Re: [NuovoLab] R: una lettura per l'estate: da meditare...

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Szerző: fernanda la camera
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Címzett: angelocifatte, Mailing list del Forum sociale di Genova, ambiente_liguria, cittadiniperlulivopl, forumgenova, leuropachevogliamo, lilliput-ge, marciapace_isola_deferrari, opposizionecivile, salviamolacostituzione
Tárgy: Re: [NuovoLab] R: una lettura per l'estate: da meditare...

Grazie Angelo di averlo messo in rete, è un
discorso veramente molto importante bisognerebbe leggerlo nelle scuole.
fernanda






At 16.42 02/08/2012, angelocifatte@??? wrote:


>----Messaggio originale----
>Da: bias77@???
>Data: 02/08/2012 15.58
>A:
>Ogg: una lettura per l'estate: da meditare... !!!!
>
>LETTERA DI ROBERTO SCARPINATO A PAOLO BORSELLINO
>
>Caro Paolo,
>
>oggi siamo qui a commemorarti in forma privata
>perché più trascorrono gli anni e più diventa
>imbarazzante il 23 maggio ed il 19 luglio
>partecipare alle cerimonie ufficiali che
>ricordano le stragi di Capaci e di via D’Amelio.
>
>Stringe il cuore a vedere talora tra le prime
>file, nei posti riservati alle autorità , anche
>personaggi la cui condotta di vita sembra essere
>la negazione stessa di quei valori di giustizia
>e di legalità per i quali tu ti sei fatto
>uccidere; personaggi dal passato e dal presente
>equivoco le cui vite – per usare le tue parole –
>emanano quel NG>puzzo del compromesso morale che
>tu tanto aborrivi e che si contrappone al fresco profumo della libertà .
>
>E come se non bastasse, Paolo, intorno a costoro
>si accalca una corte di anime in livrea, di
>piccoli e grandi maggiordomi del potere, di
>questuanti pronti a piegare la schiena e a
>barattare l’anima in cambio di promozioni in
>carriera o dell’accesso al mondo dorato dei facili privilegi.
>
>Se fosse possibile verrebbe da chiedere a tutti
>loro di farci la grazia di restarsene a casa il
>19 luglio, di concederci un giorno di tregua
>dalla loro presenza. Ma, soprattutto, verrebbe
>da chiedere che almeno ci facessero la grazia di
>tacere, perché pronunciate da loro, parole come
>Stato, legalità , giustizia, perdono senso, si
>riducono a retorica stantia, a gusci vuoti e rinsecchiti.
>
>Voi che a null’altro credete se non alla
>religione del potere e del denaro, e voi che non
>siete capaci di innalzarvi mai al di sopra dei
>vostri piccoli interessi personali, il 19 luglio
>tacete, perché questo giorno è dedicato al
>ricordo di un uomo che sacrificò la propria
>vita perché parole come Stato, come Giustizia,
>come Legge acquistassero finalmente un
>significato e un valore nuovo in questo nostro povero e disgraziato paese.
>
>Un paese nel quale per troppi secoli la legge è
>stata solo la voce del padrone, la voce di un
>potere forte con i deboli e debole con i forti.
>Un paese nel quale lo Stato non era considerato
>credibile e rispettabile perché agli occhi dei
>cittadini si manifestava solo con i volti
>impresentabili di deputati, senatori, ministri,
>presidenti del consiglio, prefetti, e tanti
>altri che con la mafia avevano scelto di
>convivere o, peggio, grazie alla mafia avevano costruito carriere e fortune.
>
>Sapevi bene Paolo che questo era il problema dei
>problemi e non ti stancavi di ripeterlo ai
>ragazzi nelle scuole e nei dibattiti, come
>quando il 26 gennaio 1989 agli studenti di
>Bassano del Grappa ripetesti: “Lo Stato non si
>presenta con la faccia pulita … Che cosa si è
>ffatto per dare allo Stato … Una immagine
>credibile?… La veraera soluzione sta
>nell’invocare, nel lavorare affinché lo Stato
>diventi più credibile, perché noi ci dobbiamo
>identificare di più in queste istituzioni”.
>
>E a un ragazzo che ti chiedeva se ti sentivi
>protetto dallo Stato e se avessi fiducia nello
>Stato, rispondesti: “No, io non mi sento
>protetto dallo Stato perché quando la lotta
>alla mafia viene delegata solo alla magistratura
>e alle forze dell’ordine, non si incide sulle
>cause di questo fenomeno criminale”. E proprio
>perché eri consapevole che il vero problema era
>restituire credibilità allo Stato, hai dedicato
>tutta la vita a questa missione.
>
>Nelle cerimonie pubbliche ti ricordano
>soprattutto come un grande magistrato, come
>l’artefice insieme a Giovanni Falcone del
>maxiprocesso che distrusse il mito della
>invincibilità della mafia e riabilitò la
>potenza dello Stato. Ma tu e Giovanni siete
>stati molto di più che dei magistrati
>esemplari. Siete stati soprattutto straordinari creatori di senso.
