[RSF] Clamori dalla Colombia

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Autore: Associazione nazionale Nuova Colombia
Data:  
To: forumroma
Oggetto: [RSF] Clamori dalla Colombia


30/12 - CONDANNATO LO STATO COLOMBIANO PER IL MASSACRO DI SANTO
DOMINGO DEL 1998
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3696--3012-condannato-lo-stato-colombiano-per-il-massacro-di-santo-domingo-del-1998.html>

Martedì 18 dicembre la Corte Interamericana per i Diritti Umani ha
condannato lo Stato colombiano per il bombardamento terrorista sul
municipio di Santo Domingo (Arauca) per mano della Forza Aerea
Colombiana (FAC), in cui morirono 17 persone e 27 furono ferite; tra
le vittime, sei bambini persero la vita e altri dieci rimasero
gravemente feriti.

Nel dicembre del 1998 l’aereo militare pilotato dal capitano
Romero e dal tenente Jiménez, nel

corso di un’offensiva aerea contro la guerriglia, sganciò un
grappolo di micidiali bombe cluster a frammentazione su un gruppo di
case della comunità di Santo Domingo, causando una strage.

Immediatamente il governo di Bogotà, con l’aiuto dei media di
regime e della stampa internazionale, tentò di addossare la colpa
alle FARC, distorcendo i fatti e diffondendo la notizia che a causare
il massacro fosse stata un’autobomba.

Nel corso degli anni le indagini, rallentate da innumerevoli manovre
dilatorie ma alimentate dalle incessanti denunce delle comunità
bombardate, hanno appurato che l’esplosione fu causata da un
ordigno sganciato da un velivolo, mettendo in difficoltà il regime
colombiano ed il suo tentativo di difendere le forze armate.

Gli avvocati delle vittime si sono quindi rivolti alla Corte
Interamericana per i Diritti Umani. Finalmente, a quasi 14 anni dai
fatti, la Corte ha riconosciuto la responsabilità dello Stato
colombiano nella strage, incolpandolo di non aver compiuto il suo
dovere di proteggere i cittadini, ed in particolare i bambini, ed
obbligandolo a chiarire le sue responsabilità e ad indennizzare i
familiari delle vittime.

Quanto accaduto, oltre a ricordare il carattere terroristico del
regime colombiano, responsabile di un bombardamento indiscriminato
paragonabile a quello nazista su Gernika, evidenzia le
responsabilità dei media internazionali nel fornire copertura ai
crimini di Stato.

03/01 - COMANDANTE TIMOLEÓN JIMÉNEZ : GRANDI ALLEVATORI CI
DIFFAMANO PER NASCONDERE LE PROPRIE ATROCITA'
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3704-0301-comandante-timoleon-jimenez-grandi-allevatori-ci-diffamano-per-nascondere-le-prop.html>

Lo scorso 29 dicembre, il Comandante dello Stato Maggiore Centrale
delle FARC,Timoleón Jiménez, ha accusato la FEDEGAN, la Federazione
Colombiana dei Grandi Allevatori, di diffamare la guerriglia “per
cercare di nascondere le proprie atrocità”.

Lo scorso dicembre l'oligarca José Féliz Lafaurie aveva dichiarato
l'indisponibilità di FEDEGAN, di cui è presidente, a partecipare al
forum denominato “Politica di Sviluppo Agrario

Integrale”, previsto nei dialoghi di Pace dell'Avana.

In una lettera pubblicata dal portale ANNCOL, 'Timochenko' sottolinea
che FEDEGAN rifiuta che nodi come lo sviluppo reale e la questione
agraria siano oggetto di negoziazione nei dialoghi, adducendo il
pretesto che le FARC, in mezzo secolo, avrebbero “distrutto la
campagna”.

“Non solo i grandi proprietari hanno promosso e finanziato il
paramilitarismo per perseguire l'obiettivo dell'espropriazione”,
dichiara il Comandante, “lo hanno fatto anche le grandi compagnie
agricole e minerarie, in una vergognosa collusione con la forza
pubblica e buona parte della classe politica”.

Il rifiuto dei latifondisti di intervenire al forum, “è collegato
al loro disaccordo con la realizzazione di un’iniziativa di questo
genere, capace di risvegliare infinite richieste e aspirazioni, sul
destino delle campagne, completamente diverse da quelle già definite
dal governo”.

Nell'analisi del Comandante Jiménez, la decisione di FEDEGAN lascia
intravedere l'ipotesi di riconvertire le proprie attività
tradizionali, minacciate dal TLC, con l'obiettivo di incrementare la
produzione di alimenti e biocombustibili destinati all'esportazione.

“Non abbiamo mai inteso la pace come il prodotto di un accordo di
interessi fra il Governo e i guerriglieri”, conclude 'Timochenko',
“ma come il risultato del dialogo aperto con tutti i settori della
realtà nazionale.”

