Nadia Furnari Scritto dal nostro Mario Ciancarella qualche anno fa.... ma sempre attuale. (Associazione Antimafie "Rita Atria")
Rita (Atria, ndr),
Non è facile ricordare oggi quel giorno lontano della tua morte. Fu una
morte “lontana” la tua. Lontana dagli occhi e dalla attenzione della
gente, lontana dalle luci dei talk show e dall’interesse della politica.
Ma rischia di essere lontana anche oggi. Lontana dal cuore e dalla
memoria efficace addirittura di noi che siamo qui per celebrare il tuo
ricordo.
Noi che rischiamo di renderla inutile e risospingerla nella insignificanza dove piaceva ai poteri mafiosi relegarti.
Noi che rischiamo di trasformarci in popolo di sacerdoti dell’oblio per
memorie morte e beatificate in stanchi rituali che celebriamo
rischiando di non comprenderne più il senso. Eppure vorremmo essere
capaci di non arrenderci. Vorremmo non accettare l’idea che la morte
quella che giunge a finimento che induce al suicidio, o quella che
splode dalla violenza omicida di quanti si sentono aggrediti dalla forza
della testimonianza, della Verità e della Giustizia, sia l’ultima
parola che chiude la storia.
Se ricordare e fare memoria, per te
oggi come per tutti i caduti di un impegno vero di lotta - alla mafia,
alla corruzione pubblica e politica che deformano il volto dello Stato
in una maschera criminale – diviene accettazione passiva della vostra
morte che abbia spento, con la vostra lotta, anche le nostre speranze e
la determinazione di tanti a raccogliere il testimone della vostra
lotta, ebbene allora noi non ci stiamo più.
Non ci stiamo più ai cori dei pianti e dei rimpianti.
Non ci stiamo più alle fiaccolate che ricordano voi ma non sono più
segno di un impegno personale a seguire il solco dei vostri passi nelle
scelte e nei passi quotidiani della vita di ciascuno di noi, nella
nostra storia per dare senso e continuità alla vostra morte.
Non ci
stiamo più a raccontare solo la fiaba dei vostri percorsi umani, se non
siamo capaci di dare attenzione e spazio nella nostra vita – pur sapendo
della nostra importanza – a quanti oggi vivono la tue stesse paure,
spaventose solitudini che suggeriscono di nuovo soluzioni di morte e
suicidio.
Non ci stiamo più a difendere la scellerata e
sconclusionata politica che preferisce il compromesso alla difesa della
legalità, che non ha più tempo per i testimoni senza potere, senza
cospicue doti di notorietà da garantire loro. Come eri tu: povera,
perché senza potere e senza dote. Non ci stiamo più ad accettare il loro
tradimento solo perché “sarebebro dei nostri”.
Chi raccolse la tua
angoscia, chi cercò di non deludere le tue speranze, Paolo Borsellino,
morì ucciso prima di te, tradito come te dai signori del potere.
Forse non basta dichiararsi “ragazzi di Paolo”, come non basta dirsi “di
sinistra” o “cristiani” per essere veri testimoni di ciò che
annunciamo. Forse siamo qui per sperare di non doverci vergognare di noi
e per confrontarci con la enorme scelta di una ragazzina per ricordare
che nulla possiamo pretendere dagli altri se non siamo i primi a vivere
la responsabilità delle nostre scelte. Anche se questo ci condanna alla
solitudine. Tutto, purché sia nella Verità e per la Giustizia. Tutto,
perché fare memoria di te non sia tradire il senso della tua vita e
della tua morte.