Autore: sofista@virgilio.it Data: To: cm-roma Oggetto: [cm-Roma] Botte di classe
Sì, scuse a tutt* per l'incomprensione e miei eccessi. Ma, ripeto, nella non conoscenza individuale spero si rafforzi la spinta ad intepretare botte e risposte come elementi di una dialettica comune.
Di passaggio, la banda armata che ci hanno dato non garantisce saggezza. E' il carcere che ancora dobbiamo subire, che, forse servirà a farci combattere con maggiore determinazione.
Continuo a non vedere la continuità nelle rivendicazioni
salariali operaie e di manovali eccentrici, come i piloti da 10 milioni. Sì come con eventuali interessi padronali. Cerchiamo paradossi migliori. Non attacco chi non conosco. Attacco certe espressioni, che mi pare concedano al buonismo nazionalpopolare di cui siamo impregnati, oggi in Italia, che spinge delle persone evidentemente sterilizzate nella propria velleità politica, a portare un messaggio a Napolitano.
Allora: per fortuna la Critical Mass è un movimento, orizzontale, ambientale, antigerarchico che coincide con le proprie rivendicazioni. Cioè con l'azione diretta. Questo è un fatto politico. Restringendoci al caso della mobilità, quelle che prima erano "classi" e "lotta di" per il lavoro e la società oggi sono "affinità" antropologiche e "situazioni di vita in comune" determinate dalle scelte di non-consumo, e perfino di espressione, a favore di una certa visione politica e spirituale del mondo. Specificamente: del tempo che viviamo, del pianeta che danneggiamo e, ancora una volta, delle masse di lavoratori che la nostra economia sfrutta per concederci il nostro stile di vita. Stiamo sempre lì.
Così, l'antico operaismo marxiano che costringeva a difendere quasi tutto - e a volte solo a parole - il lavoro, anche quello dei minatori del Sulcis (per la cui lotta darei pezzi di arti, ma a cui sinceramente chiederei forma di industrialismo credano sostenibile) quella vecchia potente analisi-azione va, me pare, corretta con le migliori lezioni del pensiero ecologico antiautoritario - che pure ci possiamo permettere di trasfomare in moda, sempre perchè apparteniamo alla parte ricca del pianeta - una sensibilità già presente nelle controculture agli albori degli anni 70.
Io affermo tranquillamente che la scelta di anti-consumismo, di ecologismo, di anticapitalismo, di antimilitarismo che una pratica coscientemente agita quale la pedalata in città, in pratica anna' in bici, alternativa ed opposta alla guida dei subumani in suv, appartiene ad una ben precisa collocazione politica, ad una scelta di parte, ad una percezione politica che non tollera la compresenza di fascisti, di qualunquisti, di egemonismi pubblicitari di sorta, verso alcun tipo di rivendicazione, nè la supplica per alcun cambiamento delegato a quelle stesse istituzioni cha da tempo non sono espressione di democrazia rappresentativa, tantomeno diretta.
Resta, di sicuro, un certo conflitto da sostenere, e prima ancora da definire. Tipo le botte dell'altro giorno sul lungotevere.
Ignorarlo ci ri-sospinge in bocca ai meccanismi di mercato, annacquarlo ci porta da Napolitano o, come a Bologna a prendere la bici per fermarsi e fare i sit-in in piazza......Ma qualcosa forse si va muovendo, vediamo gli studenti, e un bel coro di protesta lo possiamo ingorssare forse scampanellando...
Ovviamente, tutto questo è noioso.
Invece il Quirinale è un luna-park.