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Autor: Aldo Zanchetta
Data:  
A: forumlucca
Assumpte: [Forumlucca] Vi prego leggere bene : l'autoreè Ricolfi, il giornale La Stampa !
SE IL FISCO È PIÚ INIQUO DI PRIMA Luca Ricolfi su La Stampa di sabato 13
ottobre

*Ci sono voluti un paio di giorni per raccapezzarsi, ma alla fine il quadro
è diventato abbastanza chiaro*“.*I conti li abbiamo fatti e rifatti un po’
tutti: quotidiani, centri studi, esperti economici, sindacati, associazioni
dei consumatori. E alla fine dei conti è difficile non essere arrabbiati,
innanzitutto con noi stessi. Perché per un attimo ci eravamo illusi, per un
attimo avevamo voluto credere che finalmente, con questa manovra (detta
‘Legge di stabilità’), l’insopportabile pressione fiscale che grava sul
nostro sfortunato Paese potesse cominciare a diminuire, sia pure di
pochissimo. O che, almeno, la distribuzione del carico fiscale sarebbe
diventata più favorevole alla crescita, o anche solo un tantino più giusta.
E invece no, niente di tutto questo.*

*Prima di commentare, però, ricapitoliamo i punti fermi. Primo: nonostante
la sbandierata diminuzione dell’Irpef, la pressione fiscale complessiva
sulle famiglie aumenta leggermente. A regime, infatti la lieve diminuzione
dell’aliquota Irpef è più che compensata dalla somma delle misure che
aumentano il prelievo: scomparsa di alcune deduzioni e detrazioni,
introduzione di franchigie e, soprattutto, ulteriore aumento dell’Iva.
Secondo: il grosso della manovra tocca famiglie (con le riduzioni Irpef) e
consumatori (con l’aumento dell’Iva), ma lascia sostanzialmente invariata
la pressione fiscale sui produttori, peraltro già vessati nelle manovre
precedenti. Difficile pensare che una miscela di questo tipo possa
stimolare la crescita. Terzo punto: la distribuzione del carico fiscale è
più iniqua di prima. Questo è un punto un po’ tecnico, ma ne voglio parlare
lo stesso, perché a prima vista sembrerebbe vero il contrario. Il governo
ha infatti presentato la sua manovra come una boccata d’ossigeno ai ceti
bassi, in quanto le aliquote che sono state abbassate (di 1 punto) sono le
prime, quella del 23% e quella del 27%. Quel che non si dice, tuttavia, è
che le riduzioni del prelievo sui primi ‘scaglioni’ di reddito riguardano
tutti, anche chi guadagna 50 o 100 mila euro l’anno. *

*Facciamo un esempio concreto: un lavoratore che guadagna 18 mila euro avrà
uno sconto di 180 euro l’anno (15 euro al mese), ma un lavoratore che
guadagna il doppio, ossia 36 mila euro, avrà uno sconto di 280 euro (23
euro al mese), perché percepirà interamente gli sconti previsti sui primi
due scaglioni (fino a 28 mila euro). Per il fisco, infatti, ogni reddito è
la somma di tanti ‘pezzi’ di reddito (gli scaglioni, appunto), ciascuno dei
quali è tassato con una sua aliquota: quindi se un governo abbassa
l’aliquota sullo scaglione più alto il beneficio va solo ai ricchi, ma se
abbassa l’aliquota sugli scaglioni più bassi il beneficio non va solo ai
poveri bensì a tutti, perché il reddito di un ricco è la somma di tanti
‘pezzi’ di reddito, ciascuno tassato con la sua aliquota. **In breve la
manovra non concentra affatto i benefici sui ceti bassi, ma li spalma un
po’ su tutti.** Ma davvero su tutti? Assolutamente no, perché dalla
riduzione delle aliquote restano esclusi i poverissimi, ossia coloro che
guadagnano così poco da essere completamente esentasse (i cosiddetti
incapienti). *

*Come sempre lo strumento fiscale è impotente verso chi sta fuori del
circuito del fisco, ossia evasori e veri poveri. Si potrebbe pensare che
però almeno i ceti medio-bassi, ossia chi guadagna fra 8 e 28 mila euro (e
dunque non è né incapiente né ceto medio), abbia comunque un beneficio.
Ancora una volta, sembra ma non è: i soldi per abbassare le aliquote
verranno trovati anche eliminando o attenuando vari sconti fiscali
preesistenti, con il risultato di annullare o decurtare il già misero
regalo di 10 o 15 euro al mese. Se poi a tutto ciò aggiungiamo l’aumento di
un punto dell’Iva, che scatterà nella seconda metà del 2013 (ossia dopo le
elezioni, guarda caso), è facile dedurne che la pressione fiscale aumenterà
su quasi tutti i contribuenti, e in misura massima sui poverissimi, che non
solo non potranno usufruire di alcun beneficio fiscale (perché non versano
tasse), ma pagheranno l’aumento dell’Iva nella veste di consumatori, e lo
faranno in misura maggiore di qualsiasi altro gruppo sociale, visto che la
propensione al consumo è ovviamente massima là dove non vi è alcuna
possibilità di risparmiare. *

*Quarto punto: mentre tutti i benefici fiscali previsti sono futuri, la
soppressione degli sconti in vigore (detrazioni e deduzioni) scatta già sui
redditi del 2012, e dunque è retroattiva, essendo tali redditi in massima
parte già maturati (siamo a ottobre, e la legge sarà approvata a fine
anno). Di tutta la manovra fiscale quel che più mi ha colpito è proprio la
consapevole spudoratezza (o ‘arroganza fiscale’, come l’ha definita Il Sole
24 Ore di ieri) con cui quest’ultimo schiaffo al cittadino viene
annunciato: nell’articolo 12 della bozza di legge di stabilità si dice che
le norme che sopprimono gli sconti fiscali sono introdotte ‘in deroga’ allo
Statuto dei diritti del contribuente (la legge del 2000 che tutela i
cittadini dagli abusi dello Stato in materia fiscale). E’ veramente il
colmo: un governo che bacchetta gli italiani per il loro scarso senso
civico pare non sapere che è lo Stato stesso ad essere criminogeno, quando
diventa arrogante e predatore.*

*E ora veniamo ai commenti. Ne avrei tanti, ma sarebbero troppo amari.
Perciò mi limiterò a un’osservazione: con quest’ultima mossa, a mio parere,
il governo Monti ha definitivamente mostrato il suo volto politico.
**L’espressione
‘governo tecnico’ gli si addice sempre di meno,** perché al di là
dell’indubbia qualità professionale dei suoi membri, di gran lunga
superiore a quella degli esecutivi del passato, la somiglianza con i
governi politici che l’hanno preceduto è sempre più marcata ed evidente. Lo
è nei contenuti, perché questa manovra assomiglia tantissimo ai giochi di
prestigio cui i politici della Seconda Repubblica ci avevano abituato in
occasione di ogni manovra: varare con una mano misure popolari e nascondere
con l’altra le misure impopolari con cui le si finanzia. Ma lo è ormai
anche nello stile: vedendoli onnipresenti in televisione, nei convegni, nei
talk show, avendo registrato con imbarazzo la sceneggiata dell’altra notte
a Ballarò (con annunci, smentite e autosmentite fra membri del governo),
ormai mi pare chiaro che **molti ministri e sottosegretari di questo
governo sono già in campagna elettorale,** e lo sono prima ancora dei
politici di professione da cui, noi elettori, speravamo imparassero il meno
possibile. Ma in fondo che male c’è? Evidentemente ai professori la
politica piace, e quanto all’imparare, è ovvio, nessuno è più bravo di
loro”. *