Caro amico e cara amica di
sinistra
Tu che stai gioiendo per la lista Ingroia, non nata dal basso e non scevra
di leaderismo, come tu sai, proprio le due precondizioni per una pratica
innovatrice nel profondo, e che stai usando il turpiloquio e loffesa
personale come sostituto del ragionamento politico, con il quale hai scarsa
familiarità, temo che non avrai la disposizione danimo per leggere questo
articolo serenamente e trarne qualche riflessione utile. E poi, quella
parola astrusa, zapatismo. E che vuol dire? (Ah, la memoria!)
A.Z.
Essere zapatista in Spagna
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http://chiapasbg.wordpress.com/2013/01/05/essere-zapatista-in-spagna/>
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Marcos Roitman Rosenmann
In Spagna ci troviamo con una situazione particolare. La sinistra
istituzionale si divide continuamente. Durante l'ultimo anno sono apparsi
partiti che si sono staccati da Izquierda Unida, per proseguire,
curiosamente, nel suo seno. E' incomprensibile. Si declama l'unità e la
coesione, ma si pratica la divisione. I problemi crescono e le soluzioni non
arrivano. Prevale il protagonismo e l'ansia di potere. Si discute solo del
nome del prossimo segretario generale o regionale, e non i principi, il
progetto e l'obbligo etico e politico di elaborare un programma di azione in
basso e a sinistra.
L'ombrello dell'inefficienza è grande; sotto si proteggono le mafie interne.
Le mafie scatenano le loro azioni per mantenere ed accrescere, se possibile,
il controllo del comando. Un giovane militante riceve un apprendistato
nefasto. Per essere protagonista deve crescere nell'organizzazione.
Appartenere ad un gruppo, avere padrini e tacere a comando. L'organizzazione
sembra campo di battaglia. I suoi affiliati vivono di rissa in rissa. Tutto
si negozia al tavolo dei ristoranti, tra caffè e aneddoti. Così si
spartiscono la torta. La segreteria generale per me, internazionale per voi,
per l'organizzazione vedremo poi. La cosa importante, il finanziamento.
Posto chiave: tesoriere. Questa realtà non credo sia molto diversa in
Francia, Germania, Cile, Messico o Italia.
Le sinistre che si sono sistemate dentro il sistema hanno deciso di
trasformarsi nei cortigiani delle immoralità del capitalismo. Ma hanno
rinunciato al sogno di costruire un altro mondo. Un mondo dove stanno tutti
i mondi, dove la dignità, l'etica, il senso democratico di comandare
ubbidendo sia il principio che apre le porte ad una vita in libertà,
giustizia sociale, equità e democrazia. Vogliono semplicemente ottenere una
percentuale di sindaci, deputati, senatori. Più sono, meglio è. Così si fa
rumore e si conquistano più voti.
Nellultimo comunicato dellEZLN, firmato dal subcomandante Marcos, Non vi
conosciamo? sono indicati 10 principi dai quali è possibile riconoscere un
non zapatista. Tra questi: se vuole una carica, nomina, regali, premi; se ha
paura; se si vende, arrende o tentenna; se si prende molto sul serio; se non
fa venire i brividi al solo vederlo; se non dà la sensazione di dire più con
quello che tace; se è un fantasma che svanisce. Ha davvero ragione. Per
questo essere zapatista oltrepassa le frontiere nel campo del pensiero e
dell'agire della sinistra il cui obiettivo è distruggere, dico bene,
distruggere i meccanismi di dominazione e sfruttamento del capitale che
negano la condizione umana.
Nel pieno di un capitalismo che si è arroccato, il campo della sinistra
istituzionale a pezzi è deserto. In questo contesto, lo ya basta! sollevato
nel 1994 mantiene tutta la sua vitalità. E non solo per denunciare il
cattivo ed illegittimo governo di Salinas de Gortari, ma per l'impegno
espresso in basso e a sinistra. L'EZLN ha superato le frontiere. Non è un
modello. Nella storia non esistono, per quanto lo propongano eruditi e
manipolatori d'opinione. Dobbiamo accontentarci dell'esplosione di processi
politici, sociali e lotte di resistenza nelle strutture di potere di ogni
popolo, nazione e Stato. Esiste un colonialismo interno, dipendenza,
imperialismo, oligarchie, borghesie dirigenti, traditori e imprese
transnazionali. Contro ciò si lotta. Le armi utilizzate sono diverse e
rispondono a realtà multiple e dissimili. L'EZLN ha avuto ed ha la virtù di
ricreare forme di resistenza ed utilizzare armi potenti: la parola degna, il
silenzio, il noi, il comandare ubbidendo e l'etica politica.
Essere zapatista in Spagna non presuppone di riprodurre schemi. Non si
tratta di fare solidarietà. È unattitudine, uno stile di vita, un modo di
agire. Un comportamento. Oggi, segno e identità di tutti quanti sono in
basso e a sinistra, indignati, con degna rabbia, anticapitalisti, esclusi ed
emarginati, popoli originari, che lottano e resistono al capitalismo. Il suo
silenzio in Messico è il nostro in Spagna. La sua dignità in Messico, la
nostra in Spagna. Le sue speranze in Messico, le nostre in Spagna. Sono la
forza contro l'ingiustizia, la corruzione, la vigliaccheria e il tradimento.
Niente ci separa, tutto ci unisce. In questo consiste essere zapatista in
Spagna.
Ma lo zapatismo è vilipeso da chi si sente il padrone della verità, del
mondo e l'unica sinistra possibile. In questo attacco si cerca il suo
annichilimento attraverso le aggressioni, le provocazioni e gli atti di
sabotaggio. I suoi comandanti sono caricature, diffamati e considerati
luogotenenti del subcomandante Marcos, a sua volta demonizzato. Attacchi
destinati a provocare scoraggiamento in chi milita nello zapatismo. Puri
attacchi vuoti che alla fine si ritorcono contro chi li fomenta. Il loro uso
dimostra l'incapacità politica di rispondere alle proposte di autonomia,
pace, giustizia sociale, democrazia, dignità e libertà, lanciate dall'EZLN.
Non c'è dubbio. Militare nello zapatismo è un orgoglio e un dovere. Bisogna
continuare ad essere zapatista. Non si può smettere di esserlo in questo
momento. Né rinunciare né scoraggiarsi.
http://www.jornada.unam.mx/2013/01/05/opinion/016a1mun
Traduzione <
http://chiapasbg.wordpress.com/> "Maribel" - Bergamo)