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Aihe: [autorgstudbo] 18/1 Giuliani-Baraldini-Staccioli @ Fermento: “Non per odio ma per amore"
VENERDI’ 18 GENNAIO’013 dalle 20
@ Vag61 - Spazio libero autogestito in via P.Fabbri 110

Fermento (in pillole):
"Non per odio ma per amore – Storie di donne internazionaliste"

A Vag61 torna l’appuntamento mensile con i libri e i vini di
produttori non omologati di ‘Fermento’ (in collaborazione con
Drogheria 53). Dalle 20 cena sociale e degustazione di vini. Alle 21
presentazione del romanzo “Non per odio ma per amore – Storie di donne
internazionaliste” (ed. DeriveApprodi), di Paola Staccioli e Haidi
Gaggio Giuliani. Saranno presenti le autrici insieme a Silvia
Baraldini, che ha scritto la prefazione. Con reading (video e letture)
di Paola Staccioli.

Link: http://vag61.noblogs.org/post/2013/01/07/fermento-in-pillole-non-per-odio-ma-per-amore-storie-di-donne-internazionaliste/

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I VINI:

Libertario rosso

Vigneto Calamandrana, Cascina Castello, condotto in modo naturale
senza utilizzare prodotti di sintesi.
Uva di proprietà a bacca rossa,
denominata brachetto, vendemmiata a mano nel 2011.
 Vino rosso rubino,
morbido, a volte con qualche piccolo residuo di zucchero, leggermente
tannico, aromatico tipico del vitigno sentori di rosa canina, marasca.
Basso uso di solfiti. 
Temperatura 14/16°. Azienda agricola “La
Viranda”.

Santa Liberata dei Ribelli

Vino rosso bio dell’azienda agricola cooperativa “La Viranda” di San
Marzano Oliveto, nell’Alto Monferrato. La cantina invecchia i vini in
botti di rovere per l’affinamento dei rossi superiori.

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“Non per odio ma per amore – Storie di donne internazionaliste”

Il libro racconta le biografie di sei donne “occidentali” che, dagli
anni Sessanta ai giorni nostri, hanno vissuto vicende molto diverse
fra loro. Si tratta di storie di donne comuniste, antimperialiste,
pacifiste, che hanno scelto di unirsi alla guerriglia o di esercitare
una resistenza attiva. Alcune di queste donne hanno abbandonato la
propria vita “privilegiata” per andare a combattere o a sostenere le
lotte di altri popoli per la loro liberazione. Pur con percorsi
diversi, esse non hanno mai scelto la strada più semplice, ma solo
quella che credevano più giusta, a prezzo di torture e carcere. A
prezzo della vita.

Le autrici hanno scelto la forma del racconto per narrare queste sei
vite, accumunate nel loro epilogo: una morte violenta, spesso «messa
in conto» o persino «cercata», in alcuni casi giunta nel modo più
crudele e inaspettato.

Ne è uscito un libro intenso, pieno di senso e di passione.

Silvia Baraldini, nella prefazione, ha scritto: “Le parole schizzano
dalle pagine rivelando così l’urgenza delle due autrici di raccontare
queste vicende, di condividere con i lettori la ricostruzione dei
fatti, di rivivere i legami di amicizia e di affetto che le hanno
unite ad alcune di loro. Di comprendere attraverso le loro storie i
movimenti che hanno attraversato e, in qualche modo, segnato la vita
politica della nostra gioventù. Leggere questo volume ci ricorda che
in tempi non lontani abbiamo vissuto ‘situazioni in cui ai più puri
tutto appare in bianco e nero’. Questa certezza, questa mancanza di
dubbi, questa assenza di relativismo è una qualità che
contraddistingue un combattente. Una valutazione che questi racconti
vogliono amplificare, creando una tela composta da molti elementi: una
prolungata militanza politica, l’identificazione con il processo
rivoluzionario, la necessità di esprimere in prima persona
l’opposizione a regimi totalitari. E infine, trattandosi di donne, la
necessità di partecipare al di là di ogni limite imposto dal proprio
genere”.

Le biografie raccontate:

Bolivia – Haydée Tamara Bunke Bider, Tania la guerrigliera (tedesca)

Conosce Che Guevara e decide di trasferirsi a Cuba e dedicare la sua
vita alla rivoluzione; la sua militanza la porterà anche a unirsi alla
guerriglia del Che in Bolivia. Cade in un’imboscata il 31 agosto 1967.

Grecia – Maria Elena Angeloni (italiana)

Nel 1970 partecipa a un’azione in sostegno alla resistenza greca. Lo
scopo è duplice: denunciare la dittatura dei colonnelli e denunciare
la responsabilità degli Usa. Il meccanismo a orologeria della bomba
artigianale confezionata si inceppa e l’auto salta in aria… Lascia un
bambino di nove anni, Federico, che ha avuto con Veniero, fratello di
Haidi, la mamma di Carlo Giuliani.

Germania – Monika Ertl (tedesco-boliviana)

1 aprile 1971: Roberto Quantanilla, il colonnello dei servizi segreti
boliviani responsabile della morte del Che, viene ucciso nella sede
del consolato boliviano di Amburgo. I colpi partono da una pistola
registrata a nome di Giangiacomo Feltrinelli. A sparare è Monika Ertl,
figlia di un tedesco compromesso col nazismo, che nel 1969 abbandona
il ricco marito per unirsi ai guerriglieri boliviani, diventando
l’amante del loro capo, Inti Peredo, il successore del Che. Quando
anche Inti viene ucciso dal torturatore Quintanilla, Monika giura
vendetta. Torna in Bolivia al fianco di Regis Debray per organizzare
la cattura di Klaus Altmann Barbie, l’ex capo della Gestapo di Lione,
che però riesce a tenderle un’imboscata nella quale muore.

Turchia – Barbara Kistler (svizzera)

Decide di unirsi alla guerra popolare condotta dal Partito comunista
turco. Arrestata nel maggio 1991 a Istanbul, viene torturata. Liberata
alcuni mesi più tardi ed espulsa in Svizzera, rientra clandestinamente
in Turchia per combattere con l’Esercito di Liberazione degli operai e
contadini. Viene uccisa in uno scontro a fuoco sulle montagne del
Kurdistan turco.

Kurdistan – Andrea Wolf (tedesca)

Dopo aver militato per anni in Germania nel movimento di resistenza,
sostenuto le lotte dei prigionieri della Raf, vissuto in una comune,
essere stata arrestata, decide di unirsi al movimento di liberazione
curdo sotto la guida del PKK, con il nome di battaglia di Rohani.
Combatte nell’Esercito dell’Associazione delle donne libere del
Kurdistan. Viene uccisa in Turchia orientale nell’ottobre del 1998.

Palestina – Rachel Corrie (statunitense)

Giovane militante pacifista partecipa con altri attivisti dell’ISM
(International Solidarity Movement) ad azioni di resistenza non
violenta nella Striscia di Gaza. Il 16 marzo 2003 viene schiacciata a
morte da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre manifesta e
cerca di impedire, armata di un megafono, la demolizione di una casa
palestinese a Rafah.

Palestina – Rachel Corrie (statunitense)
Giovane militante pacifista partecipa con altri attivisti dell’ISM
(International Solidarity Movement) ad azioni di resistenza non
violenta nella Striscia di Gaza. Il 16 marzo 2003 viene schiacciata a
morte da un bulldozer dell’esercito israeliano mentre manifesta e
cerca di impedire, armata di un megafono, la demolizione di una casa
palestinese a Rafah.


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