Author: six Date: To: hackmeeting Subject: Re: [Hackmeeting] Fwd: [liberationtech] Julian Assange: A Call to
Cryptographic Arms
On 12/03/2012 03:52 PM, Jaromil wrote: >
> si cmq son proprio curioso di sapere cosa ne pensiamo di questa cosa, mi
> sa che sta andando un po' sopra le righe co sta manfrina Assange
> é lui che sta andando sopra le righe o noi stiamo sottovalutando ?
vero o no, cos'é piu rischioso ?
dov'é la frontiera di quello che sappiamo e non sappiamo ?
per me rispetto a quello che é scritto :
-non so se sia vero, non so quanto sia probabile.
-so che é verosimilmente possibile
-so che la persona che scrive ha un esperienza diretta ed una conoscenza
maggiore della mia
-capisco le conseguenze catastrofiche
-Ne capisco l'estensione che é globale.
La mia linea di pensiero é limitare la possibilità e l'estensione di un
evento con conseguenze catastrofiche (morte e distruzione) la cui
estensione mi include.
La prima misura é condividere l'informazione perché é a costo 0, perché
un azione non condivisa é inutile e perché la mia esposizione al rischio
é correlata con la coscienza delle persone intorno a me.
Poi valuto... quanta libertà di espressione e condivisione voglio
compromettere per prottegermi da questo rischio criptando le mie
comunicazioni ?
Se il rischio é la compromissione della libertà di espressione la cosa
diventa ricorsiva e in diretta relazione con la probabilità dell'evento.
Che é sconosciuta... cazzo.
Se non si crypta bisogna anonimizzare, ma una sorgente anonima anche se
puo essere letta da tutti ha *poco* valore se non ha credibilità
(associata all'identità).
punto a capo. Il mondo fisico ha la priorità, e proteggere la struttura
che ci permette di organizzarci nel mondo fisico diventa essenziale.
Criptare/anonimizzare finche questo non é a discapito della capacità ad
organizzarsi/vivere/comunicare nel mondo fisico. Per me questo é un
sistema robusto.