[NuovoLab] Doria, il sogno della svolta arancione s'incrina

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Autor: Antonio Bruno
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A sinistra del Pd si teme che il Sindaco non riesca ad imporre i cambiamenti promessi

C’è chi in fondo al tunnel vede già la fine della “primavera arancione” inaugurata a Genova dal sindaco Marco Doria e chi, invece, ancora spera nella svolta possibile. Il grande entusiasmo, però, che almeno in alcuni ambienti aveva accompagnato l’ elezione di Doria, un po’ vacilla all’impatto con la realtà. E, dopo l’approvazione martedì scorso in consiglio comunale, del controverso ordine del giorno che, assecondando la richiesta del Pd, dà un sostanziale via libera ad eventuali accelerazioni nell’iter della gronda, sono in molti a temere - a sinistra del Pd e nell’eterogeneo arcipelago che aveva sostenuto la candidatura a sindaco del Professore - che il cambiamento di rotta e la svolta annunciati, rispetto a metodi di governo e visione di città, possano restare sogni nel cassetto.

«Sfiorisce la primavera arancione di Genova» è il titolo eloquente della nota diffusa ieri da Antonio Bruno, capogruppo a Tursi della Federazione della Sinistra che, come i due consiglieri comunali di Sel, ha votato contro l’ormai famoso ordine del giorno sulla gronda, firmato e approvato, invece, da Pd, lista Doria e Idv e votato anche dal Sindaco. «Marco Doria - ricorda Bruno - vinse le primarie del centrosinistra e, successivamente, le elezioni, grazie all’entusiasmo e alla mobilitazione di una parte significativa della società civile, sull’onda di due esperienze politiche differenti ma dal punto di vista mediatico convergenti (De Magistris a Napoli, Pisapia a Milano)». Bruno sottolinea anche che per la prima volta in consiglio comunale furono eletti molti esponenti di comitati e associazioni anti-inceneritori e interni ai movimenti contro l’alta velocità ferroviaria e contro la gronda. «Partecipazione, trasparenza, competenza, politiche differenti su infrastrutture e ciclo dei rifiuti, acqua e servizi pubblici - sottolinea - erano alcuni punti cardine di questa mobilitazione. A distanza di pochi mesi si fa fatica a descrivere cosa rimanga di tutto questo». Il consigliere ricorda,
quindi, che in «una settimana la giunta ha imposto al consiglio comunale una delibera che avvia il processo di privatizzazione del trasporto pubblico», che sulla gronda «il partito delle Grandi Opere ha imposto un’accelerazione e non è stata ancora sviluppata un’analisi costi benefici che possa consentire di valutare l’opportunità dell’opera, come scritto nel programma elettorale», mentre sul terzo valico «la giunta è partita alla carica per favorirlo "senza se e senza ma", invece di concentrarsi sulle altre opere ferroviarie che, nel programma, apparivano prioritarie» e «non si parla neanche della ripubblicizzazione dei servizi idrici». Ma «siamo sicuri - chiede Bruno - che il principale partito della coalizione sia disponibile a rischiare di perdere elezioni amministrative, risultato probabile di fronte al non raggiungimento di alcun cambiamento?». Ovvero: «Siamo Sicuri che proprio il Pd sia l’unico politicamente non “ricattabile”?». Gian Piero Pastorino, capogruppo di Sel a Tursi, constata che «c’è un tentativo di prevalere della parte della coalizione che ha una visione vecchia della città» ma non ha perso la speranza. «La sfida del Sindaco è quella di riuscire a tenere insieme i due mondi che fanno parte della sua maggioranza e io - assicura Pastorino - cerco di fare la mia parte per fare buona politica». Anche Enrico Pignone, capogruppo della lista Doria, il gruppo che è apparso più in difficoltà nella mediazione sulla gronda, ci crede ancora: «Io penso che ci siano ancora le condizioni e i margini per una svolta» spera. Fuori da Palazzo Tursi, negli ambienti che hanno sostenuto o guardato con attenzione o interesse alla candidatura e all’elezione di Doria, le opinioni sono differenti. «Io continuo ad avere fiducia in Doria - commenta Walter Massa, presidente di Arci Liguria - Il voto di nmartedì scorso sulla gronda può essere essere stato interpretato da qualcuno come un cedimento al Pd, ma la vicenda della gronda ha ancora temnpi lunghi e, quindi, è presto per trarre conclusioni. Io spero che la città discuta anche di altri problemi, oltre che di grandi opere, e comunque a me piace un Sindaco che non si fa condizionare dai mass e media e mi dà fiducia un Sindaco che non ha come stile quello dei grandi proclami». Decisamente più severo il giudizio di Andrea Agostini, presidente del circolo Nuova Ecologia di Legambiente: «I sindaci e le amministrazioni parlano con gli atti e - osserva - la recente vicenda della gronda, con la giunta che in consiglio comunale si dichiara favorevole a due documenti, uno dei quali, però (quello di Bruno-ndr) viene bocciato, dimostra quanto meno una forte incapacità politica dell’amministrazione ad avere una linea politica e un’idea della città condivise. L’elemento più evidente di questa amministrazione sono i fatti modesti, perché in quattro mesi si è arrivati a un ordine del giorno che ha determinato una spaccatura nella maggioranza». Agostini fa, quindi, il paragone con la giunta Pisapia che a Milano «nonostante una maggioranza ancora più larga, a due mesi dal suo insediamento ha chiuso il centro della città alle auto, introducendo una tassa d’ingresso, con benefici sul versante sia economico che ambientale. Questo atto amministrativo - sottolinea - indica un’idea di città. Qui, invece, in barba alle direttive europee, si chiedono soldi al Governo per cementificare ancora il Bisagno e favorire il trasporto su gomma anziché su ferro. Mi pare che questa amministrazione manchi, quanto meno di cultura politica». E il verdetto per ora è senza appello.

a.c. corriere mercantile