insediato (nell’ipotesi che sia vittorioso) ad una audizione e ad un
dibattito pubblico organizzati in Parlamento, che affronti senza
censure e senza preclusioni questo tema tanto importante e tanto
trascurato.
Occorre infatti capire che la tutela della ricerca scientifica e la
tutela degli animali vanno esattamente nella stessa direzione e che il
Parlamento Europeo, nell’emanare la Direttiva 2010/63 ha perso
un’occasione unica per consentire alla UE quell’aggiornamento e
quel progresso scientifico che tutti aspettavamo.
NOTA 1:
- Il 92% delle sostanze che superano i test su animali non passano la
prima delle successive 4 fasi di test sull’uomo (Anne Harding. More
Compounds Failing Phase I. The Scientist September 13, 2004.).
- Il modello animale fallisce, nel trasferire i risultati positivi
all’uomo, nel 67% dei casi, (Hackam & Redelmeier. Translation of
research evidence from animals to humans. . JAMA
2006; 296(14): 1731-2.)
- nella ricerca di base, il modello animale porta a risultati utili
nell’uomo solo una volta su 25.000, ovvero lo 0.004% delle volte
(Crowley WF jr: “Translation of basic research into useful
treatments: how often does it occur?”, Am. J. Med., 114(2003), pp.
503-5)
- l’80% delle proteine umane differiscono da quelle dello
scimpanzè, specie più vicina al’uomo (Glazko G, Veeramachaneni V,
Nei M, MakaBowski W. Eighty percent of proteins are different between
humans and chimpanzees. Gene. 2005 Feb 14;346:215-9.)
EQUIVITA, Comitato Scientifico Antivivisezionista
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