>
>Avete compiuto la missione storica di restituire
>lo Stato alla gente, perché grazie a voi e a
>uomini come voi per la prima volta nella storia
>di questo paese lo Stato si presentava
>finalmente agli occhi dei cittadini con volti
>credibili nei quali era possibile identificarsi
>ed acquistava senso dire “ Lo Stato siamo
>noi”. Ci avete insegnato che per costruire
>insieme quel grande Noi che è lo Stato
>democratico di diritto, occorre che ciascuno
>ritrovi e coltivi la capacità di innamorarsi
>del destino degli altri. Nelle pubbliche
>cerimonie ti ricordano come esempio del senso del dovere.
>
>Ti sottovalutano, Paolo, perché la tua lezione
>umana è stata molto più grande.
>
>Ci hai insegnato che il senso del dovere è poca
>cosa se si riduce a distaccato adempimento
>burocratico dei propri compiti e a obbedienza
>gerarchica ai superiori. Ci hai detto
>chiaramente che se tu restavi al tuo posto dopo
>la strage di Capaci sapendo di essere condannato
>a morte, non era per un astratto e militaresco
>senso del dovere, ma per amore, per umanissimo amore.
>
>Lo hai ripetuto la sera del 23 giugno 1992
>mentre commemoravi Giovanni, Francesca,Vito
>Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
>Parlando di Giovanni dicesti: “Perché non è
>fuggito, perché ha accettato questa tremenda
>situazione, perché mai si è turbato, perché
>è stato sempre pronto a rispondere a chiunque
>della speranza che era in lui? Per amore! La sua
>vita è stata un atto di amore verso questa sua
>città , verso questa terra che lo ha generato”.
>
>Questo dicesti la sera del 23 giugno 1992,
>Paolo, parlando di Giovanni, ma ora sappiamo che
>in quel momento stavi parlando anche di te
>stesso e ci stavi comunicando che anche la tua
>scelta di non fuggire, di accettare la tremenda
>situazione nella quale eri precipitato, era una
>scelta d’amore perché ti sentivi chiamato a
>rispondere della speranza che tutti noi
>riponevamo in te dopo la morte di Giovanni.
>
>Ti caricammo e ti caricasti di un peso troppo
>grande: quello di reggere da solo sulle tue
>spalle la credibilità di uno Stato che dopo la
>strage di Capaci sembrava cadere in pezzi, di
>uno Stato in ginocchio ed incapace di reagire.
>
>Sentisti che quella era divenuta la tua ultima
>missione e te lo sentisti ripetere il 4 luglio
>1992, quando pochi giorni prima di morire, i
>tuoi sostituti della Procura di Marsala ti
>scrissero: “La morte di Giovanni e di
>Francesca è stata per tutti noi un po’ come
>la morte dello Stato in questa Sicilia. Le
>polemiche, i dissidi, le contraddizioni che
>c’erano prima di questo tragico evento e che,
>immancabilmente, si sono ripetute anche dopo, ci
>fanno pensare troppo spesso che non ce la
>faremo, che lo Stato in Sicilia è contro lo
>Stato e che non puoi fidarti di nessuno. Qui il
>tuo compito personale, ma sai bene che non
>abbiamo molti altri interlocutori: sii la nostra fiducia nello Stato”.
>
>Missione doppiamente compiuta, Paolo. Se
>riuscito con la tua vita a restituire nuova vita
>a parole come Stato e Giustizia, prima morte
>perché private di senso. E sei riuscito con la
>tua morte a farci capire che una vita senza la
>forza dell’amore è una vita senza senso; che
>in una società del disamore nella quale dove
>ciò che conta è solo la forza del denaro ed il
>potere fine a se stesso, non ha senso parlare di
>Stato e di Giustizia e di legalità .
>
>E dunque per tanti di noi è stato un privilegio
>conoscerti personalmente e apprendere da te
>questa straordinaria lezione che ancora oggi
>nutre la nostra vita e ci ha dato la forza
>necessaria per ricominciare quando dopo la
>strage di via D’Amelio sembrava – come disse
>Antonino Caponneetto tra le lacrime – che tutto fosse ormai finito.
>
>Ed invece Paolo, non era affatto finita e non è
>finita. Come quando nel corso di una furiosa
>battaglia viene colpito a morte chi porta in
>alto il vessillo della patria, così noi per
>essere degni di indossare la tua stessa toga,
>abbiamo raccolto il vessillo che tu avevi sino
>ad allora portato in alto, perché non finisse
>nella polvere e sotto le macerie.
>
>Sotto le macerie dove invece erano disposti a
>seppellirlo quanti mentre il tuo sangue non si
>era ancora asciugato, trattavano segretamente la
>resa dello Stato al potere mafioso alle nostre spalle e a nostra insaputa.
