Il 04/01/13, Aldo Zanchetta<aldozanchetta@???> ha scritto: >
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=arti > cle&id=1179:cannavo-il-fuoco-della-sinistra&catid=6:il-dibattito-sul-qsocial
> ismo-realeq&Itemid=15> Cannavò: il fuoco della sinistra
>
> Giovedì 03 Gennaio 2013 14:26
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=sect > ion&id=3&Itemid=14> Attualità e Polemiche -
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_content&view=cate > gory&id=6:il-dibattito-sul-qsocialismo-realeq&Itemid=15> Il dibattito sul
> "socialismo reale"
>
>
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?option=com_mailto&tmpl=compo > nent&link=aHR0cDovL2FudG9uaW9tb3NjYXRvLmFsdGVydmlzdGEub3JnL2luZGV4LnBocD9vcH
> Rpb249Y29tX2NvbnRlbnQmdmlldz1hcnRpY2xlJmlkPTExNzk6Y2FubmF2by1pbC1mdW9jby1kZW
> xsYS1zaW5pc3RyYSZjYXRpZD02OmlsLWRpYmF0dGl0by1zdWwtcXNvY2lhbGlzbW8tcmVhbGVxJk
> l0ZW1pZD0xNQ==> E-mail
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?view=article&catid=6:il-diba > ttito-sul-qsocialismo-realeq&id=1179:cannavo-il-fuoco-della-sinistra&tmpl=co
> mponent&print=1&layout=default&page=&option=com_content&Itemid=15> Stampa
> <http://antoniomoscato.altervista.org/index.php?view=article&catid=6:il-diba > ttito-sul-qsocialismo-realeq&id=1179:cannavo-il-fuoco-della-sinistra&format=
> pdf&option=com_content&Itemid=15> PDF
>
> Ginsborg, Ingroia e il fuoco della sinistra
>
> Salvatore Cannavòda <http://www.ilmegafonoquotidiano.it> Il
> megafonoquotidiano
>
> I commenti contro i "professori" che non gradiscono la lista del magistrato
> mettono in mostra una cultura politica partitista e frontista che ricorda
> gli anni 50
>
> Nella vicenda della lista Ingroia e del dibattito che ha attraversato
> l'appello di "Cambiare si può" finora ci si è concentrati sulle posizioni
> dei promotori di quel testo, in prevalenza fondatori di Alba (Revelli,
> Ginsborg, Pepino, Gallino, Sasso e altri) e sulla loro delusione. I
> "professori" citati si sono esposti
> <http://www.facebook.com/pages/Cambiare-si-pu%C3%B2-Noi-ci-siamo/43883690950 > 8434> pubblicando in rete le loro opinioni a proposito delle trattative
> elettorali con Antonio Ingroia, titolare di una lista composta in
> prevalenza
> da partiti: Idv, Pdci, Prc, Verdi. Un odore di Arcobaleno che non promette
> nulla di nuovo e che ha, paradossalmente, provocato anche
> <http://www.huffingtonpost.it/fausto-bertinotti/lista-ingroia-unoccasione_b_
> 2396636.html?utm_hp_ref=italy> la delusione di Fausto Bertinotti,
> inizialmente aperturista nei confronti del magistrato palermitano.
>
> L'ultimo, in ordine di tempo, è Paul Ginsborg, il cui commento è stato
> pubblicato dal profilo Facebook di Cambiare si può il 3 gennaio. La presa
> di
> distanza dalla lista di Ingroia è evidente così come, forse, la sorpresa o
> la delusione per essere stati smentiti dalla consultazione telematica
> condotta da Cambiare si può che ha premiato con oltre il 60% il Sì
> all'ipotesi di lista.
>
> La vicenda è piuttosto anomala perché come non succede frequentemente, i
> promotori sono stati bocciati dal voto ma hanno rappresentato finora la
> direzione di quel processo che ora si trova senza rappresentanti
> riconosciuti e riconoscibili. Marco Revelli, Livio Pepino e Chiara Sasso
> che
> dall'assemblea del 22 dicembre erano stati indicati come il "gruppo di
> trattativa" con Ingroia, avendo espresso le proprie riserve rispetto
> all'accordo elettorale e riconoscendo legittimità al voto telematico che li
> ha visti battuti, si sono fatti da parte. Ora, Paul Ginsborg dice
> apertamente che tornerà alla occupazione prevalente di Alba, il soggetto
> che
> era stato pensato anche per la prova elettorale ma che ora,
> presumibilmente,
> si dedicherà soprattutto a un lavoro di campagne politiche. Va anche
> sottolineato che lo stesso Ginsborg annuncia il suo voto a favore della
> lista Rivoluzione civile di Ingroia anche se non ne approva le modalità di
> formazione.
