*MASTROGIACOMO E “ LA REPUBBLICA ”: PRESUNZIONE E MISTIFICAZIONE
MEDIATICA*
“/Fino a quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto
qualunque/
/frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e
sociale, /
/gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica saranno
sempre, /
/come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni e delle
illusioni/.”
*Lenin*
Il 28 giugno scorso, per la nostra Associazione, è stato un giorno
come gli altri, fatto d’impegno e dedizione nel lavoro di
controinformazione e solidarietà con la resistenza del popolo
colombiano. Un giorno in cui, passando in rassegna le diverse testate
giornalistiche, agenzie di stampa, blog e siti web di tutti i
continenti, siamo incappati in un pessimo articolo firmato da Daniele
Mastrogiacomo, su La Repubblica. Il tanto pomposo quanto surreale
titolo “Santos, l'uomo del miracolo colombiano”, deve aver fatto
sorridere, o meglio incazzare, qualunque lettore dotato di un minimo
di cognizione della drammatica situazione in cui versano decine di
milioni di colombiani. Un titolo, per dirla tutta, che condensa
l’essenza apologetica del contenuto dell’articolo nei confronti
del guerrafondaio Santos.
Il pezzo di Mastrogiacomo meritava indubbiamente una critica
ragionata e al contempo spietata, che abbiamo puntualmente proposto e
diffuso in rete con l’articolo “Apologia del regime terrorista
colombiano e disinformazione strategica: benvenuti alla
‘Repubblica’ delle banane”
(
http://www.nuovacolombia.net/Joomla/documenti-analisi/3031-apologia-del-regime-terrorista-colombiano-e-disinformazione-strategica-benvenuti-a-la-repubblica-delle-banane.html
)
La nostra risposta allo scempio del giornalista in questione,
arrivata mediante la newsletter dell’Associazione Nuova Colombia a
migliaia di indirizzi mail di persone comuni, che da anni seguono ed
accompagnano il nostro intervento politico internazionalista, ma
anche di media, intellettuali, sindacati, forze politiche, comitati,
associazioni, centri sociali e collettivi, è stata ripresa e
pubblicata da decine di siti web di diverse tendenze politiche e
caratteristiche. Allo stesso modo, abbiamo ricevuto decine di
commenti positivi, adesioni e condivisioni degli argomenti ivi
esposti.
/Apertis verbis/, non si è trattato della solita letterina aperta al
giornalista o redattore capo di turno di un media mainstream, con
patetiche lamentele o accorati appelli a “correggere il tiro”.
Tutti quelli che hanno letto il nostro articolo lo hanno capito, meno
uno: Daniele Mastrogiacomo. Il quale, a dimostrazione del fatto che la
nostra scudisciata deve averlo infastidito, in data 10 luglio si è
preso la briga di scriverci un messaggio tanto ipocrita quanto
filisteo, che per completezza d’informazione riportiamo
integralmente di seguito.
*Da:* Daniele Mastrogiacomo
*A:* anc@??? <
mailto:anc@nuovacolombia.net>
*Inviato:* Martedì 10 Luglio 2012 15:50
*Oggetto:* articolo presidente Santos Colombia
Gentili signori,
il collega Occorsio mi ha girato questa vostra risposta
all’articolo che ho scritto sul presidente della Colombia Santos.
Francamente mi sarei aspettato di ricevere direttamente al mio
indirizzo di posta elettronica le vostre considerazioni. Mio malgrado
sono un inviato noto, non solo in Medio Oriente, Africa e Centro Asia
ma anche nella stessa Latinoamerica che frequento, per motivi
diversi, da oltre 30 anni.
Non mi dilungo sulle vostre considerazioni che, come tutte, sono
opinabili. Ma è sempre interessante leggere e ascoltare valutazioni
diverse. Sono un giornalista e sono stato abituato, in 35 anni di
mestiere fatto per strada e nei territori più difficili del mondo, a
raccogliere voci diverse per poi farmi un’opinione, ovviamente
soggettiva, sull’argomento o il personaggio che ho scelto per
raccontare una realtà.
Sono quindi interessato a raccogliere anche la vostra opinione e
tutte le osservazioni che avrete interesse a riferirmi. Il mio
indirizzo di mail lo vedete; sapete quindi dove e come contattarmi.
Resto a vostra disposizione.
