[NuovoLab] Dibattito dentro la Federazione della Sinistra

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Mio commento: vedo che l’appello (leggi sotto), per ritegno o
per realismo, non nomina il centrosinistra (forse si rende conto che parlerebbe
di uno schieramento politicamente defunto o in coma profondo); di converso si
tiene le mani libere rispetto a “possibili
alleanze”, sorvolando di qualificarsi su una realtà già in atto – (l’asse
PD-UDC, “alleanza tra progressisti e
moderati”) che, per ammissione dei contraenti, deve proseguire, sostanzialmente,
nella prossima legislatura, la politica dell’attuale governo Monti. Mi chiedo, dopo la svolta dirimente, senza
ritorno, costituita dall’approvazione
del “fiscal compact” (un
vulnus di durata ventennale alla nostra Costituzione) su quale terreno sia
possibile “incalzare” il PD: si incalza, si spinge in avanti chi si attarda sui
suoi passi ma va nella tua stessa direzione, non chi intraprende un cammino
opposto. Si parla di “linea” della FdS: chiedere uno sforzo di sincerità a
Diliberto sul nucleare e interpellare sulla TAV-terzo valico il PdCI ligure. Mi
stupisco che le forze (SEL e IdV) con cui è assolutamente doveroso cercare il
confronto e possibilmente un’unita d’azione, vengano del tutto snobbate (nel
timore di dispiacere al PD?). Al minimo, sconcertante.


Su “Lavoro&Politica”,
anno 2, n.30

“Per una fisionomia
più politica e matura della FEDERAZIONE DELLA SINISTRA”

La situazione del Paese, la crisi
sociale, la fibrillazione democratica, il pericoloso clima di delegittimazione
di ogni rappresentanza politica, la necessità di investire con più decisione su
un nuovo ruolo dell’Europa, che ne rovesci le attuali politiche monetariste e liberiste
in direzione di una più stretta integrazione politica e sociale,
richiederebbero da parte delle forze di sinistra la capacità di svolgere una
funzione politica per la quale risultano invece inadeguate.

Con l’affermazione dei socialisti
in Francia si è aperto uno spazio importante che, se replicato nelle prossime
scadenze elettorali previste in Italia e in Germania, potrebbe aprire per tutta
l’Europa una stagione nuova. Anche e
soprattutto per queste ragioni avevamo auspicato che la riunione del Consiglio
nazionale della Federazione della Sinistra, svoltasi di recente, mettesse
finalmente da parte le incertezze organizzative e le semplificazioni politiche che
ne caratterizzano la stentata esistenza, per provare a svolgere, nel difficile
quadro qui sintetizzato, il ruolo unitario che compete ad una sinistra che non si
limiti a testimoniare, ma si candidi a guidare processi democratici e sociali ampi
e concorrere a determinare una svolta profonda nel governo del Paese.

L’esito, un po’ attendista di
quella scadenza (sommato a mesi e mesi di scarsa incidenza politica e di
allarmante fragilità di linea), espone l’esperienza della Fds a pesanti rischi
di marginalità e impotenza, e proprio in un passaggio tanto aperto e complesso
della vicenda politica e sociale. Comprendiamo che la discussione politica
confusa che vive il Paese (dalle possibili
alleanze alle diverse ipotesi di legge elettorale) abbia potuto consigliare
qualche prudenza, e non ci sfuggono i problemi di equilibrio interno e non
siamo insensibili alla necessità dell’unità.

Tuttavia, in un passaggio tanto
cruciale, anteporre prudenza ed equilibri alla necessità di mettere in campo
una linea che aiuti a darsi una fisionomia più politica e matura ci sembra un
errore. Anche per questo abbiamo apprezzato molto il taglio politico e di
proposta del documento presentato dai compagni Giampaolo Patta e Cesare Salvi,
in rappresentanza del Movimento per il
partito del lavoro.

La preoccupazione espressa in
quel testo per lo stato della Fds e la proposta di ridefinirne l’assetto, lo
stimolo a praticare una più sincera e autentica strategia di unità a sinistra,
l’obiettivo di aprire, incalzando sui contenuti, un confronto con il Partito
Democratico, ci sembrano i requisiti minimi di cui dotare la Federazione per
provare a rimetterla in pista per reagire ad una prospettiva di definitiva
marginalità e inefficacia e, soprattutto, per contribuire ad una alternativa
nel Paese. Peccato che anche forze che sappiamo sensibili a questi nodi non
abbiano ritenuto maturi i tempi per realizzare questa svolta.

Resta in ogni caso la necessità
assoluta di provare. I tempi ormai stringono, le altre forze a sinistra non
hanno certo le vele gonfie di vento, tutti incrociamo problemi difficili e contraddizioni,
lo stesso cammino del Pd, pur tanto incerto, appare non privo di ostacoli e avversari.
Vi è la necessità e anche la possibilità, ancora, per chiamare la Fds e tutti i
suoi militanti ad avere una funzione. I tre punti essenziali posti nel
documento di cui trattiamo vanno in ogni caso fatti vivere nel dibattito e nell’iniziativa
politica, per essere riproposti con ancora più forza, a settembre, quando non
saranno più possibili rinvii.

I firmatari di questa lettera
aperta, militanti del Prc, del Pdci o semplicemente della Fds, si impegnano già
da ora a dare tutto il loro impegno e contributo affinché in questi mesi estivi,
nei limiti del possibile, cresca e si sviluppi il dibattito e il confronto,
arricchito anche con contributi provenienti dai territori.

Seguono i nomi dei firmatari