>
> Il tenore degli interventi dei professori è sembrato, nella sostanza,
> rispettoso anche se deluso. Quello che colpisce è la violenza dei commenti
> cui sono stati fatti oggetto, accusati di non voler rispettare il voto
> della
> maggioranza, di protagonismo, di voler solo "spaccare il capello in
> quattro", di dividere, e così via.
> Loro stessi se ne sono meravigliati e hanno cercato di rispondere alle
> critiche venendo sommersi da altri insulti.
> Il commento di Paul Ginsborg, citato sopra, si trascina dietro commenti di
> questo tipo: "Questa è gente con il portafoglio pieno" oppure "Ginsborg
> trovati un lavoro vero, di vate ce ne sono fin troppi". Sostenere che uno
> degli intellettuali più brillanti della cultura politica italiana, al di là
> delle divergenze che si possono avere con il pensiero di Ginsborg, debba
> trovarsi "un lavoro vero" fa pensare alla diffidenza di Pol Pot per quelli
> che avevano gli occhiali o, senza spingersi così in là con il dileggio, a
> una certa concezione mao-staliniana sul rapporto tra lavoro manuale e
> lavoro
> intellettuale. E, del resto, nei commenti quello che prevale è proprio una
> concezione vetusta e sconfitta del pensiero della sinistra, residuo di
> frontismo e di partitismo che non fa fatica a trovarsi a proprio agio nel
> metodo, nei contenuti e nel profilo politico che la lista Ingroia sta
> assumendo. Il regista occulto dell'operazione, del resto, sembra essere
> proprio uno dei dirigenti comunisti più classici e tradizionali, Oliviero
> Diliberto.
>
> Così stupisce meno che per criticare, dileggiandolo, Ginsborg si citino i
> fatti di Ungheria: "Sono stufa degli intellettuali autoreferenziali che, se
> le cose non vanno come dicono loro, abbandonano la baracca e giocano a fare
> i guastatori, per il solo gusto di dire, se le cose vanno male davvero:
> "avevamo ragione noi, avete visto?" E' dal 1956 che questi esteti di se
> stessi rappresentano un cancro per la Sinistra". Che nel 2012 ci sia
> qualcuno che frequentando Facebook abbia nostalgia per l'Unità del 1956 che
> sparava a palle incatenate contro i dissidenti del Pci la dice lunga sulla
> resistenza di una cultura antica che in questa vicenda sembra rivenire a
> galla come l'ultimo residuo significativo della presenza comunista in
> Italia. Frontismo e partitismo, dicevamo. Citiamo ancora un commento: "Ma
> pensa se durante la Resistenza si forse detto:di no i socialisti perché
> Mussolini era socialista e no i cattolici che sostennero il suo primo
> governo e no i monarchici che sostengono il re e no i comunisti perché sono
> stalinisti .... Ma chi la faceva?". L'idea che la lista Ingroia assomigli
> al
> processo della Resistenza è un elemento ricorrente e costituisce il filo
> conduttore della discussione. La lista, fondamentalmente, è l'ultima
> occasione della sinistra per ritornare in Parlamento. Se questo non
> accadesse l'eventualità sarebbe così disastrosa da venire associata al
> fascismo o al ventennio berlusconiano. Per questo l'ossessione dell'unità
> scandisce ogni commento e viene brandita contro ogni obiezione e critica.
> Bisogna stare uniti, tutti insieme, superare la soglia del 4%, non importa
> come, non importa con chi, non importa altro. In questo modo, è ovvio,
> Antonio Ingroia riceve una delega illimitata e potrà fare e dire quello che
> vuole arrivando al paradosso di scrivere lettere a Beppe Grillo che,
> invece,
> rappresenta la bestia nera degli stessi che insultano Ginsborg e lodano il
> magistrato. A spiegare questo comportamento è ancora un lettore del
> professore italo-inglese: "Con la casa che và a fuoco una persona di buon
> senso non chiederà mai a chi è disposto ad aiutarlo nello spegnimento da
> che
> parte viene in quanto l'obbiettivo è comune". Ingroia è chiamato a spegnere
> il fuoco di una sinistra che rischia la scomparsa. Ma la cultura che emerge
> da questi richiami e da questi commenti indica che il fuoco ha già fatto
> molti, troppi danni. Irreversibili.
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