Autor: Aldo Zanchetta Data: A: forumlucca Assumpte: [Forumlucca] riflessioni economiche in tempo di afa
AGOSTO DI FUOCO
Questo l’annuncio di fine luglio di qualche grande organo di
“informazione”. In realtà l’incendio è già acceso, e ad oggi è ancora
fuori controllo, da tempo. Ben lo sanno coloro che hanno perduto il
posto di lavoro, quelli che per l’aumento degli oneri fiscali già
stentavano a giungere alla fine del mese e ora capitolano, le piccole
imprese che stanno fallendo sia per la chiusura del credito bancario
che per le insolvenze di molti clienti… I numeri sono “impressionanti”
(parola cara alla Merkel, ma con altro significato)
Il pompiere Draghi ha dato nei giorni scorsi una spruzzatina d’acqua,
che ha ridotto il surriscaldamento dei “mercati” finanziari. Per
quanto? Basterà a salvare questo euro? Ma non è proprio questo euro
all’origine delle difficoltà italiane (scusate se guardo innanzi tutto
a casa nostra)? Non è questo euro che ha creato i grossi deficit nella
bilancia dei pagamenti dei paesi mediterranei e il grosso surplus
della Germania?
Quindi il problema urgente non sarà quello di ripensare l’euro? Avendo
però in tasca il famoso “piano B” –sia come arma di trattativa sia
come salvagente- nel caso che le cose si mettano malissimo.
Leggo oggi fra le ultime notizie: «Il governo tedesco ha piena fiducia
nell'indipendenza della Bce. La Banca centrale sta facendo il suo
dovere». Dichiarazione sibillina. Appoggio alla ripresa degli acquisti
da parte della BCE dei bond dei paesi in difficoltà? Probabilmente.
Certamente non un si agli eurobond, come è stato precisato. Ma anche
questi sarebbero un tamponamento delle falle, non l’intervento sulle
loro cause. E questo è il vero problema su cui si tace o sul quale
truccano le carte.
Leggo ancora che <<Il Governo tedesco ha più volte sottolineato di
voler salvaguardare l'Eurozona nella sua forma attuale, e quindi con
tutti i suoi Paesi membri>> come ha dichiarato il portavoce della
Merkel, aggiungendo che l’obiettivo è <<riportare calma in tutto il
dibattito>>. Calma anche nelle case di chi, in Grecia, in Spagna, in
Italia e altrove sta soffrendo sulla propria carne viva il dramma
della crisi?
E se bastasse questo a rimettere ordine, non sarebbe criminale avere
atteso tanto e avere creato tanti drammi?
Da parte loro i grandi mezzi di “informazione”, cartacei o eterei,
continuano ciascuno a evidenziare il pezzetto di problema che
interessa ai loro “patrons” e a tacere tutti gli altri, così che
l’informazione è parcellizzata e finalizzata a confondere le idee.
Un esempio. Si è parlato in questi giorni degli alti salari dei
dipendenti della Wolkswagen. Benissimo. Ma bisogna cambiare fonte di
informazione per sapere che in Germania sette milioni di lavoratori
hanno salari inferiori ai 400 E (i cosiddetti “mini-jobs”). Come è
possibile? Grazie a un sistema di protezioni sociali a carico dello
Stato, che mitiga in parte gli effetti di questi bassi salari. (La
notizia è certa, confermata, ovviamente non con grande evidenza né
ripetuta) anche su Il Sole/24 ore!
Ho letto, e cerco conferma ma non ho trovato smentite, che se una
azienda tedesca assume part-time o per breve durata chi già usufruisce
di un supporto sociale, può offrire anche solo 1 euro per ogni ora
lavorata. Come è possibile? Semplice, se rifiuti perdi il supporto.
Facile, no, essere competitivi con un tale Stato alle spalle?
Ho parlato in questi giorni con un esperto di finanza con cui di tanto
in tanto scambio due chiacchiere. Fino ad oggi tranquillo e sicuro di
sé, (“tutto è più o meno sotto controllo”), per la prima volta ha
ammesso: oggi realmente c’è qualcosa che non capiamo (il plurale si
riferisce al suo ambiente di lavoro). E’ certo che come sempre,
prosegue, chi conduce le danze è la finanza anglo-statunitense. Come è
che l’Italia, si chiede, deve pagare sui suoi bond lo stesso interesse
dell’Irlanda, uno stato fallito e salvato dai soldi europei (cioè
“nostri”, aggiungo io)? Abbiamo l’impressione che sotto ciò che sta
accadendo ci sia un disegno che non capiamo, certamente non chiaro e
pulito.
Non vado oltre sulla chiacchierata, che pure sarebbe interessante, e
mi fermo qui.
In Italia si sono già create due volte le condizioni per svendere
assai sotto prezzo il patrimonio industriale italiano (leggere, con
nomi e cognomi ben chiari delle quinte colonne italiane della finanza
internazionale, “L’inverno di Monti” del prof. Sapelli, un tascabile
che si legge in due ore, o “L’euro in bilico” del Prof. Amoroso).
Si era cominciato a parlare non molti mesi fa della prospettiva di una
recuperata centralità economica e politica del Mediterraneo, che
apriva prospettive nuove per i paesi dell’Europa mediterranea, quelli
oggi sotto tiro: Grecia, Spagna e, industrialmente boccone ghiotto,
l’Italia. Francia, chi sa…
Leggo ancora in questi giorni, su giornali mainstream, che la grande
finanza internazionale, stanca della faticosa giostra, sta tornando a
interessarsi dell’economia reale, e a investire in questa. Mmmmhhh!
Forse i costi per acquistare certe imprese sono calati a sufficienza…E
la protezione del lavoro sufficientemente “dimagrita”? Del resto
continuare a investire in Cina e in India è ogni giorno meno
attraente…
Leggo ancora che il nuovo ministro dell’economia italiano, Grilli, ha
pronto un piano per la (s)vendita del patrimonio mobiliare italiano,
imprese di servizi incluse.
So che a molti non piace l’esercizio del complottismo. Ma questa è
semplicemente una lettura storica, di fatti assodati e di nomi
indicati, che non reagiscono né querelano. E tessono ancora le proprie
trame politiche, eccetto quelli deceduti. E se ci fosse anche solo il
10% di probabilità che ciò sia vero, il prezzo che pagheremmo per il
terzo atto dell’asta è tale che vale la pena non cestinare l’ipotesi.
Monti, Draghi & contorni hanno fatto la loro carriera nella finanza
internazionale meno chiara (Goldman Sachs…) o in ambienti molto, molto
riservati (Club Bilderberg…Trilaterale…).
“A pensar male degli altri si fa peccato. Ma spesso ci si indovina”:
Giulio Andreotti dixit.