Daniele Mastrogiacomo
Non c’è che dire, la mail dell’intrepido inviato di La
Repubblica ci ha fatto capire di che pasta sia fatto. Egli sostiene
di essere “abituato a raccogliere voci diverse” per poi farsi
un’opinione: s/plendidae mendax/! Inoltre, trasuda supponenza e
arroganza quando afferma “/Francamente mi sarei aspettato di
ricevere direttamente al mio indirizzo di posta elettronica le vostre
considerazioni/.” E perché mai avremmo dovuto usare cortesia a
Mastrogiacomo inviando le nostre considerazioni alla sua mail, posto
che la nostra ragion d’essere non è quella di rivolgerci con
deferenza ai corifei e co-artefici della disinformazione strategica,
bensì sbugiardarli rivolgendoci a tutti quei settori e persone non
disposti ad accontentarsi delle mistificazioni e della mediocrità
mediatiche? E sottolineiamo il termine “mediocrità”, che ben si
sposa con l’articolo in questione di Mastrogiacomo, il quale si
vanta (con un “/mio malgrado/” di circostanza) di essere un
inviato noto “/anche nella stessa Latinoamerica/”, che dice di
frequentare “/da oltre 30 anni/”. Forse sarà noto al
responsabile dell’ufficio stampa della Presidenza, cui Santos (come
del resto i suoi predecessori) affida il compito di assicurarsi che la
stampa -domestica ed internazionale- proietti un’immagine della
Colombia artificiosa ed olografica. E sarà anche conosciuto dal capo
dell’E-5, il dipartimento di propaganda dell’Esercito che lavora a
tutto vapore per mostrare con toni manichei che l’andamento del
conflitto sociale ed armato, più che una guerra civile colma di
distruzione, morte e lutto, sarebbe una marcia trionfale prossima ad
una -lontana anni luce- “era del post-conflitto”.
Certamente lo squallido disimpegno della “penna” in questione è
del tutto ignoto ai milioni di contadini, indigeni, afrodiscendenti,
studenti, lavoratori, sfollati e vittime del terrorismo di Stato che
in Colombia quotidianamente bloccano e picchettano fabbriche e pozzi
petroliferi, occupano i latifondi e lottano per la riforma agraria,
respingono nei meandri delle cloache ministeriali l’indecente
riforma dell’educazione, denunciano e smascherano il tentativo di
golpe giudiziario-costituzionale dell’abortita riforma della
giustizia, resistono e si organizzano per combattere il militarismo
guerrafondaio di Santos e l’intervento militare USA, e rivendicano
a gran voce la soluzione politica del conflitto.
E, viceversa, Mastrogiacomo ignora deliberatamente quei milioni di
colombiani che si oppongono al regime e che, per esempio confluendo
nel movimento politico e sociale ‘Marcia Patriottica’, stanno
incrinando la vecchia Colombia e costruendo quella Nuova.
Che Mastrogiacomo abbia scritto il suo strafalcione da un
modernissimo ufficio di Milano, da un lussuoso resort di Miami o da
una stanza dorata del Palazzo di Nariño a Bogotá, il risultato è
il medesimo.
Non una parola sui “falsi positivi”, eufemismo coniato dallo
stesso Juan Manuel Santos, quand’era ministro della Guerra di
Uribe, per minimizzare l’orrore degli omicidi a sangue freddo
commessi da militari ed agenti dello Stato, i quali attiravano con
l’inganno e con false promesse di lavoro giovani dei quartieri
marginali delle grandi metropoli colombiane per poi trucidarli,
vestirli con uniformi guerrigliere e sbatterli come mostri in prima
pagina, con la dicitura “terroristi abbattuti in combattimento”.
Non una menzione al dramma degli oltre 5 milioni di sfollati interni,
cacciati dal paramilitarismo di Stato dalle loro terre e case per
favorire il perpetuo processo di latifondizzazione e contro-riforma
agraria, o per estirpare qualsiasi presenza umana “scomoda” in
aree in cui una scatenata e scellerata svendita delle risorse
naturali del paese acuisce il carattere deformato e dipendente
dell’economia nazionale, riprimarizzata ed estrattivista.
