Da “cambiamondo”, Rodolfo
RICCI
“Il
«fiscal compact» prevede come punti centrali, “l’impegno delle parti contraenti
ad applicare e ad introdurre, entro un anno dall’entrata in vigore del
trattato, con norme costituzionali o di rango equivalente, la ‘regola aurea’
per cui il bilancio dello Stato deve essere in pareggio o in attivo”. “Qualora
il rapporto debito pubblico/Pil superi la misura del 60%, (in Italia siamo al
120% nda) le parti contraenti si impegnano a ridurlo mediamente di 1/20
all’anno per la parte eccedente tale misura [..] Attualmente il nostro debito è
pari ad oltre 1.900 miliardi Euro e raggiungerà entro fine 2012/inizio 2013, i
2.000 miliardi di Euro. Dal 2013, oltre alle normali manovre di riduzione del
Deficit di bilancio, al finanziamento dell’ESM e di probabili altre misure a
salvataggio di altri paesi della zona Euro, dovremo aggiungere la somma
impressionante di ulteriori 50 Miliardi all’anno da reperire con salassi
generalizzati sulla ricchezza pubblica e privata italiana. E questo non per un
anno, ma per i prossimi 20 anni. [...]
La
decisione di oggi rende tra l’altro insignificante la presunta battaglia
politica tra il cosiddetto centro-sinistra e il centro-destra a cui dovremmo
assistere di qui a poco: qualsiasi maggioranza parlamentare e qualsiasi governo
ne risulti eletto alle prossime elezioni, a meno che non decida di uscire
dall’Euro e dall’Unione Europea denunciando questo patto e i trattati, non avrà
alcuna possibilità di rinverdire le sorti economiche del paese e il recupero di
uno spazio sociale coerente con i principi costituzionali.
Si può
dire che con l’approvazione del Fiscal Compact, termina definitivamente, in
Italia, la democrazia fondata sulla sovranità popolare e nazionale […]Non tutto
è perduto, tuttavia, ammesso che, a questo punto, tutte le ambiguità e le
incertezze presenti nella sinistra sociale e politica (ed oltre) vengano
sciolte: se si vuole continuare a pensare ad un futuro potabile e sostenibile
socialmente, non vi è ormai altra alternativa a quella dell’uscita dall’Euro.
La quale, da decisione autonoma, si trasforma in necessità indotta dagli
eventi. […]
Secondo
molti c’è una terza via, che sarebbe la più sensata e politicamente corretta,
quella di una reale e completa unità politica europea e di un nuovo
protagonismo delle classi lavoratrici del continente. Ma questa possibilità
esisteva, per quanto ci riguarda come italiani, fino a ieri […]