>
>Abbiamo portato avanti la vostra costruzione di
>senso e la vostra forza è divenuta la nostra
>forza sorretta dal sostegno di migliaia di
>cittadini che in quei giorni tremendi riempirono
>le piazze, le vie, circondarono il palazzo di
>giustizia facendoci sentire che non eravamo soli.
>
>E così Paolo, ci siamo spinti laddove voi
>eravate stati fermati e dove sareste certamente
>arrivati se non avessero prima smobilitato il
>pool antimafia, poi costretto Giovanni ad andar
>via da Palermo ed infine non vi avessero lasciato morire.
>
>Abbiamo portato sul banco degli imputati e
>abbiamo processato gli intoccabili: presidenti
>del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali
>e regionali, presidenti della Regione siciliana,
>vertici dei Servizi segreti e della Polizia,
>alti magistrati, avvocati di grido dalle
>parcelle d’oro, personaggi di vertice
>dell’economia e della finanza e molti altri.
>
>Uno stuolo di sepolcri imbiancati, un popolo di
>colletti bianchi che hanno frequentato le nostre
>stesse scuole, che affollano i migliori salotti,
>che nelle chiese si battono il petto dopo avere
>partecipato a summit mafiosi. Un esercito di
>piccoli e grandi Don Rodrigo senza la cui
>protezione i Riina, i Provenzano sarebbero stati
>nessuno e mai avrebbero osato sfidare lo Stato,
>uccidere i suoi rappresentanti e questo paese si
>sarebbe liberato dalla mafia da tanto tempo.
>
>Ma, caro Paolo, tutto questo nelle pubbliche
>cerimonie viene rimosso come se si trattasse di
>uno spinoso affare di famiglia di cui è
>sconveniente parlare in pubblico. Così ai
>ragazzi che non erano ancora nati nel 1992
>quando voi morivate, viene raccontata la favola
>che la mafia è solo quella delle estorsioni e del traffico di stupefacenti.
>
>Si racconta che la mafia è costituita solo da
>una piccola minoranza di criminali, da
>personaggi come Riina e Provenzano. Si racconta
>che personaggi simili, ex villici che non sanno
>neppure esprimersi in un italiano corretto, da
>soli hanno tenuto sotto scacco per un secolo e
>mezzo la nostra terra e che essi da soli osarono
>sfidare lo Stato nel 1992 e nel 1993 ideando e
>attuando la strategia stragista di quegli anni.
>Ora sappiamo che questa non è tutta la verità .
>
>E sappiamo che fosti proprio tu il primo a
>capire che dietro i carnefici delle stragi,
>dietro i tuoi assassini si celavano forze oscure
>e potenti. E per questo motivo ti sentisti
>tradito, e per questo motivo ti si gelò il
>cuore e ti sembrò che lo Stato, quello Stato
>che nel 1985 ti aveva salvato dalla morte
>portandoti nel carcere dell’Asinara, questa
>volta non era in grado di proteggerti, o, peggio, forse non voleva proteggerti.
>
>Per questo dicesti a tua moglie Agnese: “Mi
>ucciderà la mafia, ma saranno altri che mi
>faranno uccidere, la mafia mi ucciderà quando
>altri lo consentiranno”. Quelle forze hanno
>continuato ad agire Paolo anche dopo la tua
>morte per cancellare le tracce della loro
>presenza. E per tenerci nascosta la verità , è stato fatto di tutto e di più.
>
>Pochi minuti dopo l’esplosione in Via
>D’Amelio mentre tutti erano colti dal panico e
>il fumo oscurava la vista, hanno fatto sparire
>la tua agenda rossa perché sapevano che
>leggendo quelle pagine avremmo capito quel che tu avevi capito.
>
>Hanno fatto sparire tutti i documenti che si
>trovavano nel covo di Salvatore Riina dopo la
>sua cattura. Hanno preferito che finissero nella
>mani dei mafiosi piuttosto che in quelle dei
>magistrati. Hanno ingannato i magistrati che
>indagavano sulla strage con falsi collaboratori
>ai quali hanno fatto dire menzogne. Ma
>nonostante siano ancora forti e potenti, cominciano ad avere paura.
>
>Le loro notti si fanno sempre più insonni e
>angosciose, perché hanno capito che non ci
>fermeremo, perché sanno che è solo questione
>di tempo. Sanno che riusciremo a scoprire la
>verità . Sanno che uno di questi giorni alla
>porta delle loro lussuosi palazzi busserà lo
>Stato, il vero Stato quello al quale tu e
>Giovanni avete dedicato le vostre vite e la vostra morte.
>
>E sanno che quel giorno saranno nudi dinanzi
>alla verità e alla giustizia che si erano
>illusi di calpestare e saranno chiamati a
>rendere conto della loro crudeltà e della loro viltà dinanzi alla Nazione.
>
>
>
>se puoi, fai girare.
>
>e se puoi, il tuo 5x1000 a
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