Non un spruzzo d’inchiostro sulle oltre 2000 fosse comuni piene di
cadaveri smembrati di vittime del paramilitarismo di Stato, o sullo
sterminio sistematico di sindacalisti o sulle centinaia di migliaia
di /desaparecidos/, dagli anni ’80 ai giorni nostri, che farebbero
impallidire perfino le più asettiche statistiche sulle dittature del
Cono Sud e sul loro tenebroso /Plan Cóndor/.
Mastrogiacomo, privo di una conoscenza diretta e reale del complesso
divenire del conflitto sociale ed armato colombiano, ha la
presunzione di pontificare su Santos come se questi fosse in procinto
di aver già vinto la guerra e rimosso le cause strutturali, storiche,
politiche, economiche e sociali che hanno generato e che continuano ad
alimentare il conflitto stesso. La sua vocazione al “copia e
incolla” non gli consente di andare oltre lo strato superficiale
dei fenomeni, e la sua ignoranza in materia militare gli impedisce
anche solo di scrutare che, di fronte alla più grande offensiva di
/counterinsurgency/ a stelle e strisce nella storia contemporanea del
continente, le FARC hanno elevato alla massima potenza la guerra di
guerriglia con mobilità assoluta, combinazione di diverse modalità
tattiche (come il ricorso a sperimentati cecchini e ad una vasta
gamma di attacchi con esplosivi), impiego di piccole unità tattiche
di combattimento altamente specializzate e capaci di assestare
continui e contundenti colpi al nemico, nonché movimenti di truppe e
mezzi bellici per indurre le mastodontiche Forze Armate e di Polizia
(circa 500.000 effettivi) ad allungare le proprie linee di copertura
logistica e rifornimento, con il conseguente incremento dei propri
punti deboli; i quali, come dimostra il recentissimo abbattimento di
un aereo da guerra Super Tucano nel Cauca da parte della Colonna
Jacobo Arenas delle FARC, e di svariati elicotteri militari Black
Hawk in diversi dipartimenti del paese, la superiorità aerea delle
forze del regime, di per sé, sempre meno frequentemente è in grado
di minimizzare.
Qualora Mastrogiacomo dubitasse dei dati aggregati dei bollettini
militari delle FARC, che rendono conto di come ogni anno muoiano o
vengano feriti seriamente circa 5000 tra militari e poliziotti
colombiani, può sempre andare a leggersi il recente rapporto del
Centro “/Seguridad y Democracia/”, diretto dal noto reazionario
Alfredo Rángel, secondo il quale nel 2011 l’incremento delle
azioni guerrigliere è stato del 175% rispetto all’anno precedente.
Tendenza nitidissima, questa, che nel 2012 è destinata a far segnare
tassi di aumento dell’agire insorgente ancor più consistenti, e
che palesa incontrovertibilmente l’urgenza di dialoghi di pace tra
le parti belligeranti che consentano al paese di avviarsi verso una
soluzione politica del conflitto, in cui pace e giustizia sociale
siano i due termini di un binomio indissolubile.
In conclusione, sappiamo fin troppo bene che l’esaltazione del
regime colombiano da parte di La Repubblica , La Stampa o Il Corriere
della Sera, tanto per citare i quotidiani italiani dal maggior peso
specifico sul piano politico ed economico, non è frutto di un colpo
di testa estemporaneo di un qualche scellerato adulatore. Si tratta
piuttosto della logica risultante di una linea editoriale conseguente
ai condivisi interessi di classe, nonché ad una comune concezione del
mondo e dei processi storici.
La Repubblica, che tanti ingenui ed imberbi reputano “di
sinistra” e che un certo progressismo “/politically correct/”
identifica come propria voce, esprime in realtà il punto di vista, e
finanche la proposta politica (ancorché camuffata da “vigilanza
democratica nel quadro della difesa della libertà di stampa”) di
un segmento significativo della borghesia italiana che fa riferimento
a De Benedetti ed all’accozzaglia di ceto politico meglio nota come
PD.
Mai prima d’ora questo lucidissimo concetto espresso da Vladimir
Ilich Ulianov era stato così attuale e imprescindibile: “/Fino a
quando gli uomini non avranno imparato a discernere, sotto qualunque
frase, dichiarazione e promessa morale, religiosa, politica e
sociale, gli interessi di queste o quelle classi, essi in politica
saranno sempre, come sono sempre stati, vittime ingenue degli inganni
e delle illusioni./”
*Associazione nazionale Nuova Colombia*
/26 luglio 2012/
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