Mercoledì 5 dicembre dalle 18 alle
19 sui gradini del palazzo ducale di Genova, 549° ora in
silenzio per la pace.
Incollo il volantino che verrà distribuito.
Altre info su
www.orainsilenzioperlapace.org
LA VENDETTA
DEL LIKUD TAGLIA LA CISGIORDANIA
GLI UOMINI E LE
DONNE DELL’ORA IN SILENZIO CONTRO LA GUERRA SI
COMPIACCIONO DELLA DECISIONE DELL’’ASSEMBLEA GENERALE
DELLE NAZIONI UNITE CHE HA ACCOLTO LA RICHIESTA DELL’ANP
CON 138 SÌ (TRA I QUALI L’ITALIA), 9 NO E 41 ASTENUTI LA
PALESTINA È STATA RICONUSCIUTA COME STATO OSSERVATORE
PRESSO L’ONU. UN SEGNALE IMPORTANTE PER IL PROCESSO DI
PACE IN MEDIO-ORIENTE.
COME PERÒ HA DETTO IERI ABU MAZEN NELLO STORICO DISCORSO
AL PALAZZO DI VETRO, “L’OCCUPAZIONE DELLA PALESTINA ORA
DEVE FINIRE!”
I palestinesi non hanno neppure fatto in tempo a svegliarsi dal
bel sogno realizzato che già si trovano ad affrontare una sfida
eccezionale
La risposta di Benyamin Netanyahu, anzi, la vendetta (chiamiamo
le cose con il loro nome) è scattata puntuale, implacabile,
durissima. Una terribile rappresaglia che fa vibrare
pericolosamente una delle corde più tese del conflitto
israelo-palestinese.
Le autorità israeliane, ha rivelato il giornale Haaretz e ha poi
confermato una fonte ufficiale, si preparano ad autorizzare la
costruzione di tremila nuovi alloggi per coloni. Sorgeranno in
una delle aree più delicate, la zona E1, sulla strada che da
Gerusalemme Est porta nella Valle del Giordano, da anni al
centro di un confronto molto acceso. Netanyahu passa il Rubicone
perché quelle nuove case, oltre a collegare a Gerusalemme in
modo permanente la colonia di Maale Adumim, la più grande della
Cisgiordania (37mila abitanti), taglieranno in due la
Cisgiordania, il nord dal sud.
Riuscisse a realizzare anche questo progetto di colonizzazione,
Israele negherebbe continuità territoriale al futuro stato di
Palestina. Ecco perché in passato anche gli USA avevano ingiunto
ad Israele di non realizzare la «Grande Gerusalemme»
cominciando proprio dalla zona E1.
Tel Aviv aveva promesso di bloccare la costruzione delle case
per coloni in quell'area al momento di sottoscrivere la «Road
Map», l'itinerario messo a punto una decina di anni fa dal
Quartetto (Usa, Russia, Onu e Ue) per rilanciare a tappe il
negoziato israelo-palestinese: una delle tante iniziative
diplomatiche già nate fallite.
Un anno fa si era appreso, grazie al giornalista di Haaretz Nir
Hassan di progetti di revoca delle carte di identità a 70.000
palestinesi di Gerusalemme (da trasferire alla cosiddetta
Amministrazione civile della Cisgiordania), in coincidenza con
l'inaugurazione di un enorme posto di blocco nel quartiere di
Shuafat a Gerusalemme Est e della costruzione di una strada per
coloni di collegamento tra la Città Santa e Maale Adumim.
Hassan scrisse: «Metti insieme i pezzi e ottieni il quadro di
un Israele che erige, con enormi spese, un importante sistema di
strade e di posti di controllo che renderanno possibile separare
totalmente palestinesi e israeliani, consentendo la costruzione
di Mevasseret Adumim, un quartiere che unirà Maale Adumim a
Gerusalemme». Situata nell'area E1, Mevasseret Adumim, ha già
strade, linee elettriche, rotatorie per il traffico e lotti di
terreno per lo sviluppo.
Dobbiamo evitare che le preannunciate ritorsioni di Israele le
peggiorino ulteriormente. L’Italia e l’Europa devono agire
immediatamente per riaprire i negoziati di pace e puntare a
chiudere definitivamente il conflitto tra questi due popoli.
A entrambi deve essere riconosciuto il diritto di vivere in pace
su quella terra con gli stessi diritti, la stessa dignità e la
stessa sicurezza.
La formula è “due stati per due popoli”. E deve essere
realizzata ora. Anche a costo di un’inedita e creativa
“imposizione” internazionale.
E’ l’ultima possibilità. E noi non possiamo permetterci di
sprecarla. L’Italia, che vanta ottime relazioni sia con Israele
che con i palestinesi, può fare molto. Ma deve continuare a fare
quello che ha fatto ieri: assumere un ruolo attivo, propositivo
e progettuale. Diamo all’Italia una politica di pace!