La storica contraddizione in seno alla classe capitalista colombiana,
fra oligarchia latifondista e borghesia urbana, emerge ancora una
volta in superficie: ma, a differenza della lotta senza quartiere che
vede contrapposti l'oligarchia ed il popolo lavoratore colombiano,
tale contraddizione non valicherà mai i limiti oltre i quali i suoi
protagonisti potranno perdere i propri privilegi: le due forme in cui
si manifesta la classe dominante colombiana concordano pienamente
nell'uso del terrorismo di Stato, quale strumento per impossessarsi
delle risorse di cui il paese è ricchissimo, ai danni del popolo
colombiano.

06/01 - I PRIGIONIERI POLITICI DI PALOGORDO DENUNCIANO GRAVI ABUSI E
VIOLAZIONI DEI DIRITTI UMANI
<http://www.nuovacolombia.net/Joomla/clamoridallacolombia/3712-0601-i-prigionieri-politici-di-palogordo-denunciano-gravi-abusi-e-violazioni-dei-diritti-umani.html>

I prigionieri politici rinchiusi nella prigione di Palogordo a
Girón, nel dipartimento di Santander, hanno denunciato
all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale ed internazionale
gli abusi d’autorità, gli atti arbitrari, le umiliazioni e la
violazione dei diritti umani da parte del personale di vigilanza e
custodia dell’Istituto Nazionale Penitenziario e Carcerario
(INPEC).

Nei primi giorni del dicembre 2012 è entrato in

carica come comandante delle guardie il tenente Gelvez, trasferito
con una promozione dalla città di Cúcuta. Il tenente Gelvez, in
combutta con il direttore della prigione, il capitano Alvarez, ha
intensificato i controlli all’interno del passeggio, commettendo
ogni sorta di abuso contro la popolazione carceraria nella sua
interezza e aumentando lo stato di ansia dei detenuti. Tutto ciò
mentre i secondini infieriscono coperti dai due ufficiali in
questione.

Il 21 dicembre, ad esempio, il tenente Gelvez ha ordinato ad un
secondino di far uscire il prigioniero Carlos Jimmy Miranda Romero,
lo ha fatto denudare completamente e lo ha costretto ad assumere una
posizione supina. Dopodiché al prigioniero sono stati ispezionati
sia la parte posteriore sia i genitali.

La notte del 23 dicembre è stata condotta invece un’operazione nel
padiglione numero otto. Tre prigionieri sono stati condotti in cella
di rigore. Poi si è proceduto a far rimanere tutti i prigionieri
confinati nelle loro celle durante i giorni del 24 e del 25 dicembre,
lasciandoli completamente isolati dalle famiglie e dagli amici durante
le festività.

Non paghi, il 27 dicembre il Capitano Alvarez (il direttore) e il
tenente Gelvez, hanno condotto un’ispezione anche nel padiglione
sei. Al termine dell’ispezione, quando le guardie stavano per
risalire, un prigioniero politico, Vidal Manosalva, ha sollecitato la
distribuzione di acqua potabile dato che la situazione era ormai
critica.

In risposta i due ufficiali si sono avvicinati con fare minaccioso al
gruppo di detenuti urlando chi fosse stato ad avanzare la richiesta.
Di fronte a questa situazione, il prigioniero politico Vidal
Manosalva si è fatto avanti, e immediatamente è stato ordinato di
portarlo presso il padiglione cinque, presso le celle di rigore, la
cosiddetta “Unità di Trattamento Speciale”.

Nella notte del 27, questo compagno, assieme a quarantadue altri
reclusi nel padiglione cinque, è stato colpito da una granata
contenente gas urticante, lanciata dal tenente Gelvez. Motivo
dell’infame attacco sembra essere stata la richiesta di medicinali
da parte dei prigionieri, accompagnata da una battitura sulle sbarre.
Ognuno dei prigionieri, al momento del lancio dell’ordigno
lacrimogeno, era in una cella singola, quindi non c’era alcun reale
pericolo per le guardie.

Mentre i rappresentanti del governo colombiano viaggiano per il mondo
cianciando di non meglio specificati danni alla popolazione civile da
parte dell’insorgenza, la stragrande maggioranza dei casi di abuso
e violazione dei diritti umani è figlia della politica di terrorismo
di Stato per mano degli apparati -siano essi legali o meno- di un
regime illegittimo.

Chi ha davvero a cuore la pace in Colombia non può far finta di
ignorare che le condizioni necessarie a costruirla risiedono in una
scenario politico libero dalla sopraffazione, in cui ciascuno possa
esercitare i propri diritti e avanzare le proprie richieste. Uno
Stato dove non solo si rinchiudono in carcere gli oppositori
politici, ma li si priva anche dei più elementari diritti (l’acqua
da bere, la salute, la dignità personale) non è certo nelle
condizioni di dare lezioni morali.

Coloro che pretendono in maniera unilaterale la fine delle violenze,
incomincino a farle cessare all’interno delle carceri del loro
“Stato di diritto” ed a rispettare i diritti inalienabili del
popolo.



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