La prossima volta cambiate reato

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La prossima volta cambiate reato.

Genova-G8 da 6 a 14 anni a testa per aver spaccato delle vetrine.
Aldrovandi 3 anni e 6 mesi a testa per aver ammazzato di botte un ragazzino.
Legato

No, non stiamo invitando la gente ad ammazzare ragazzini legati, lo sta
facendo chi usa in modo tragicamente ridicolo le leggi di questo paese
scritte nel ventennio fascista, come quella per il reato di Devastazione
e Saccheggio, o mai scritte come quella sulla tortura.

DEI DELITTI E DELLE PENE

Strana la democrazia. Strana soprattutto quella italiana.
Le aule di tribunale in quest’ultimo mese ci consegnano delle condanne
“esemplari” che dovrebbero far riflettere coloro che chiedono
“giustizia” per i fatti più vari.
Nelle ultime settimane mentre per i fatti del 15 ottobre venivano
condannati a 6 anni, nonostante il rito abbreviato, alcuni ragazzi che
hanno partecipato a gli EVENTI di Piazza San Giovanni, si chiudeva
definitivamente il processo Aldrovandi, giovane immobilizzato e ucciso
durante un fermo di polizia.

I 3 poliziotti giudicati responsabili della morte del ragazzo dovranno
scontare la pena residua (6 mesi) in carcere, perché secondo il giudice
non hanno mostrato pentimento.
Sei mesi su una condanna di 3 anni e mezzo, di cui quasi tutti
indultati, ma che non porterà al licenziamento degli agenti.
A quanto pare una volta scontata la pena, i 3 torneranno in servizio
come se nulla fosse.

Le mele marce, del marcio albero della polizia italiana, saranno di
nuovo di pattuglia pronte a vigilare su una cittadinanza che chiede
“sicurezza”.
Nel frattempo leggevamo che uno stupro di gruppo ha portato alla
condanna di alcuni ragazzi a 4 anni e mezzo, mentre uno stupro
individuale ha visto il responsabile condannato a 5 anni.

Strana la legislazione italiana: uno stupro di gruppo viene perseguito
penalmente con meno “punizione” nei confronti dello stupro individuale.
Alla faccia delle retorica sulla violenza di genere.

Nel frattempo 2 dei 10 “efferati criminali” responsabili secondo i
giudici di aver partecipato alle mobilitazioni di Genova 2001 sono in
carcere per scontare 10 e 12 anni, altri 5 sono in attesa della
revisione del processo di appello per poter sperare in uno sconto della
pena, un’altra si trova ai domiciliari

Tutto ciò accade mentre la gran parte dei responsabili dei pestaggi
della Diaz, delle torture di Bolzaneto e dell’omicidio di Carlo Giuliani
sono a piede libero e in servizio, se non addirittura promossi.

E’ evidente che il meccanismo per chi incappa nell’art 419, per aver
partecipato a manifestazioni che sono state teatro di tafferugli con la
polizia o danneggiamenti, agli occhi del nostro codice penale, retaggio
di quel “fascismo che ha fatto anche cose buone”, insegna che i delitti
contro le persone sono perseguiti in maniera più blanda di quelli contro
la proprietà.

Se poi sul banco degli imputati ci vanno uomini e donne, che fanno parte
della cerchia degli umili servitori dello Stato, il tutto si riduce a
poco più di una formalità.

Una lezione da prendere sul serio e su cui riflettere.
Mentre nostre compagne nostri compagni stanno nelle carceri, si rischia
di morire per un fermo di polizia.

SupportoLegale
01 febbraio 2013